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Berlinale 2012 - Tutti i premi


  Berlinale 2012 - Tutti i premi
Data di pubblicazione su web 18/02/2012  

Ecco i principali premi della 62ª edizione della Berlinale:

Orso d'Oro per miglior film:

Cesare deve morire (Caesar Must Die), di Paolo & Vittorio Taviani


Orso d'argento - Gran premio della giuria:

Csak a szél (Just The Wind), di Bence Fliegauf

 

Orso d'argento per il miglior regista:

Christian Petzold, per il film Barbara

 

Orso d'argento per la migliore attrice:

Rachel Mwanza, per il film

Rebelle (War Witch) di Kim Nguyen

 

Orso d'argento per il migliore attore:

Mikkel Boe Følsgaard, per il film

En Kongelig Affære (A Royal Affair) di Nikolaj Arcel

 

Orso d'argento per il miglior contributo artistico:

Lutz Reitemeier, per la fotografia di Bai lu yuan (White Deer Plain) di Wang Quan'an

 

Orso d'argento per la migliore sceneggiatura:

Nikolaj Arcel e Rasmus Heisterberg, per il film 

En Kongelig Affære (A Royal Affair)

di Nikolaj Arcel

 

Premio Alfred Bauer:

Tabu, di Miguel Gomes

 

Orso d’argento – Premio speciale:

L'enfant d'en haut (Sister), di Ursula Meier

 

Orso d'oro per il miglior cortometraggio:

Rafa, di João Salaviza

 

Orso d'argento per il miglior cortometraggio:

Gurehto Rabitto (The Great Rabbit), di Atsushi Wada

 

Orso d’oro alla carriera:

Maryl Streep.

 

Abbiamo vinto, ce lo siamo meritato e cerchiamo di godercelo questo premio, questo Orso d’oro che non vincevamo da ventuno anni e che i generosi anfitrioni non vedono da ventisei. Godiamocelo perché il film è bello, virile (e usiamo questo aggettivo ben sapendo che non è più di moda ma facendoci scudo della classicità), onesto, sincero. Ne abbiamo parlato e non intendiamo ripeterci, anche perché le parole non possono che fargli male (già ci immaginiamo schiere di sicofanti sproporzionati e plaudenti) o far male a chi le pronuncia: più che i comprensibili tedeschi che quest’anno con Barbara  si erano un po’ fatti la bocca, gli ineffabili francesi come il critico di Le monde che non lo ha visto perché i precedenti dei Taviani non gli erano piaciuti (alla faccia della professionalità!). E’ stato comprato già in mezzo mondo, è stato il più applaudito in sala, avrà il cammino che deve avere. Non possiamo che compiacerci perché è un premio in cui l’ideologia c’entra il giusto: né donne, né giovani, né di un paese (almeno artisticamente) del terzo mondo, né certo esordienti i Taviani sono stati giudicati in quanto autori di questo film: non un capolavoro ma un film toccato dalla grazia leggera dell’onestà.

 

Ma poiché non si può sempre sperare che un solo film levi le castagne dal fuoco bisognerà che gli organizzatori di questa macchina quasi perfetta che è il festival di Berlino si interroghino sulla estrema modestia dell’edizione. Condividiamo pienamente tutte le scelte della giuria che ha però avuto, ammettiamolo, pochissime alternative. Ha premiato il premiabile, ha segnalato il segnalabile. Non è stato troppo difficile poiché il resto è il deserto.





Mike Leigh, presidente della giuria
internazionale

 
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