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Capezzoli d'oro

di Gianni Poli
  Monica Rogledi, La scandalosa azzurra, 2005. Capezzolo in foglia d'oro 22 carati.
Data di pubblicazione su web 22/09/2010  

 

PERSONAGGI

 

LA RAGAZZA / LEI

IL FIDANZATO / LUI

IL CHIRURGO PLASTICO

IL NARRATORE / PRESENTATORE di night-club, circo, clown, trapezista e Voce narrante

LA GIORNALISTA / L’AMICA

 

In scena:

Innanzi tutto, una grande vistosa protesi di seno, con capezzoli brillanti (o riflettenti) adeguati all’effetto. Relativo reggiseno di misura congrua. I pochi altri oggetti o suppellettili evocati dal testo e ritenuti indispensabili a una messa in scena anti-naturalista.

 

 

Preludio e sosta

 

NARRATORE 

Racconta una leggenda in giro nei salotti buoni, che una ragazza giovane e carina, di nome Lei, studentessa ancora già fidanzata, si scoprì un cancro al seno. Se ne accorse dai noduli per palpazione; toccaggi che da lui, del resto educati, anche se decisi, passarono a lei; poi ci furono degli esami e la definizione venne dalla mammografia e l’intervento fu deciso. Eseguita felicemente l’ablazione parziale, si trattò di ricostruire e anche lì le cose andarono per il verso giusto. Lei trovò un chirurgo plastico molto bravo e coscienzioso. Uscì dall’istituto con due tette così, da urlo a guardarle e per lei forse più farle vedere. Fu così che al suo ritorno, al suo rientro tutto nuovo, andò a esibirsi in un locale notturno. Spogliarello, credo, lap dance quelle che fanno la pertica, slittano su e giù per il palo.

I clienti subito notarono un particolare: quando il reggiseno cadeva, spuntava una luce, il capezzolo brillava che pareva un faretto acceso. In realtà era la lamina, la capsuletta di metallo nobile, il bottoncino, insomma. La chiamarono la ragazza capezzoli d’oro, la ragazza capezzoli brillanti. Ma la fantasia si sa corre, sogna e sognando, supera la tecnologia. 

 

 

1. Lap dance

 

Musica.

Siparietto rapido, in occhio di bue.

Chirurgo con camice, maschera, bisturi. Lampo accecante, da un seno in primo piano, protesi enorme. Un raggio intenso si riflette dai capezzoli d’oro.

Buio.

 

 

2. Carezze. Allo scoperto

 

Musica lap dance; poi, dissolvenza mix di musica-canzone, una bella canzone, come La mia solitudine, dal film di Visconti, Gruppo di famiglia in un interno. Oppure, di Luigi Tenco, Vedrai vedrai, vedrai che cambierà…

Lei e il Fidanzato seduti su una panchina, in diagonale, parzialmente di spalle. Affettuose, serene carezze. Imbrunire. Lei si alza, gli è di fronte. Qualche gentilezza scherzosa. Lui sui capelli di lei, lei sulla fronte, sui capelli di lui. Lui le appoggia appena la bocca sul seno.

 

LUI  Piccola   Piccola mia.

LEI  Grande grande per te sono così grande, grandissima così.

LUI  Grazie. Ancor di più.

LEI  Come ti vorrei.

LUI  Come sei.

LEI  Come sei qui.

LUI  Tu sei qui con me (Come tornando in sé dal sogno, un po’ cinematografico). Senti, mangiamo fuori?

LEI  Stasera.

LUI  Be’ sì.

LEI  Ora.

LUI  Fra un po’.

LEI  Ti devo… Ti dovrò parlare.

LUI  Perché prima no?

LEI  Poi… Insomma, adesso.

LUI  Dimmi parla con me.

LEI  Se fossi incinta.

LUI  Evitando, esulando.

LEI  Incinta: be’ malata che so.

LUI  AI DS.

LEI  Grave più grave.

 

Canzone: L. Tenco, Un giorno dopo l’altro…

 

LUI  Poliomelite meningite (Avanti a scherzare) staffilococco che so polmonite virus epatite.

LEI  Acqua   Di più.

LUI  Basta, basta così. Ora ti mangio (La abbraccia).

LEI  Ora per un po’ non mi potrai toccare.

LUI  Scusa.

LEI  Scusami tu.

 

Canzone alla fine.

 

 

3. Visita, diagnosi

 

Lei si allontana, mentre Lui la saluta con la mano. Entra il Chirurgo, mentre Lei esce in penombra. Il Fidanzato osserva in disparte.

