La grande villa che ha ospitato per anni lagiata famiglia di un elegante editore è rimasta nel cuore dei figli come il luogo a cui, una volta allontanati per assumere le responsabilità di una vita adulta, ritornare come rifugio, nel weekend o durante le grandi feste familiari. E chiaro che non tutto ha funzionato nellinfanzia ondeggiante tra il fascino decisionista e semplificatore del padre e la sensibilità depressiva della madre. Ma linfanzia dei due rampolli non può dirsi infelice e il ritorno è sempre piacevolmente regressivo. Le difficoltà della vita sfiorano i fratelli, luno al limite del divorzio e con un bambino che vive la casa dei nonni come una tranquilla protezione, laltro con una fidanzata deliziosa ma con non pochi problemi professionali. Ma la casa consente pause rassicuranti. E invece è proprio da lì, da un tranquillo weekend di relax che ognuno dovrà cominciare il proprio vero cammino.
Sarà la madre, la dolcissima, fragile, un po ricattatoria anima della famiglia, colei che tutto aveva fino ad allora tenuto insieme con la sua debolezza a comunicare pacata il cambiamento irreversibile con labbandono degli psicofarmaci che avevano permesso un controllo della sua instabilità. La macchina bianca abbandonata nel bosco e linutile battuta della polizia alla sua ricerca indicano lirreversibilità di una svolta. Comunque tutto avviene con garbo, in un mondo sostanzialmente anestetizzato, e dopo alcuni rimproveri e reciproci tentativi di suscitare sensi di colpa, ognuno riprende, o forse finalmente intraprende, il proprio cammino. Pochi mesi sono passati e il capodanno seguente solo un frettoloso saluto del figlio maggiore con il nipotino e la nuora recuperata anima la grande casa: il figlio maggiore si è allontanato e la lontananza lo rende sicuro e felice mentre il vedovo ha ufficializzato il rapporto con una dolce solida compagna. Londa della vita ha ricoperto il passato. Solo il nipotino pare percepire langoscia del vuoto affettivo.
Solido, ben costruito, recitato con garbo leggero Home for the Weekend è un film riuscito, equilibrato e attraente che pone però come molti altri ormai visti al festival un problema di collocazione: che senso ha presentare ad un festival come quello berlinese, da sempre generoso nellattenzione alle cinematografie minori e comunque alle realtà emergenti del cinema oltre che della storia, che senso ha presentare un prodotto tedesco ben fatto che non suscita alcuna inquietudine, stilisticamente impeccabile ma ben digeribile in un tranquillo weekend metropolitano? Non era possibile trovare niente di più ruvido, incompiuto, coraggioso?
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