A vederlo ricorda Count Basie, sia nel fisico sia nel modo di porsi con il suo sorriso alla platea. A sentirlo suonare ha la stessa autorevolezza. Tanto da suscitare nel pubblico lentusiasmo che si concede ai grandi. È venuto in Italia per due date (Torino e Bologna) Mulatu Astatke, padre del jazz etiopico, vibrafonista e compositore. Il suo nome è anche associato alla colonna sonora del film Broken Flowers di Jim Jarmusch nel 2009 con protagonista Bill Murray e proprio in questi ultimi anni la sua discografia ha avuto unimpennata di titoli grazie anche alla sua riscoperta da parte del mondo musicale occidentale, Elvis Costello in primis. Ricordiamo il concerto dal vivo a Los Angeles del 2009, etichetta Mochilla con Dvd della serata e unintervista, lantologia New York, Addis, London con brani datati dal 1965 al 1975, Mulatu Steps Ahead e Inspiration Information 3 con il collettivo inglese The Heliocentrics, tutti usciti per la Strut Records.
Mulatu Astatke è nato nel 1943 e ben presto dallEtopia si stabilisce nel Regno Unito, dapprima in Galles poi a Londra. Proprio qui entra in contatto con altri musicisti del continente africano, ma anche americani (latini e anglosassoni). Per questo decide di perfezionare il suo suono oltreoceano in particolar modo a New York, dove lavora con Duke Ellington, Cal Tjader e Herbie Mann. Quindi, dopo tanti anni, la decisione di tornare in patria per insegnare materie musicali alluniversità di Addis Abeba, da dove parte spesso per tour in America ed Europa. Nei due concerti italiani Mulatu si è presentato con sette musicisti della scena jazz inglese tra cui uno dei componenti storici di The Heliocentrics, il sassofonista e clarinettista James Arben. Insieme a lui e ad Astatke, Byron Wallen alla tromba, Danny Keane al violoncello, Alex Hawkins alle tastiere, John Edwards al basso, Tom Skinner alla batteria e Richard Olatunde Baker alle percussioni.
Mulatu Astatke con i suoi musicisti al Teatro Duse di Bologna
Al Teatro Duse di Bologna gremito di pubblico (fortunatamente, dato che era uno spazio destinato a una chiusura immeritata) ha presentato un repertorio tratto principalmente da Mulatu Steps Ahead e Inspiration Information 3. In pratica un incontro tra la cultura etiope e sonorità jazz britanniche che rimandano allo sperimentalismo di Canterbury e agli anni 70. Mulatu Astatke oltre che al vibrafono e alle percussioni ha sfoderato una grande maestria anche al piano elettrico Wurlitzer. Esecuzioni come quelle di Motherland, Kasaléfkut Hulu, Mulatus Mood, Yekermo, Yegelle Tezeta, affidate a una piccola big band con eccellenti momenti solisti hanno dato una dimostrazione di cosa è lEthio-jazz. Scale pentatoniche e ritmi africani incontrano larmonia delloccidente e la prassi dellimprovisazione. Atmosfere particolari e una conferma che attorno a noi cè un mondo musicale affascinante ancora tutto da scoprire.
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