Immagine di un’ecografia al seno.

 

CHIRURGO  C’è. Ecco qua la massa.

LEI   Che roba è?

CHIRURGO  Da togliere. Analisi naturalmente.

LEI  Al limite se no…

CHIRURGO   No, no. Niente no.

 

Canzone.

 

CHIRURGO  Ora che direste se, parlando un po’ di me, parlassi un po’ di lei? Facile dire, non ci sono protagonisti: il protagonista c’è ed è Lei, proprio Lei, di nome e di pronome. Infatti, venne da me per la visita. Non è stato detto, forse, ma venne da me, in Istituto. Sola senza volere testimoni. La sua mamma lo sapeva ma era rimasta fuori. Aspettava. Lì fuori, mentre io e lei – Lei - ci conoscevamo sì a quel modo diretto e crudele senza bugie che è la visita, quando sai già quello che troverai e devi inventarti la dilazione delle fasi, le tappe da affrontare dopo la conferma. I dati le analisi a volte ti servono per la semplice menzogna nel prender fiato, prima della caduta, prima di sentirti andar giù precipitare eppure dicono, quelle che l’hanno provato spiegano c’è… un attimo sospeso, un tempo come di esitazione in volo, in assenza di gravità. Se con i numeri le fotografie vedi quant’è grave, la quantità di male, resti in quella zona nel limbo che ti dice come non perché…      

LEI  Perché… Ma perché?

CHIRURGO  (Spiega, senza parole, la situazione sullo schermo). Quello che farai, lo…

 

LEI  (Echeggia). Quello che farai lo sai, quello che dovrai fare…

 

CHIRURGO  Quello che farai lo sai, quello che dovrai fare lo prevedi già nei gesti, negli orari; nelle facce che vedrai, le mani che toccherai, i lettini le poltrone i macchinari i video le siringhe le flebo…

LEI  Gli odori…

LUI  Gli odori poi che vanno vengono. Quelle immagini: ti confondono come un’allergia…

 

LEI  (Echeggia). Allergia per l’acacia o per la parietaria.

 

CHIR.   Parietaria: sai quanta ce n’è che s’arrampica da noi su per le scalette lungo le creuse.

Dice: ora che lo so, meglio. Ma non bisogna… Non precipitare, dico.

Cominciamo?

Quando?

Abbiamo già cominciato.

È vero, che scema, dice; però, lo dico a lui? A lui magari, no, per ora poi vediamo.

C’è da schedulare l’iter anche se non nell’immediato. Non oggi, adesso no.

Domani? Certo, prima si può farlo, meglio è.

Lei, da bambina, non so come stavano le cose. Quale importanza ha, una famiglia normale, genitori normali figli normali amici normali…

 

LEI  Normali, sì tutti normali, normalissimi. Come i nonni. Con i nonni, vicino alla ferrovia e col treno. Col tram, per andare alla spiaggia, poi a piedi.

CHIRURGO  Il mostro, il vero mostro nasce dalla normalità.

 

Canzone.

 

CHIRURGO  Ha paura?

 

LEI  Non riesce a rispondere, a parole. Soltanto, si muove. Guarda, trema, accenna una danza.

CHIR  Non deve aver paura.

LEI  (Evolvendo nella sua espressione motoria, va verso l’introspezione; forse si libera come in trance estatica). Io guardo e… Ora, guardo… Non vedo. Niente.

 

CHIRURGO  No, paura.

LEI  Vedo…

CHIRURGO  Guarda la cosa buia, la cosa sacra, avvicinati, ma non entrare, sarebbe follia: proverbio da me coniato per dire di osare… 

 

I due, in coro. Con musica.

 

LEI  … Osare e non osare…

CHIR.  …e non osare…

 

I due, in coro. Con musica.

 

Se no, quella ch’è follia, follia bell’e buona, follia della fede, della croce – è logica vera conseguenza.

Il mistico, però, l’innamorato, ci cade: dall’inizio ci cade e ci ricade, e poi si siede, ci s’accomoda bene, ci pianta la sua tenda e magari potendo vi elegge la sua dimora.

LUI  Ogni scusa è buona… Pensa all’amore come uno stato di grazia, non come un mezzo uno scopo fosse pure per essere felice…

 

4. Identità

 

LEI  Se perdi il seno, è come perdere il nome. L’ho perso io.

CHIRURGO  No. Ti chiami Lei. Un bel nome, più bello di Maria, di Eva, di Mamma. Non so.

LEI  Ci entri nella paura. Esci se esci non sei più tu.

LUI  (Voce). Non è vero. In ogni malattia c’è diagnosi terrore cura convalescenza. La guarigione.

