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Il futuro è donna

di Vincenzo Borghetti
  Die Frau ohne Schatten
Data di pubblicazione su web 29/03/2012  

Una grande stanza circolare con boiseries mogano fino al soffitto, un letto di ferro ed un grande bow window al centro. Questa è la scena unica che il regista Claus Guth ha voluto per la sua Frau ohne Schatten alla Scala: un interno modernista anni Venti, la stanza del palazzo o, meglio, della clinica super lusso dove si trova l’Imperatrice, che, per diventare donna, inizia il difficile cammino di confronto con le proprie paure. Con poche varianti questo diviene poi lo spazio dimesso, ma pur sempre moderno, in cui una donna in carne ed ossa, la Moglie del tintore, riflette sul suo ruolo di sposa e di madre. Die Frau ohne Schatten è un’opera sulle donne della modernità, che vogliono imparare ad amare, e, soprattutto, a farlo in modo adulto; al contempo è anche un’opera sugli uomini della modernità, che senza le donne sarebbero del tutto incapaci di capirsi e di cambiare. Né avrebbe potuto essere diversamente: Die Frau ohne Schatten fu scritta durante la Prima guerra mondiale (la stesura impegnò librettista e compositore dal 1914 al 1917), quando davvero gli uomini non c’erano, e pensavano solo a fare la guerra e a mostrare di essere ‘forti’: l’Imperatore è sempre a caccia, il tintore Barak vuole figli da sfamare, per provare così di essere davvero un uomo. Nessuno di loro si interroga mai sui sentimenti: l’amore per le loro spose è sincero, ma puerile e irriflesso. Le loro spose allora non ci stanno, non più: vogliono amare ed essere madri ma in modo consapevole e maturo. E per questo all’epoca non c’era che un rimedio, che si poteva trovare solo rivolgendosi al Dr. Sigmund Freud, Berggasse 19, Vienna.

Non ci sono in questa regia le Isole sudorientali di cui parla il libretto: è la Vienna del XX secolo lo scenario della Frau ohne Schatten nella lettura di Guth. La fiaba di Hofmannsthal e Strauss è per lui la trasposizione archetipica di una storia tutta novecentesca di nevrosi, terapia e guarigione. L’ambientazione è fatta solo di interni, quindi, con il bow window come apertura sull’inconscio delle protagoniste. Per le scene e i costumi Christian Schmidt prende a modello le opere di Max Ernst e René Magritte, e sostitusce il loro immaginario onirico ed inquietante agli arabeschi da miniatura persiana, che pure avevano caratterizato alcuni importanti allestimenti dell’opera (proprio alla Scala quello storico di Jean-Pierre Ponnelle del 1986). Il risultato è di una potenza drammatica ed emotiva inaudita; di sicuro questa Frau ohne Schatten è una delle migliori produzioni scaligere degli ultimi anni.

La regia di Guth ha trovato una perfetta rispondenza nella direzione di Marc Albrecht. Chiamato a sostituire l’indisposto Semyon Bichkov, Albrecht ha saputo evocare i colori adatti all’universo psicanalitico portato in scena da Guth, accentuando i tratti modernisti della partitura, una tra le più audaci che Strauss abbia mai composto. Perfetta la sua scelta dei tempi e delle dinamiche; sorprendente poi il suono a tratti cupissimo ottenuto da un’orchestra che mai ha sovrastato le voci (merito anche dell’eccellente compagine dei fiati).

La riuscita dello spettacolo deve molto anche alla compagnia di canto, tutta di alto livello. Ho particolarmente apprezzato la performance attoriale e canora delle due protagoniste femminili, i soprani Emily Magee (una Imperatrice dalla vocalità sicura ed espressiva) ed Elena Pankratova (una Moglie del tintore capricciosa e al contempo fragile). Il mezzosoprano Michaela Schuster è stata una Nutrice luciferina di grande efficacia scenica, anche se il ruolo è forse troppo grave per le sue caratteristiche vocali. Ottima anche la prova dei due interpreti maschili: Johan Botha (Imperatore), che ha dovuto misurarsi con una parte di tenore impossibile, come del resto quella di tutti i tenori di Strauss, e Falk Struckmann (Barak il tintore) dalla voce stentorea, rude e insieme accorata, come si addice al suo personaggio. Ottimo anche il resto del cast, di cui ricordo il baritono Samuel Youn nei ruoli del Guardiano degli spiriti e del Guardiano della citta.

Grande successo di pubblico, con chiamate ripetute e giustamente entusiaste, sia per gli interpreti, sia per il direttore.

 

Die Frau ohne Schatten



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