Una volta di più lo Schaubühne di Berlino ha tratto dal suo repertorio Hamlet di Thomas Ostermeier, produzione che da tre anni riscuote consensi in Germania ed allestero, consacrando il suo protagonista Lars Eininger come uno dei nomi più interessanti del teatro tedesco contemporaneo.
La scena si presenta coperta di terra rivolta, al cui centro un ammassamento suggerisce la tomba del defunto re. Il fondo è occupato dalla tavolata del banchetto nuziale. Lopposizione di questi due elementi sottolinea la rapidità con cui fu celebrato il matrimonio tra Gertrude (Judith Rosmair) e Claudio (Urs Jucker) e metaforicamente ciò che ha sconvolto la giovinezza del principe: la scoperta di abitare un mondo dove il calcolo, lavidita e lipocrisia banchettano nel disprezzo di valori e ideali morali.
La drammaturgia di Marius von Mayenburg e la regia di Ostermeier si concentrano sul lato sociale della crisi di Amleto: alcuni monologhi del protagonista, in cui il dramma individuale si apre a riflessioni esistenziali di più universale portata, risultano tagliati o ridotti in frammenti, mentre i vizi morali della corte di Elsinore sono accentuati quasi caricaturalmente nella caratterizzazione dei personaggi. Così Getrude è una lasciva in occhiali da sole e parrucca platinata che canta Lamour di Carla Bruni, Claudio sembra un boss della malavita organizzata, e il lacchè Polonio (Robert Beyer) scivola di nascosto verso la tomba del re e si gongola provandone la corona.
Un momento dello spettacolo
A questo Hamlet va senzaltro riconosciuta una riuscita orchestrazione dei diversi media con lazione degli attori. In particolare i video di Sebastian Dupouey permettono linteressante effetto di rappresentare visivamente conflitti e situazioni che altrimenti rischierebbero di perdersi nella sola recitazione. La proiezione dei monologhi di Amleto sullintera superficie del fondale rende efficacemente il contrasto tra le riflessioni del principe e la bassezza degli intrighi di corte, e ottimo è il risultato ottenuto riprendendo il busto di Ofelia dietro un velo di cellofan e proiettandolo ingrandito sul fondale trasparente: la struggente immagine della giovane morta tra i flutti giganteggia sul dolore di Laerte.
Ostermeier e i suoi attori hanno saputo costruire un Amleto originale e coinvolgente, che si estende per quasi tre ore senza mai cadere in luoghi comuni di sorta. Cionondimeno almeno due critiche vanno rivolte a questa rappresentazione. A parte la forte presenza scenica di Eininger, alcune azioni vengono recitate troppo freddamente, gli attori non si sforzano desprimere tensioni che giustifichino le parole dette e lo sviluppo della vicenda, così che in tali occasioni è la sola regia musicale di Nils Ostendorf a situare emotivamente lazione, riuscendo in questo quasi sempre con successo. Inoltre, per quanto scelte dissacratrici siano a seconda dei casi lecite, Ostermeier talvolta esagera nellalleggerire la portata tragica di certe scene, giungendo a renderne goffa e ridicola una drammaticamente preziosa come quella finale, in cui Claudio è ucciso ed Amleto, la regina e Laerte muoiono avvelenati. In questo modo il regista rischia di cadere nellerrore da cui lo stesso Amleto mette in guardia i suoi attori girovaghi: che per far ridere parte del pubblico si buffoneggi là dove andrebbe rilevato un dialogo essenziale al dramma. Cosa di basso gusto, dice il principe, e segno duna poco nobile ambizione.
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