LEI  La testa pelata è mia.

CHIRURGO  La guarigione…

LUI  In tempo. Preso in tempo. Se non pensi all’amore, pensa alla bellezza, come stato di grazia…

 

Percussioni.

 

LEI  No, la parrucca è la mia.

 

Percussioni.

LEI  La prendo bionda, liscia non si sa mai. Non c’è bisogno? Altro che.

 

LUI (Voce). Non ti servirà vedrai.

 

Percussioni.

 

LEI  La nonna si dava il rossetto a ottant’anni passati. Non usciva se no. Invece a me, dice, rossetto non ne hai bisogno, te. 

Con quei fiori lì. Quelle rose lì (Pausa. Sognante). De profundis clamavi...

(Pausa).

Quelle melette rosse lì.

Una voce   Per dire dal profondo io grido.

Sì sì ora subito la faccio finita.

 

CHIRURGO  Non dica così.

LEI  Me lo dica, me la dica lei dottore la verità.

LUI (Voce). Senti, la tua mamma; senti com’è piccola? Cosa potrà mai farti, una pallina piccola così? Dormi. Io sono qua. E qualche volta, lontana. Lo so. Non succederà mai. Finché campo. Non ti lascio non ti dimentico. Non voglio nemmeno pensarci. Figurati.

 

Percussioni.

 

LEI (Fondendo personaggi e voci). Ma a che gioco giochiamo! Dai!

E dice, l’avvenire si presentava tutto rosa.

Era il successo il tuo destino.

Cantante    Ballerina   Insomma attrice.

Quanto dura?

Cosa?

L’operazione.

Mezzora   Due… Due ore. Dipende.

La nonna diceva: se ci sei tagliata, riesci a sfondare.

La vocazione.

I tempi di ripresa, sono buoni, in genere molto brevi.

Delle conoscenze ci vogliono.

Ma cosa c’entra la raccomandazione.

Se conosci qualcuno, dai.

Un cerchio chiaro    Un cerchio rosa. Un bocciolino un bottone.

È come il tiro al bersaglio.

La freccia zac s’infilza nella mela.

Mela?

Sì quella come Guglielmo Tell.

Nella media, le aspettative della paziente sono buone, in percentuale.

Perché non vedo di là dalla paura?

 

CHIRURGO  Un intervento di routine nel futuro. Basta stabilire un protocollo ri-go-ro-so programmare e controllare la ri-a-bi-li-ta-zio-ne.

 

5. Nell’incubo. Anestesia

 

Lei in camice post-operatorio, sul letto.

 

PRESENTATORE (Voce). Supershow miracolo! La Ragazza dai capezzoli d’oro! Una prestazione al limite, oltre l’incredibile! Avanti! Gli spettatori possono farsi avanti. Ingresso libero: libero pagamento…

 

LEI Inizia lo spogliarello, mandando riflessi dai capezzoli, grazie anche a una sfera-girandola da discoteca.

 

PRESENTATORE  Bimbe belle de Bellanotte

Fatece un po’ vede’ le grazie

Noi c’abbiamo la grana

Fatece vede’ che c’avete voialtre.

 

LEI Lentamente prosegue lo spogliarello.

 

PRESENTATORE  Avanti!

LEI  Quando fai la prima conoscenza, chiedigli subito i gusti che ha.

PRESENTATORE  Avanti!

LEI  Vorrebbe favorirmi i suoi desiderata?

PRESENTATORE  Mi piaci al naturale. Dammi del tu così ti piaccio anch’io.

LEI  E i capelli come me li faccio?

PRESENTATORE  Lisci o ricci…

LEI  E l’intimo, tesoro? Lingerie…

PRESENTATORE  Anche senza. Basta niente.

LEI  Nudesse oblige.

PRESENTATORE  Ingresso libero! Avanti! Si può verificare de visu e de manu a piacimento. La sensazione è più vera del vero. Vieni! Tocca! Senti!

LEI Vieni  Tocca  Senti. Ciuccia  Goditelo  È tutto tuo.

CHIRURGO  (Avanza). Qualcosa c’entro anch’io, no?

LEI  Certo, dai… Assolutamente sì.

CHIRURGO  Innesto mirabile, caso esemplare, fenomeno…

LEI  Delirio.    Estasi.

CHIRURGO  Un trapianto da manuale.

LEI  Vieni, dai, non fare il timido.

CHIRURGO  A volte si crede sia superfluo, esagerato. Ma basta trovare la misura giusta…

LEI  Vieni. Avvicinati. È qui…

CHIRURGO  Si fa per la bellezza per godere la vita.

