Lo Schaubühne ha ospitato il debutto sulle scene berlinesi del regista olandese Ivo van Hove, che in questoccasione ha presentato Der Menschenfeind, un adattamento in lingua tedesca de Il Misantropo di Moliere.
La produzione è stata realizzata con attori della compagnia stabile del teatro, che hanno animato le scene in continuo intreccio con un gioco di proiezioni video curato da Tal Yarden. Su uno schermo fissato al fondo erano infatti proiettate immagini riprese in diretta dai cameramen che seguivano lazione ai lati della scena, dietro pareti di vetro. I personaggi hanno così vissuto in una meccanica di rimandi tra la loro presenza fisica e i video sullo schermo, grazie ai quali lo spazio dazione si è spesso esteso oltre i confini del palco, come quando le telecamere hanno seguito le liti di Alceste (Lars Eidinger) e Celimène (Judith Rosmair) sin fuori dal teatro, allora che la donna voleva fuggire in taxi da troppe gelosie.
Accettare compromessi non è facile per un animo idealista, che egli viva nella Francia del XVII secolo o nellepoca dellindividualismo e dei consumi, dove i rapporti umani vengono vissuti distrattamente tra una chiamata al cellulare e un gadget di Apple. Van Hover ha saputo attualizzare il dramma di Alceste inserendo la sua vicenda nel cuore della contemporaneità: il misantropo soffre di gelosia carezzando la foto dellamata sullo schermo del suo iPod, e la prova dei tradimenti di Celimène è rivelata a mezzo dun iPad, col quale il gelido Acaste (Franz Hartwig) aveva filmato una confessione della donna. I costumi di An dHuys contribuiscono a rendere i personaggi ancora più vicini alla quotidianità del pubblico: Acaste è un trentenne in camicia ben stirata e compiaciuto di sè come se ne incontrano ad ogni aperitivo, Celimène una civettuola in vestito corto che va di festa in festa ed ha noia delle serietà del cuore.
In questa gabbia di superficialità lindignato misantropo si scuote tra scatti di furia e eccessi surreali, richiedendo quelle doti atletiche e la disinibizione per le quali Einiger è conosciuto e Van Hover lo ha richiesto nel ruolo del protagonista. Lattore ha infatti saputo dar colore ad una cornice di personaggi altrimenti troppo fredda e distaccata, offrendo una recitazione intensa e soprendente, come quando per mostrare a degli invitati il proprio apprezzamento della mondanità si lancia sul buffet riempiendosi le nudate natiche di cibarie.
Der Menschenfeind è un riuscito esperimento sulle possibilità dinterazione tra attori sul palco e video: ne risulta ununità dazione fluente, le cui due ore di durata non pesano sullattenzione dello spettatore.
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