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Magie d'altri tempi

di Marco Luceri
  L'illusionista
Data di pubblicazione su web 25/10/2010  

Il grande mago dell'animazione d'Oltralpe è tornato: Sylvain Chomet, regista e disegnatore del celebre Appuntamento a Belleville (candidato all'Oscar nel 2003 e capostipite di una florida rinascita della produzione animata in Francia) ha sfornato quello che non esitiamo a definire un nuovo capolavoro: L'illusionista. Il film, che ha avuto una gestazione di cinque anni (ben trecento i disegnatori coinvolti) è tratto da un soggetto originale di Jacques Tati, a cui il grande regista e attore francese lavorò tra il 1956 e il 1959, senza però riuscire mai a realizzarlo. A cinquant'anni di distanza è stato proprio Chomet a recuperare questo vecchio progetto e a far rivivere in un cartoon il personaggio di monsieur Hulot (l'alter ego creato da Tati per i suoi film di maggiore successo), stavolta nei panni di un malinconico illusionista destinato a scomparire insieme al mondo del music-hall. Siamo nei primi anni Sessanta e l'arrivo del rock'n roll costringe Hulot ad accettare la triste reclusione in teatrini e caffè di periferia; una sera, mentre si esibisce in un piccolo pub scozzese, incontra Alice, una giovane ragazza che crede nella magia dei suoi trucchi e che deciderà di seguirlo nel suo viaggio verso Edimburgo, dove i due vivranno per qualche tempo una tenera convivenza all'insegna di una reciproca scoperta.

 


 

Quella orchestrata da Chomet è quindi una splendida parabola sull'irreparabile scorrere del tempo, sulla tragica scomparsa di un modo di fare spettacolo prezioso e miserevole al contempo, con tutto il suo tragico carico di vite che vengono portate via perché prive di una seria via d'uscita. Ma è anche la storia di un'educazione sentimentale: quella di Hulot alle prese con la figura di una “figlia” e quella di Alice, la ragazza ingenua che crede in un mondo ancora pieno di favole e di illusioni, magnificamente incarnate nella buffa e imbranata silhouette di un magicien che le si dimostra “padre” suo malgrado. Sarà proprio la difficoltà di tenere tutto insieme – la magia e la realtà, l'amore e il ricordo, il vecchio e il nuovo mondo – a separare per sempre le strade di queste due solitudini, nell'amara ammissione che «i maghi non esistono», mentre le luci, dei teatri e della città tutta, si spengono.

 


 

Chomet ha lavorato sul testo di Tati (una trentina di pagine manoscritte) mantenendo grossomodo intatto lo spirito del film, ma apportando alcune significative variazioni. Quella più vistosa riguarda i luoghi: se la storia inizialmente si svolgeva a Parigi e a Praga, Chomet ha sostituito la capitale ceca con Edimburgo, più adatta – stando a quanto dichiarato dal regista – all'atmosfera della storia, grazie ai continui cambiamenti climatici delle sue giornate. La seconda variante riguarda il personaggio di Alice, che sembra in tutto e per tutto riprendere la figura della donna/ragazzina, assai ricorrente nel cinema di Tati (il riferimento più immediato è a Mon oncle, in particolare al personaggio della piccola vicina, la figlia della portinaia che durante la storia si trasforma proprio da ragazzina in donna). Chomet ha fatto diventare Alice bella e attraente solo alla fine del film, quando inizia a fingersi donna senza rendersi conto che lo sta già velocemente diventando.

 

Ciò che si nota guardando L'illusionista è anche un decisivo cambiamento nello stile. Se Chomet ha deliziato i nostri occhi con cartoon come Appuntamento a Belleville, in cui l'atmosfera e il décor sono elementi essenziali per la definizione delle strategie narrative, ciò avviene in misura ancor maggior per questo ultimo film. Anche se è composto da soli 400 disegni animati (cioè un terzo di quelli preparati per Belleville), quelli de L'illusionista sono più complessi per una precisa scelta di regia: le inquadrature sono lunghe, fisse e con una grande profondità di campo, pensate come se lo spettatore si trovasse di fronte a uno spettacolo teatrale. Il pubblico così può gustare meglio i numerosi e curatissimi dettagli. Inutile aggiungere che usare questo tipo di inquadrature è una mirabile eccezione in un genere, come quello del cinema d'animazione, in cui di solito le sequenze hanno una breve durata.

 

 

 

 

L'illusionista
cast cast & credits
 



 

 




 
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