LEI  Vita. La vita. Amore. Latte. Il latte della mamma. 

CHIRURGO  Si fa contro la noia, la paura…

LEI  Amore mio figlio mio bevi.

CHIRURGO  (S’avvicina, la abbraccia). Grazie. Vorrei che tu... Io vorrei gridarlo al mondo.

LEI  Niente. Ti restituisco quello che mi hai dato. Mi hai dato tante soddisfazioni. Sono stata felice per te, mi hai fatto felice.

CHIR.  Non avevo nessuna voglia di studiare, non ne volevo sapere.

LEI  Non sei contento della vita che ti ho dato?

CHIRURGO  Mamma! Ma lascia stare… Ora che c’entra la mamma?

LEI  Non lo senti anche tu…

CHIRURGO  La donna dei sogni. Ti amavo…

LEI  Mi amavi.

CHIR. Ti amo (Soppesando ammirato il seno). Un modello di proporzioni.

LEI  Su avanti: da piccino mi mordevi.

CHIR.  Chissà perché, se vai a vedere, non ci sono due donne col seno uguale, identico voglio dire, non se ne trova.

LEI  Vieni (Gli preme la testa, lui prende il seno-protesi in bocca). Bravo. Prendi la tua dose, tutta. Tanto poi ti peso e se non è abbastanza, rifai la poppata.

CHIR  Oh com’è caldo… è… frizzante. Ha il sapore del letto al mattino.

LEI  (Cantando). Sveglia ch’è l’ora / Dormi ch’è tardi / Dormi bambino / Ti veglia fino al mattino / tutta la notte la mamma / la mamma ti guarda.

CHIRURGO  Come Maria, serbava tutte quelle cose in segreto.

LEI  Al mio bambino non ho altri regali da offrire.

CHIR.  È fresco… Profondo. Ora è il mare… Ora ci potrei annegare

LEI  Sono il pozzo io (Passando a toni erotici). Tu sei il secchio.

CHIR. Punge… Mi brucia.

LEI  Bevi. Bevimi viva.

CHIR. Ora ricordi?

LEI  Cosa?

CHIR. Lo capisci ora?

LEI  Che cosa.

CHIR. Che avevi bisogno di me.

LEI  Di te.

CHIR. Ne hai bisogno.

LEI  E dicevamo che era una prova, un dono quasi. Era un dolore, un dolore tremendo e stavo per morire. Ma da esserne così felice…

CHIR. Io nel programma… questo non l‘avevo inserito.

LEI  Se fossi tua madre, davvero, meglio morire. Non c’è beatitudine peggiore: godere del seno che ti ha allattato, dormire nel ventre che ti ha formato. Materna per un figlio abortito ora sono la testimone muta, vile, quella che ha taciuto fin qui finora. No, non perché ti ho spento in grembo: perché non ti ho lasciato crescere lontano, da solo. Libertà, lontananza, ribellione di natura, contro natura.

CHIR. (Singhiozzando, tossendo). Brucia. Taglia. Come una spada.

 

Percussioni.

 

LEI  Spada da trapassarti il cuore.

CHIR. È un orrore: è fuori delle previsioni.

LEI Albero con la vela che sbatte la bonaccia.

LUI  Sento qualcosa come un gusto di…

LEI  Così non si va avanti. Eppure…

CHIR.  Questo gusto di latte… Questo sale… di mare? Di? Di... sangue… È sangue.

LEI  Cosa ti dicevo: mi hai di nuovo morsicato.

CHIRUR.  Fa male. Mi fai male.

LEI  In paragone, per quella che ti partorisce è niente.

CHIRUR. Sono ferito… Tagliato… Sangue… Mio sangue… La gola…

LEI  Ferito?

 

Percussioni.

 

CHIRUR. La gola in gola il sangue in gola soffoco.

LEI  Sopporta… Conta. Impara a contare.

CHIRUR. Devo sputare.

LEI  Succhia. Succhialo, mandalo giù.

CHIRUR. Dovevamo fermarci prima (Rantola, soffoca).

 

Percussioni.

