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Incontrerai la felicità grazie all'illusione

di Francesca Valeriani
  Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni
Data di pubblicazione su web 10/12/2010  

Per introdurre la vicenda messa in scena in Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni, Woody Allen si serve di uno dei più celebri monologhi partoriti dal genio shakespeariano, ovvero quello del tiranno Macbeth che, avuta la notizia del suicidio della Lady, si rassegna al suo destino, andando incontro alla morte. Sintetizzando notevolmente i versi di Shakespeare, una imperturbabile voce over sentenzia: «la vita non è altro che una favola, piena di rumore e furore, che non significa nulla» (nell’originale «Life’s [...] it is a tale [...], full of sound and fury/ Signifying nothing»).

La connessione tra i versi di una delle tragedie più studiate e rappresentate della drammaturgia mondiale e il film si riduce sostanzialmente alla parola «nulla», in quanto il fallimento di ben tre matrimoni raccontato nell’ultimo lavoro dell’ormai settantacinquenne Allen diventa semplicemente un pretesto per mostrare ancora una volta l’umorismo nero e il cinismo tipici del suo cinema. Lo sguardo disincantato del regista nei confronti dell’amore e delle sue regole dà vita a personaggi fortemente stereotipati, tutti appartenenti alla classe alto-borghese di una Londra che si intravede solo di sfuggita (il film è quasi esclusivamente girato in interni).


 


 

Tra i protagonisti spicca Sally (Naomi Watts), donna in carriera che si innamora del capo (Antonio Banderas), stressata dalla competizione con le sue coetanee, soprattutto in materia di figli, che non riesce ad avere a causa del continuo rifiuto del marito, Roy (Josh Brolin). Come spesso accade, Sally subisce sorti simili a quelle dei genitori: Helena (Gemma Jones) e Alfie (Anthony Hopkins) si separano per volere dell’uomo, terrorizzato all’idea di invecchiare. Confermando i soliti cliché, Alfie finisce per sposare una barbie senza cervello, pronta a spremerlo fino all’ultima sterlina, mentre Helena si consola con una falsa chiromante che la circuisce con ingannevoli profezie e sorsate di whisky.

Ogni personaggio del film stravolge la propria esistenza senza trarne alcun vantaggio, né tanto meno senza raggiungere la felicità. Nonostante Sally, Roy e Alfie cerchino di perseguire i propri desideri con coraggio o con viltà, i loro sforzi e le loro rinunce non portano ai risultati sperati. Come ci aveva preannunciato la voce narrante, onnisciente e distaccata, il rumore e il furore dell’esistenza non significano nulla. L’unico personaggio che si mostra in grado di intraprendere un percorso positivo è Helena, che si rifugia nella beata illusione di incontrare finalmente l’amore della sua vita.

 In linea con la morale già espressa in Ombre e nebbia (Shadows and Fog, 1991), Allen ci informa che il solo modo per raggiungere la felicità è quello di cedere all’auto-inganno. L’infantilismo e l’ingenuità di Helena danno vita alle uniche battute riuscite del film. Infatti, è proprio a Gemma Jones – di gran lunga la più convincente - che viene affidato il compito di mantenere il tono leggero della commedia, che altrimenti andrebbe perso, soprattutto a causa del patetismo insito nel ruolo interpretato da Sir Hopkins.

 



Nonostante Allen sembri concedere almeno a un personaggio la chance di vivere un’esistenza spensierata, il suo sarcasmo non risparmia neanche una sognatrice come Helena. La colonna sonora, infatti, ripropone per ben tre volte, a intervalli regolari, la celebre canzone When You Wish Upon a Star, scritta da Leigh Harline e Ned Washington per il Pinocchio disneyano (1940). La scelta di questo pezzo, che si è aggiudicato un Academy Award come Miglior Canzone Originale ed è diventato il motivo musicale che accompagna il logo della Walt Disney Pictures, si mostra a tutti gli effetti come un’amara parodia della fiaba a lieto fine, commentando più o meno implicitamente la vicenda, lasciando alla voce over il solo compito di guidare lo spettatore all’interno della struttura narrativa, che prevede oltretutto la presenza di alcuni flashback.

Anche se in questo film, come nei londinesi Match Point (Id., 2005) e Sogni e delitti (Cassandra’s Dream, 2007), il caso sembra giocare un ruolo determinante, la ‘morale della favola’ non riguarda la dicotomia tra Bene e Male, o tra Giusto e Sbagliato, ma può essere sintetizzata in una semplice frase: le illusioni ci aiutano a vivere, le delusioni a morire. Giunti alla fine del film, appare spontaneo riflettere su un aspetto particolarmente rilevante nella produzione di un autore prolifico come Allen: la quantità può talvolta pregiudicare la qualità del lavoro?

 

Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni
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