Al suo secondo lungometraggio
come regista (dopo Naissance des pieuvres,
2007), Céline Sciamma torna ad
esplorare il tema dellidentità sessuale. Se nel suo primo film aveva osservato
largomento attraverso la lente dingrandimento delladolescenza, stavolta
sceglie quella dellinfanzia. Sciamma, giovane talento del cinema doltralpe,
dimostra di sapersi addentrare in un territorio impervio con passo lieve e
freschezza di toni.
Sullo scorcio dellestate
parigina, la piccola Laure (Zoé Héran),
dieci anni, va alla scoperta del nuovo quartiere, in cui si è appena trasferita
con i genitori e la sorellina Jeanne (Malonn
Lévana). Nuovi amici, una nuova scuola e perché no, anche una
nuova identità. A offrirle loccasione è Lisa (Jeanne Disson), una delle sue nuove amicizie, che – complice
labbigliamento e i modi mascolini di Laure – la scambia per un maschio,
cosicché, un po per gioco, un po no, diventa Mikaël. Gioca a calcio, fa a botte,
si trova “la fidanzatina” e in barba alla chirurgia plastica sopperisce alle
mancanze con un po di pongo verde messo al posto giusto.
Con uno stile di ripresa e una
fotografia (Crystel Fournier) che
ricordano molto le modalità del “cinema privato”, la regista firma una tranche de vie che convince perché
trascrive sullo schermo i sentimenti e le ragioni di tutti, attraverso
inquadrature cariche di verità. Come in un filmato di famiglia infatti, è il
gesto quotidiano al di là dellevento ripreso a costituirne il fascino
peculiare. Trovano così la loro ragion dessere inquadrature come quella
dapertura, in cui Laure ci viene presentata attraverso il primo piano della
nuca o quella, molto suggestiva, in cui sta in braccio al padre che la coccola
dondolandola a destra e a sinistra: i volti si alternano ritmicamente nel primo
piano, creando così un gioco visivo affascinante, allinterno di una semplice
inquadratura fissa.
Il desiderio istintivo di Laure di essere Mikaël
provoca reazioni diverse, se non opposte: la rabbia della madre (impotente di
fronte a quella realtà che conosceva già, ma fatica ad ammettere nel momento in
cui si manifesta in tutta la sua evidenza); la fedeltà incondizionata di Jeanne (che
mantiene il segreto della sorella, divenendone così complice, ma anche la prima
ad accettarne con semplicità la diversa natura); la paziente comprensione del
padre e il muto allontanamento dellamica Lisa, che si sente tradita e
disgustata.
Sarà proprio questultima, riconciliandosi
con lamica, ad aprire uno spiraglio sul futuro di Laure, dimostrando come nel
mondo assoluto dellinfanzia – in cui crudeltà e solidarietà sono due facce
della stessa medaglia – la fiducia somigli un po alleroe di un cartone
animato per bambini, che muore e risorge, rassicurante, puntata dopo puntata.
Così la domanda che sospende il finale, «Qual
è il tuo vero nome?», sembra voler suggerire che laddove finisce lamicizia con
Mikaël, semplicemente inizia quella con Laure, senza lutti, né
tragedie. Un piccolo grande insegnamento per i genitori di questo tomboy: finora hanno conosciuto Laure,
ora possono iniziare a conoscere Mikaël.
Il cast, senza nomi di richiamo
internazionale, funziona alla perfezione, a cominciare dalla protagonista,
perfettamente a suo agio davanti alla macchina da presa. Spicca tra i
comprimari la piccola Malonn Lévana: la sua Jeanne è semplicemente
irresistibile. La sceneggiatura è ben calibrata: cè un tempo per il
chiacchiericcio di bambini e un tempo per lasciare che siano le immagini e la
misurata mimica dei personaggi a risuonare. Si pensi alla scena in cui Mikaël
gioca a calcio con i nuovi amici: limpercettibile trasformazione non viene
esplicitata a parole, ma passa attraverso la gestualità imitativa di Laure, che
tira su col naso, corre a torso nudo e sputa per terra, perché sono gli altri
ragazzi a farlo.
Scene come quelle, molteplici, di
complicità tra le due piccole sorelle che giocano, si confidano, fanno un patto
o semplicemente si fanno compagnia, conferiscono alla storia un carattere
intimista e riservato, che avvicina lo spettatore alla protagonista, rendendolo
partecipe della sua sofferenza e dei suoi desideri.
Céline Sciamma, outsider ed esordiente, fornisce una
seconda prova incantevole. Per non rischiare di arenarsi però, forse, è tempo
di cambiare argomento, oltre che protagonisti.
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