 

LEI  Aspetta. Ti canto la favola ti fa addormentare. C’era una volta un Re di Cuori, un Re Artigiano col bisturi buono e le mani di fata. Ogni volta che incideva, un fiore sbocciava venivano rose e garofani a primavera le viole, nel bosco le più rare. Ogni volta a ogni ritocco, la pelle usciva più morbida, liscia e tesa. Operazioni miracolo. Altro che cheloidi, niente, erano petali morbidi. Tua figlia – eravamo tutte un po’ tue figlie – bambine belle bambine, ancora più carine dai difetti emendate, dalle rughe sublimate, dalle borse sollevate. In una parola, rifatte a regola d’arte, noi figlie del modello artificiale, dello stampo a catena, del millimetro aggiunto o limato, della prodigiosa liposuzione, della compattezza del derma rigenerato…  

CHIRURGO  No. Se ci penso, non c’è nessun modello in natura. In natura, ogni donna è diversa, dal sesso al naso e al colon. Questo è il bello: non si trovano due uguali. Loro però, voi… Voi volete assomigliare alla donna-sé, all’ideale che non esiste.

LEI  L’innamorato però s’innamora dell’ideale…

CHIR. Non si ferma. È sangue.

LEI  Zitto. Succhia e taci.

CHIR.  No, basta. Emorragia.

LEI  Bene, meno male. Dormi.

CHIR. Ferito. Sono ferito (Gorgoglia).

LEI  Non sono un’infermiera!

 

Percussioni.

 

CHIR. Muoio.

LEI  Ma se stai meglio! (Lo culla). L’hai sempre voluto.

CHIR. Dissanguato… Non so. Non capisco cosa mi ha tagliato.

LEI  La punta. La lama.

 

Percussioni.

 

LEI  Senti come entra.

CHIR.  Non è possibile. Era tutto smussato.

LEI  Tua creatura. Modello tuo. Brevettato.

CHIR. Soffoco. Muoio. Penetrato.

LEI  Be’, non diciamo: penetrare è un’altra cosa.

CHIR.  È saliva? Il sangue è finito.

LEI  Speriamo. Il tuo.

CHIR.  È finito. È amaro. Amaro. Bile.

LEI  È finita.

CHIR.  No (Rantola). Nooooh! (Gorgoglia). Muoio.

LEI  Può darsi.

CHIR.  La scheggia… La lama... La punta… Non voglio morire!

LEI  Neanch’io volevo.

CHIR.  L’ultimo desiderio.

LEI  Cosa mi dai?

CHIR.  Ti ho già dato. Ti ho ri-dato.

LEI  Non bastava. Visto come sono andate le cose, cos’ho fatto delle poppe, delle mie belle tettine.

CHIR.  Salvami!

 

Melodramma.

 

LEI  Qualcosa di grande volevo.

CHIR. Più grandi di così!

LEI  Bestia: qualcosa di più grande, più della vita.

CHIR. Facciamo un patto. Io sarò Dorian Gray, sai, ma alla rovescia.

LEI  L’eterna giovinezza.

CHIR.  Ti do la mia età. Tu fammi diventare vecchio, in eterno.

LEI  Non si può.

CHIR. Ma sì. Prendi la mia età, quella che mi manca ai settanta, agli ottanta va’.

LEI  Puoi soltanto tornare indietro. Il latte…

CHIR.  Il latte…

LEI  …Il sangue…

CHIR.  Il sangue…

LEI  Prima, veloce, salti all’adolescenza, poi, di colpo, torni all’infanzia.

CHIR.  Ma io volevo la parrucca. Bianca.

LEI  Non si può.

CHIR. Per la pace dei sensi.

LEI  Che t’importa: ritorni quasi nella pancia.

CHIR. Che incubo...

LEI  L’anestesia… Morte andata e ritorno.

CHIR. Incoscienza…

LEI  La parrucca, bionda, lunga, la metterò io.

 

 

6. Primo risveglio

 

Passaggio dal night-club alla camera d’ospedale. Lei viene aiutata a coricarsi a letto. Il Chirurgo plastico riprende il suo ruolo, come dopo la visita.

 

LUI/FIDANZATO (Sulla porta). Posso entrare?

CHIR.  Orario parenti prego.

LUI  È l’ora.

CHIR.  Se è l’ora entri. Vieni, vieni pure.

LUI  Come sta?

CHIR.  Dorme. Da un bel po’. Starà sognando.

LUI  Com’è andata?

CHIR.  Tutto bene, perfettamente.

 

Il Fidanzato entra; guarda Lei in silenzio, beato e impaziente. L’osserva da varie posizioni. S’avvicina alla dormiente.

 

CHIR.  (Uscendo). Se mai chiedi. L’infermiera…

LUI  (Sottovoce). Non m’importa più niente, ora sono contento. Ora ho vinto. Vinto abbiamo (Porta un sacchetto. Ne estrae una parrucca, bionda, capelli lunghi). Che sensazione strana però ho avuto finché sei rimasta dentro. Mi pareva che durasse tanto. Un intervento di routine che va avanti per ore… Avevo l’orologio fermo. Tua madre ti ha vista s’è messa a piangere… Poi, scappata. Sarà qui a momenti. No, zitta. Io parlo. Avremo tanto di quel tempo.

