Lascesa e il declino di J. Edgar
Hoover (Leonardo Di Caprio), la sua
ammirevole carriera negli uffici del Federal Bureau of Investigation, ci guida
attraverso il passato recente della storia americana. Direttore dell'FBI dal
1924 al 1972, sotto la sua vigile
attenzione si successero vari presidenti degli Stati Uniti, da Calvin Coolidge
e Roosevelt, fino a J. F. Kennedy e Richard Nixon. Ciascuno di loro fu oggetto
di indagini altrettanto ostinate quanto quelle riservate alla lotta contro la
criminalità: i dati di quelle ricerche, raccolti in un fantomatico archivio
segretissimo, non saranno mai ritrovati.
Accanto al curriculum
professionale apparentemente irreprensibile, emerge luomo, con la sua ferrea
quanto discutibile morale, la totale dipendenza da una madre (Judi Dench) troppo autoritaria, il
rapporto di reciproca stima e dipendenza con la fedele segretaria Helen Gandy (Naomi Watts), quello parimenti morboso e ambiguo con il braccio destro Clyde Tolson (Armie Hammer).
Proprio il fronte privato della
sua biografia getta pian piano unombra negativa anche sulloperato
professionale, incrinando la memoria delle sue gesta. Dopo la strenua lotta al
gangsterismo, la cattura di John Dillinger, quella di “Mitragliatrice” Kelly (George
R. Kelly) e del rapitore e assassino del figlio di Charles Lindbergh, durante
il maccartismo si rese complice di poco limpide indagini a caccia di supposti simpatizzanti
con il comunismo in territorio americano. Tra questi in particolare Martin
Luther King. A partire da questultima – per lui fallimentare – operazione
investigativa, comincia la sua parabola discendente. Clint Eastwood ci regala unaltra delle sue narrazioni in costume
basate su fatti realmente accaduti, con la grande Storia sullo sfondo. Un
versante della sua filmografia, questo, al quale lautore è più volte approdato,
soprattutto negli ultimi anni della sua carriera dietro la macchina da presa (si
pensi a Lettere da Iwo Jima, 2006 e Changeling, 2008, a titolo di esempio).
Lo stile piano e limpido è quello
abituale del regista, che dopo gli effetti speciali e lampio ricorso al
digitale in Hereafter (2010), torna
qui a “trucchi” ben più tangibili, come il make up riservato a Di
Caprio e Armie Hammer per le scene in età avanzata.
Il frequente ricorso a forti
angolazioni di ripresa e le luci fortemente contrastate, se da un lato fanno
parte del vocabolario espressivo del gangster
movie e del noir, dallaltro sono
funzionali alla resa psicologica dei personaggi e delle relazioni che tra essi
intercorrono. Nella scena in cui la madre insegna a Edgar a ballare, la
macchina da presa li osserva da un punto in alto a sinistra, cosicché i due
interpreti risultano in basso a destra, come “schiacciati” dallobiettivo, che
ne fa due figure piccole e sinistre allinterno di un quadro angusto, avvolto
nella penombra di una luce giallastra. Sapienti accorgimenti che danno la
misura di un rapporto patologico e soffocante, in una manciata di secondi.
In una delle ultime inquadrature
il protagonista giace a terra ormai morto: il corpo grasso e bianco mollemente
accasciato al suolo è inquadrato dallalto di una soggettiva di Clyde, che
descrive un angolo acuto, la testa rimanendo semi-nascosta dalla spalla, certo
anche per camuffare la maschera sul volto. Langolazione scelta suggerisce che
la macchina da presa si sta affacciando timidamente sul privato di un uomo
estremamente riservato: è come consapevole della violazione che sta commettendo
e allo stesso tempo vela di squallore e pietà quel corpo senza vita.
Di contro, nellultimo quadro
Clyde che legge una compromettente lettera damore indirizzata a Eleanor
Roosevelt, è ripreso da un angolo in basso a sinistra, mentre sta seduto sul
bordo del letto del defunto: qui il punto di vista scelto traduce lintimità
del momento ma anche la “grandezza” morale di Clyde (che si trova quindi in
alto a destra del frame) in contrapposizione alla “piccolezza” dimostrata nel
privato da Edgar, tradotta come abbiamo visto dalla precedente inquadratura.
Accanto a simili espedienti
registici, si ravvisa un uso insistito della panoramica, anche minima, che
scandaglia spazi ampi e non, spesso partendo dalle inusuali angolazioni di cui
si diceva. In una delle prime scene del film il giovane Edgar cerca di conquistare
miss Gandy portandola alla scoperta della Library of Congress e del suo
efficace metodo di catalogazione dei libri. Lo spettatore conosce lo spazio
circostante insieme a Helen, grazie alla macchina da presa che si muove come
una sorta di periscopio, girando sul proprio asse dal pavimento al soffitto e
così via.
Di Caprio si produce
nellinterpretazione di «un ometto senza cuore meschino e spaventato», come lo
definisce Clyde, ligio al dovere professionale fino allossessione e a
travalicarne i confini.
Già con lHoward Hughes di The Aviator (Martin Scorsese, 2005) ci
aveva offerto una maestosa interpretazione biografica, con un ruolo in cui
analogamente la grandezza trascolorava nella patologia e nella meschinità. Se i
nomi più noti del cast (Naomi Watts e Judi Dench) non disattendono le
aspettative del pubblico, è il comprimario Armie Hammer a spiccare e
distinguersi nonostante lo spesso strato di trucco e anzi soprattutto nelle
delicate scene “in vecchiaia”, nelle quali tremore senile e sguardo sono
incredibilmente equilibrati ed espressivi. A proposito del trucco, pur accurato
è decisamente poco credibile: cè da sperare che la tecnica impiegata vada
affinandosi in futuro, perché il gonfiore diffuso che caratterizza nel film
tutti i personaggi di una certa età, mal nasconde la finzione, venendo quindi
meno alla prima regola di ogni travestimento: non farsi scoprire!
Lode a Eastwood per aver saputo
suggerire con una delicatezza ormai – purtroppo – fuori moda lamore
omosessuale tra Edgar e Clyde, quasi avesse voluto adeguarsi allo stesso galateo
perbenista (per la verità un po bigotto) in adozione negli anni in cui è ambientato il
film. La narrazione condotta mediante il ricorso a ripetuti flashback, si
avvale di un espediente che funge da tessuto connettivo allintero film: Edgar
riavvolge il filo dei ricordi allorché inizia a dettare la sua autobiografia a
una serie di agenti dellFBI, ai suoi occhi sempre inadeguati. Landirivieni
tra passato e presente, punteggiato dalle inquadrature di Hoover che si affaccia
dalla finestra del suo ufficio, è vorticoso e continuo fino allindagine su
Martin Luther King: su questo scoglio sinfrange la sua carriera e qui cessano
i ricordi, con unaccesa tirata di Clyde che in una delle ultime scene svela
menzogne e incongruenze della carriera di Edgar, restituendo alleroe
dimensioni umane.
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