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RE-TURN. Artistic Vision of Shen Wei

di Gabriella Gori
  RE-TURN. Artistic Vision of Shen Wei
Data di pubblicazione su web 05/11/2011  

Shen Wei, alla guida dalle Shen Wei Dance Arts di New York, ha presentato con successo al Teatro Valli di Reggio Emilia un trittico che ripercorre dieci anni della sua poetica proponendo Near the terrace, un lavoro nato nel 2000 per l’American Dance Festival, in prima europea al Valli; Re-(Part III), commissionato nel 2009 dal Lincoln Center Festival e dall’American Dance Festival, già visto in Italia nel 2010; O-11, un solo firmato per l’American Dance Festival nel luglio 2011 e approdato a Reggio Emilia in prima italiana.

Tre creazioni che mettono in luce alcuni capisaldi del modus operandi di Shen Wei, artista cinese ma newyorkese di adozione che possiede una speciale forma mentis che gli consente di spaziare tra linguaggi visivi e culture differenti in nome di un eclettismo coreutico e di un sincretismo culturale che rendono peculiare la sua danza.


©2011 A. Anceschi
©2011 A. Anceschi

Una danza studiata all’Opera di Pechino ma poi modulata sulla "lezione" della modern e post modern dance americana, che trasforma il linguaggio del corpo in un idioma performativo contemporaneo che accoglie le più disparate sollecitazioni cinetiche, visive, acustiche, emotive, e consente al "dettato" coreografico di scorrere fluido, armonioso, leggero, impalpabile, coniugando Oriente e Occidente.

In particolare Near the terrace è un pezzo ispirato ai dipinti femminili d’ambientazione surreale e metafisica del pittore belga Delvaux che offre a Shen Wei lo sfondo ideale per la sua mise en danse. Un accadimento coreutico che si sviluppa in uno spazio scenico delimitato da un’enorme scalinata, che divide il palcoscenico in due parti e permette alla Shen Wei Dance Arts di muoversi sui gradini e nell’aria più prossima al proscenio, accompagnati dalla musica di Arvo Pärt e dal silenzio. Un silenzio che, paradossalmente, dà "voce" al cosiddetto "silence corporel", ovvero una "musica" fatta di respiri, fruscii, stasi cinetiche, che riflettono il fluire della partitura coreografica di Shen Wei, illuminata dalle luci azzurro-verde di David Ferri e dalle atmosfere pittoriche "alla Delvaux" e teatrali "alla Strehler".


©2011 A. Anceschi
©2011 A. Anceschi

E se la prima sequenza è animata da corpi maschili e femminili a torso nudo, in morbide gonne e candidi pantaloni fruscianti, che si adagiano a terra come "in attesa" e "in ascolto", nella seconda e terza si riappropriano della spazialità con entrate ed uscite orizzontali, salite e discese sulle gradinata per poi, alla fine, sparire al di là delle scale in una sorta di orizzonte che inghiotte i danzatori e la danza di Shen Wei.

Una danza da cui traspare la "mano" felice del dancemaker cino-americano e la bravura della Shen Wei Dance Arts nella resa del gesto rarefatto, semplice eppure lirico al ralenti, nella padronanza di corpi leggeri, pieni di una grazia tipicamente orientale nell’incedere silenzioso e nello sparire come fossero risucchiati dall’acqua. Una dissolvenza che fa venire in mente, questa volta in termini occidentali, quella con cui Dante nel Paradiso descrive l’uscita di scena di Piccarda Donati che «cantando vanio come per acqua cupa cosa grave».      

E se in Near the terrace a farla di padrona è la "danza ineffabile" di Shen Wei, in  O-11 è la sua "dance painting" minimalista, elegante, nitida, che fa proprio il concetto di danza come "visual art of motion" di Nikolais e lo concretizza in una "danza pittura" accompagnata dalla musica e da videoproiezioni.

Creato per festeggiare i due lustri di attività nella Shen Wei Dance Arts di Sara Procopio e seconda parte di Limited States, l’ultima creazione della Shen Wei Dance Arts, O-11 ricorda Connect Transfer, una coreografia del 2004 incentrata sulle potenzialità espressive della dance painting "shenweiana".


©2011 A. Anceschi
©2011 A. Anceschi

Su musica di Daniele Burke, Wei esplora i limiti del corpo nello spazio costringendo Sara a dibattersi nella "prigione umana" fino ad arrivare a duplicare e sgranare i suoi gesti nella videoproiezione, facendo interagire l’immagine virtuale dei lei sullo schermo con quella reale sul proscenio. Un gioco prospettico che culmina nell’action painting quando l’artista si dipinge il corpo con macchie di colori sugli arti e sul busto a seconda del movimento compiuto sul palcoscenico.

Una "danza pittura" esaltata dalla protagonista e dalle luci di Shen Wei e Matthew F. Lewandoski II, a cui fa eco la "danza visionaria" di Re-(Part III), una coreografia su musica di David Lang nata dall’esperienza di viaggio di Shen Wei sulla Via della Seta in Cina. Un modo per recuperare la Cina ieri e scoprire la Cina di oggi in un pezzo che fonde la danza contemporanea, di ascendenza "cunninghamiana", elementi dell’Opera Cinese, la visual art, i suoni e le immagini registrate sulla Via della Seta da Wei e la musica David Lang.

Iperdinamico e disteso, Re-(Part III) è una riflessione sulla Cina attuale alla luce del suo ingombrante passato, allusivamente rappresentato da una "muraglia" circolare che i danzatori, accarezzati dalle morbide luci di Jennifer Tipton, tentano invano di superare.




RE-TURN. Artistic Vision of Shen Wei
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©2011 A. Anceschi

 
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