 

 

7. L’intervista

 

La Giornalista si prepara a intervistare la Ragazza.

 

LEI  Che dire, nel tempo libero… Nella lunga attesa, leggere o fare l’uncinetto.

GIORNALISTA  Uncinetto, ehm... Coi buchi coi ricami. L’un cinetto?

LEI  Sì mi sono fatta un bikini vedesse, carino.

GIORNAL.  Posso immaginare. Se ha delle foto riprendiamo le foto. Le pubblichiamo.

LEI  E una tovaglia. Ma le frange soltanto. Il centro-tavola era di fiandra liscia.

GIORNAL.  Non ce l’ha le foto?

LEI  No non credo. Comunque usava il topless.

GIORNAL. E i suoi ricordi? Ricordi d’infanzia ne ha?

LEI  Bello… Bellissimi, sa. Quasi sempre dai nonni. D’inverno il caminetto acceso.

GIORNAL.  Al calduccio.

LEI  Accanto al fuoco le favole.

GIORNAL.  Gliele leggeva.

LEI  La nonna. Il nonno le inventava. Guardava fuori dai vetri e mi raccontava quello che vedeva.

GIORNAL.  Poi? E i progetti? Che ambizioni aveva?

LEI  Cantare. La prima cosa cantare.

GIORNAL.  Non l’ha fatto non ha imparato.

LEI  Eh no. Non l’ho fatto non ho studiato.

GIORNAL. D’estate, d’estate, eh?

LEI  Sono successe altre cose. Ma, non so. Al mare,la grande avventura. Abitavamo lontano. Facevamo il viaggio con tutti i bambini, prendevamo il tram.

GIORN.  Ora che progetti ha? Posso, che progetti hai?

 

Lei accenna a danzare. Lampi dorati dal seno.

 

GIORN.  Voglio dire una trasmissione uno show.

LEI  Vedrò. Sto vagliando le proposte. Devo scegliere.

GIORN.  Ne avrai un sacco.

LEI  Be’ ne ho diverse.

GIORN.  Be’ non stento a crederlo.

LEI  Sì be’.

GIORN.  Con quel fisico.

LEI  Non posso farne a meno, ma…

GIORN.  Dillo, dillo pure.

LEI  Quando mi sentivo così male, pensavo: se guarisco, passo una vacanza in una beauty farm. Poi, ho puntato tutto sull’alimentazione, quella sana, macrobiotica. Poi, c’è stato… la fase del trucco dei vestiti… Parrucca? Sì, le parrucche: ne avevo tre e mi piaceva un sacco, cambiarle. Ah sì dimenticavo, l’omeopatia, per una blanda ma costante terapia, molto efficace.

 

La Giornalista diventa l’Amica.

 

AMICA:

Quando si sentiva così male, chiedeva silenzio e cominciava però un colloquio a distanza. No, non messaggi; niente mail. Farsi magari vedere, allora; salutarla con la mano, da dietro i vetri; qualche bigliettino passato mediante le infermiere. A casa, lasciato in una busta nella cassetta delle lettere…

 

Una sorta di Coro, condotto dall’Amica, sulla vocazione,il destino, la fortuna di Lei.

 

Ah che belle passeggiate

Avevamo appena gli anni per ridere e ciattellare

Gli anni di scuola

La prima sorte è dove si nasce, come. Con chi sei a casa.

Tanto, se non fosse per il DNA.

Anche il DNA te lo trovi appioppato, anche il gruppo sanguigno te lo regala tuo padre

Infatti è la patria che conta la patria… potestà.

Il cazzuto potere, la fallocratica società.

Se è destino, non c’è salvezza.

Nostro destino non è appunto la salvezza?

Che razza di libertà, morire per cancro anticipato.

Come sarebbe, anticipato?

Sì questione di età.

È mica giusto morire a venticinque anni, quando la media dei malati è cinquantacinque. Come la chiami questa?

Sfiga.

Neanche a quaranta lo è allora.

Be’ farti la mammografia annuale cosa ti costa?

E intanto voleva fare danza e continuare a studiare.

Frequentava un corso dove la maestra se l’intendeva con l’allieva, la sua pupilla.

Be’ tutto qui?

Il problema è che la coreografia la disegnava su di lei, per metterla in prima fila.

E voi, dietro.

Sempre dietro, sempre laterali.

