drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

Andate pure senza di me

di Roberto Fedi
  Fazio e Saviano
Data di pubblicazione su web 19/11/2010  

Anche dopo la seconda, contestatissima puntata, il giudizio è non si dice negativo, ma perplesso sì. La strana coppia Fabio Fazio e Roberto Saviano (Vieni via con me, lunedì prima serata, Rai Tre), che pure ha registrato ascolti record, è noiosa. Qui si pone un interessante problemino critico.

 

Si può essere bravi e noiosi? Secondo noi, no. Pensate per esempio a un attore in teatro, che facesse sbadigliare anche leggendo il monologo dell’Amleto. Cosa ne penserebbe un critico? Che il monologo magari è bello, sicuramente interessante dal punto di vista storico, ma noioso. Quindi, da censurare. In altre parole: chi va in televisione (come chi fa lezione all’università o a scuola, chi recita in teatro eccetera) ha l’obbligo di non essere noioso. Altrimenti può fare un altro mestiere: per esempio, scrivere Gomorra, che è un libro importante ma – scusate la franchezza – noioso come pochi. Lo so che sembra il celebre ‘La corazzata Potemkin è una boiata pazzesca!’ di Fantozzi, ma qualcuno dovrà pur cominciare a dirlo.

 

Va da sé che qui non stiamo parlando della Critica della ragion pura, che anche se è noioso va bene lo stesso. Stiamo parlando di un lungo programma televisivo. Che avrebbe anche la presunzione di essere innovativo, ergo rivoluzionario almeno rispetto al medium, cioè la televisione. Perché, ovviamente, roba del genere si legge tutti i giorni sui giornali, nei proclami dei politicanti, negli editoriali. Stiamo parlando di televisione, amici, non di un articolone di fondo (in gergo: ‘articolessa’) su Repubblica.

 

E invece ecco qui tre ore di chiacchiere seriosissime, con addirittura (nientepopodimenoché, si diceva agli albori della Rai) udite udite, Fini & Bersani che snocciolano un rosario barbosissimo di cosiddetti ‘valori’ della Destra e della Sinistra. Lasciamo perdere il fatto che i due concetti, Destra e Sinistra appunto, oggi sono un po’ labili e che sembrava di essere tornati agli anni Cinquanta (senza televisione), ma insomma: sentirsi dire, per esempio, che un valore di non ci ricordiamo più chi era ‘tutti gli uomini sono uguali di fronte alla legge’, beh, ci ha fatto indignare. Un valore della Destra!? (o della Sinistra? Boh, erano intercambiabili, e anche questo è un segno non da poco, si direbbe). Scherziamo!? Quello è un valore di qualsiasi società civile sotto qualsiasi cielo, e chi se lo accaparra è un falsificatore matricolato, perdìo.

 

Ma qui stiamo scivolando nei contenuti, che sono personali: a chi piacciono, e a chi meno. Ma  lo ‘stile’ della confezione è veramente agli antipodi di ciò che si considera un medium accettabile. La televisione ha tempi diversi, stile diverso, interpreti diversi. Mettere un tizio di fronte a un microfono a fare omelie generiche con aria assorta e compresa di sé, non è né televisione né nulla. È noioso, supponente, e ci piace poco: noi, finalmente, non siamo più bambini di 12 anni, come quelli a cui simbolicamente e astrattamente si rivolgeva, dicono, la Rai degli esordi. Siamo cresciuti. Leggiamo i giornali. Ci informiamo. Certo, sentirci dire delle cose scontate è quasi gratificante. Ma  a noi, cittadini del 2010 in crisi di tutto, servirebbe ben altro che qualche giaculatoria politicamente corretta.

 

PS. Abbiamo volutamente tralasciato, proprio per il dolore che ci provoca, l’intervento di Benigni nella prima puntata. Benigni ci ricorda quei calciatori un tempo eccezionali e talentuosi, che col passare degli anni non ce la fanno più. Il dribbling non è più quello secco d’una volta, il fiato è corto, la stanchezza evidente. Non me lo fate vedere, si potrebbe commentare con García Lorca e col suo povero torero Ignacio. Qui non eravamo alle cinque della sera, ma in un più plumbeo ‘prime time’ di un piovoso lunedì autunnale, eppure l’effetto era lo stesso: salvo, si capisce e per fortuna, l’esito infausto. A volte quasi non si capiva quello che l’ex comico dissacrante, ora piuttosto sbandato corifeo di regime, diceva, per un accavallarsi un po’ sfiatato di battute quasi tutte prevedibili (Berlusconi, Ruby, Rosy Bindi…) e nemmeno aggiornate. Di Ruby e del tremendo bunga-bunga non parlano più nemmeno i giornali di gossip e nemmeno Santoro, figuriamoci. E francamente, se possiamo concederci una battuta, ci sembra che il presidente del Consiglio sia il maggior comico di se stesso, senza bisogno di spalle. Era tutto triste: il che, aggiunto alla noia, ci ha fatto passare una nottata difficile, accidenti a loro.




 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013