drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

Azzurro tenebra 

di Roberto Fedi
  Iraq, novembre 2003
Data di pubblicazione su web 13/11/2003  
Non vogliamo fare della retorica, per carità. Ma ieri, 12 novembre 2003, per questo sconsiderato paese era – o avrebbe dovuto essere – tempo di lutto. Almeno è di questo che per tutto il giorno, si può dire senza interruzione, radio e tv hanno parlato: in diretta, nei vari 'contenitori' della radio (Uno, Due e Tre) e della Tv (in edizioni speciali senza limiti). Sono intervenuti un po' tutti, anche i nullafacenti, a ripeterci che l'Italia intera piangeva i suoi 19 morti a Nassirya. Il più tragico evento bellico dal 1945.

Ne siamo rimasti impressionati anche noi. Con qualche stonatura (i politici: ma è possibile che non riescano a stare proprio mai zitti?), con qualche eccesso, ma insomma ci sembrava la prima volta che l'intera nazione, annichilita, se sentiva partecipe di qualcosa.

Con una eccezione. In Polonia, molto lontano da Nassirya, altri 19 (circa) giovanotti in azzurro e un nugolo di dirigenti, addetti, allenatori, portavoce e altri zombies sfusi stavano per giocare una partita di calcio. Amichevole: quindi inutile, se non ai fini dell'incasso con le reti televisive e la pubblicità.

Voi penserete: una telefonata del Presidente federale, di quello del Coni, di quello del vattelappesca o del Ministro dello sport (se c'è), del Presidente della Repubblica da New York così accorato nelle interviste e così fermo nel proclamare il lutto, li avrà certamente richiamati a casa. E i giocatori si saranno rifiutati di giocare al calcio, di tirare pedate fra urla e baccanali dei tifosi e altre manfrine, in un giorno così. Il giorno in cui l'Italia intera, come un sol uomo, si stringe intorno al dolore, piange i suoi morti, si interroga sul senso della vita e della perdita (citiamo a caso dalle dichiarazioni piovute in giornata).

Col cavolo. La partita si è svolta regolarmente. La Rai l'ha mandata in onda senza alcun problema e senza batter ciglio. Vorremmo sapere dalla presidentessa Lucia Annunziata, sempre così attenta agli equilibri politici interni del Consiglio di Amministrazione, che ne pensa. La Rai vive per caso sulla luna? È un'azienda con sede in Andorra? La pagano gli Emirati Arabi o i cittadini? E questa, gentile signora, non è volgarità?

Non abbiamo risposte. Nella partita, il minuto di silenzio iniziale proclamato con grande sussiego, e annunciato anche nei giornali radio del pomeriggio come se si trattasse di chissà quale sacrifizio, non si è neanche visto, sovrastato dalla pubblicità. La ventina di miliardari in azzurro hanno giocato come se niente fosse. I due commentatori della Rai, che ogni tanto si ricordavano che era un giorno di lutto (qualcuno gliel'avrà pur detto che oltre il "rettangolo verde" c'è qualche altra cosa), un paio di volte hanno sussurrato a mezza voce che, appunto, era un giorno triste; e, in sede di analisi tecnica dell'evento (!), hanno avuto anche il coraggio e la spudoratezza di dire che, forse, i "nostri" (pardon: i loro) avevano giocato così così perché un po' abbattuti dalle notizie irachene.

Da vergognarsi. Un inviato (quello che a bordo campo fa non la telecronaca in diretta della partita, ma di Trapattoni: tale Varriale) intervistando appunto Trapattoni ha discettato con lui sul gioco, sui giocatori, e sulle solite banalità da onanisti professionali: e alla fine, dopo un commento su Cassano, gliene ha chiesto un altro sulla strage dei 19 morti in Iraq. Come se fosse la stessa cosa.
Sembra che l'Italia (ci scusiamo con gli italiani) abbia perso 3 a uno. Ben gli sta. Ancora troppo poco.


Nota
Il titolo di questo pubblico sfogo è, pari pari, quello di un bel romanzo dimenticato di Giovanni Arpino, del 1977, dedicato al calcio. Altri tempi, altri azzurri.



Polonia-Italia

cast cast & credits
 

Polonia-Italia, Cassano


 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013