A volte, mi chiedo. Com’è che la prima volta che s’è dovuta spogliare – l’ha voluto lei - l’ha fatto così, naturale?

 

Musica.

 

Ora, ammesso che sia vero, se tutto, nella vita, è grazia libertà e destino, come spiegare l’andamento della storia, delle storie umane, delle donne in particolare, donne come Lei? (A Lei). Come te, dicevo?

 

 

8. Variazioni zodiacali

 

LUI /FIDANZATO  

Ma che destino! Con tutto il tempo che abbiamo avuto. Che hai avuto… Hai preso quella strada. Perché? La tua scelta? Che scelta? Io non c’entravo? Sì che c’ero. Una cosa era sicura, era… Ci amavamo noi due. Tutto il resto è relativo. Eppure… (Giocherella con la parrucca).

E poi ti prego non facciamone questione di segni zodiacali, d’oroscopo. Perché dai, senti questa e mi dici se non ho ragione io. C’è una che si firma E., di Roma, che fa la sua domanda e parte con un’affermazione: “Per me, lo scontro fra Berlusconi e Fini mi fa pensare alla possibilità di un’intesa fra i due segni, il Capricorno e la Bilancia, cioè. Cosa dice la comparazione fra i due temi? Io sono un Capricorno e ho avuto una relazione con un Bilancia, una storia finita male, una rottura insomma. Magari il mio caso non è emblematico, quello dei due politici però per me lo è, eccome… L’esperto risponde: “Armonie o disarmonie non è vero che abbiano sempre influssi nefasti. Non è affatto vero che, in quadratura o opposizione, generino per forza scontri, litigi, contrarietà. Possiamo vedere il bello di una quadratura o di un’opposizione nel fatto che l’una arricchisce l’altra di una virtù mancante. Poi, certo, i destini di una relazione non si limitano alle caratteristiche dei segni generici. Entrano in ballo i temi individuali. Per esempio, tornando in specifico ai casi di Fini e Berlusconi – ma il suo caso effettivamente e correttamente vi si può riferire e attagliare – si evince che gli scontri, i loro confronti fanno parte perlomeno della consueta banale politologia. Dietrologia? No: chissà quanti ne vedremo ancora, quanti ne dovremo digerire.

 

 

9. Violenza a rovescio  

 

L’AMICA

La violenza a rovescio, violenza d’omissione. Non lo stupro, il solito raptus sadico in cui l’uomo si sfoga e d’istinto violenta la donna preda, prigioniera, succube, schiava… Per libido egoista e non per dono reciproco. Succede. Molte volte. Anzi, l’omissione, il dono omesso, rifiutato quando l’uomo non desidera la donna non guarda il suo bisogno… Del suo richiamo d’amore se ne frega. Invocazione. Perché non succede, non si fa mai succedere: nessuna donna sembra accorgersene, nessuna accusa di subìta violenza, da parte della deprivata inascoltata insoddisfatta. Non può succedere che l’uomo rifiuti il rapporto, il contatto, non voglia possederla, la donna che lo aspetta lo chiede? Perché? Non esiste un uomo che speri l’offerta, invece di volerla, pretenderla con la forza? E quindi, non è un fare violenza, rifiutarla l’offerta, quando viene?

Vediamo in pratica cosa succederebbe.

 

LEI, CHIRURGO, LUI: Tre monologhi “paralleli”, a volte effettivamente dialoganti.

 

LEI  Chiusa qua dentro, non ho nessuno. Come non avessi nessuno.

CHIRURGO  Qui? Nessuno! Ma se è pieno di gente! Bisogna soltanto aspettare. 

LEI  Qui aspettare è senza tempo, fuori del tempo.

CHIR.  Aspettare che sia guarita.

LEI  Guarita.

CHIR.  Presto. Guarita.

LEI  Guarita. Ferita?

CHIR.  Sì la ferita e il resto. Temo. Il tempo per…

LEI  La pelle…

CHIR.  Il muscolo.

LEI  La cicatrice.

CHIR.  Certo i tessuti.

 

Lei si accarezza il viso, si stira le rughe. Altri gesti d’osservazione e controllo.

 

LUI  (Avvicinandosi quasi intruso). Col tempo…

CHIR.  Liscia in forma. Spettacolare.

LEI  (Palpandosi il seno). Piatto. Tabula rasa.

CHIR: Cosa dice? Non ha idea di come si può…

LEI  Un piccolo coso un grande vuoto.

CHIR. … come la ghiandola si riproduce.

 

Lei si palpa.

