Sorrisi e veleni, visioni e allucinazioni, balletti e canzonette, per raccontare Il mare non bagna Napoli e Angelici dolori di Anna Maria Ortese. E a rievocare − con maestria − le immagini struggenti della Napoli del secondo dopoguerra è Paolo Poli. Un artista eclettico, anticonformista che con lucidità estrema e ‘mestiere rivisita le storie crude e vere di unItalia (ahimè) non troppo lontana. La scrittura appassionata e critica della Ortese diventa in Poli leggerezza amara. Un sentimento questo che sinsinua nelle ultime rappresentazioni dellattore, tra le pieghe comiche, come un venticello sottile ma pungente. E come direbbe Kundera: linsostenibile leggerezza dellessere è in realtà unamara constatazione dellineluttabile pesantezza del vivere.
Poetico è lincontro tra Poli e lOrtese, raffinata linterpretazione degli attori. È proprio nello scontro tra tragicità e leggerezza il punto di forza dello spettacolo. Si assiste in due tempi ad una serie di quadri, di storie slegate tra loro, vivacizzate da balli e canzonette Besame mucho, amor amor amor, Mambo italiano, Legata ad un granello di sabbia, di unItalietta popolare, semplice, misera. E il trasformista Poli in smoking, col panama, da bersagliere o da torero, diverte e coinvolge il pubblico. Molto vivaci i costumi di Santuzza Calì sulle scenografie di Lele Luzzati. Quando si guarda il teatro di Poli, in realtà si scruta luomo che non si nasconde dietro alcuna maschera − è ‘puramente reale, è ciò che sembra, e non il contrario. Guardarlo in scena è come assistere ad un concerto che è sia composizione che esecuzione. Si tratta di un ‘aristocratico artistico come lui stesso si definisce, un fantasista funambolico, unesplosione di tecnica e parole.
Paolo Poli
Gli attori che da sempre accompagnano Poli: Marco Bassi, Fabrizio Casagrande, Alberto Gamberini, Giovanni Siniscalco danno mostra delle loro qualità, senza mai strafare. Molto intensa ed emblematica linterpretazione di Alberto Gamberini nei panni di Eugenia, una piccola ragazza, che vede per la prima volta attraverso un paio di occhiali che costano alla zia Nunzia ben ‹‹ottomila lire, vive, vive!(…) il mondo fatto da Dio con il vento, il mare››. La piccola Eugenia però indossati gli occhiali si accorge che la realtà è intollerabile alla vista e che il mare non bagna Napoli perché il mondo che lei vedeva era ‹‹un cortile pieno di balconi (…) e, in mezzo al cortile, quel gruppo di cristiani cenciosi e deformi, coi visi butterati dalla miseria e dalla rassegnazione». È qui la bravura di Poli che non tratteggia la disperazione dei deboli, ma li carica a tal punto da scaturirne ilarità. Lattore racconta linfanzia e ladolescenza dellOrtese in lunghi monologhi, cambiando sempre abito e sempre en travestì, come gli altri attori della commedia. Struggente diviene il racconto dellamore appena sfiorato, di quellincontro mancato avvenuto durante la duplice processione delle madonne: una allegra e ricca e laltra tristissima e povera. Proprio da un balcone, mentre il vicolo era in festa, Poli-Ortese rammenta di aver incrociato gli occhietti furbi di Stefano, un ragazzo semplice del quale gli rimarrà solo un dolce ricordo. Alla fine dello spettacolo Poli ha recitato − con compostezza e ilarità, come sempre − La ballata del cavalier discortese di Olindo Guerrini. E come lui anche noi ci siamo divertiti, grazie Poli. |
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