 

LUI  La metamorfosi… Per tornare alle origini…

CHIR.  … con un piccolo… aiuto. Con un inserto, un supporto…

LEI  Quante siamo? Io sono una sola…

CHIR. … fisiologico, puramente naturale…

LEI  Io ho sentito… Qualcosa… Non ho capito…

CHIR. … compatibile

LEI  Io credevo…

CHIR. … nei limiti di una tollerabilità assoluta…

LEI  Tu eri vicino eppure…

LUI  … Insomma, lo sai, ritorni meglio di prima.

CHIR.  Meglio di prima.  

LEI  (Voltando le spalle a Lui, rivolta al Chirurgo). Sento… mi sento uscita da me stessa e l’altra, non è ancora entrata... in me… niente… non mi ha neanche fatto male... un po’… Uscire, entrare… Ora che parlo a te come a lui di sempre, come a lui di prima di dopo… Perché, me lo dici perché mi hai tenuta qui chiusa segregata. E quanto tempo? Quanto?

LUI  Un po’ quello che volevi.

CHIR.  Degenza abbreviata addirittura.

LEI  Ma un calendario non c’è qua dentro?

CHIR.  Se voleva ballare di nuovo…

LUI  Non volevi tornare a ballare?

 

Lei accenna movenze d’una danza un po’ sensuale.

 

CHIR.  Non volevi altro, non volevi.

LUI  Non vedevi l’ora.

 

Lei si muove con crescente sensualità.

 

LUI  Che scemo sono stato… La scelta, portava lontano…

CHIR.  Chiedi e ti sarà dato.

LEI  Venduto (Tornando, preoccupata, a tastarsi il seno ansiosa come prima; meticolosa, tecnicamente più sapiente).

CHIR.  Un periodo. All’inizio. Poi ti dimentichi.

LEI  Dimenticato.

CHIR.  Puff, svanito!

LEI  Quando sono entrata ricoverata?

LUI  Stavamo insieme. Quando ti sei toccata, sarà passata una settimana…

CHIR.  Già tutto dimenticato. Nel presente c’è presente soltanto.

LEI  A me ora non ci pensi? Che voglia che bisogno…

CHIR.  L’astinenza... Quella di quel tipo…

LEI  Un silenzio durato ore, giorni… Una mancanza.

CHIR.  La mancanza, l’assenza di rapporti… Be’ certo, fare l’amore è bello e fa bene. Però, che faccia aumentare gli ormoni non è clinicamente provato.

LUI  Finora, farlo, non era neppure contemplato.

LEI  Ma che, cosa credi. Un mondo dispari, un corpo divaricato. Tra me e te…

CHIR.  Una volta, prima, non mi sembravi…

LEI  Sesso. Genitali. Scopare. Al desiderio, mio, ci pensi tu, ci hai mai pensato?

CHIR.   Essieh, una così bella figa, giovane: campionessa e star di strep-tease e di lap dance.

LEI  Ci hai mai pensato?

CHIR.  Eia, eia…

LUI  Alalà?!

CHIR. No, eia: eiaculatio praecox.

LUI  Problemi? Disfunzioni…

LEI  No, soluzioni.

CHIR.  Immaginarie.

LUI  Gli spettatori... I clienti… E ti mettono i soldi nelle mutandine (Più che eccitato, stizzoso, rabbioso). Ce li infilano, ce li infileranno di nuovo nel tuo slip, nel buchino, nel salvadanaio più carino del mondo…

LEI  Generoso. Mi ridai speranza (Recitarcantando).

O bello, non m’hai ancora vista?

Alle mie gambe non c’è un maschio che resista

Un paio di gambe   Un servizio di tette

Solamente per te per te te te te…

 

CHIR. Insomma dai!

 

LEI  (Estraniandosi man mano da entrambi, rivolta al pubblico). “Vieni, siediti fra le mie braccia fammi sognare

Bevi beviamo dal mio bicchiere”.(Cambio registro). Generoso. Ci posso contare.

 

CHIR.   Non c’è timido che non sia disposto a pagare per quel ben di Dio. La tua esibizione di nuovo illuminerà la scena. Basta spargere la voce.

LUI  E quando gli uomini, i maschi, sono arrapati…

LEI  Veramente, veniva non per toccare ma per vedere. Per vedere in sé. Per capire cosa gli succedeva davvero, cosa capitava a lui per quello che faccio io. Faccio lassù, là dentro. Sul palco. Io non so, ma il desiderio dell’uomo è capirsi, come funziona perché percome ti attira, ti fa così godere che non ne puoi fare a meno. 

A me pare di avere vinto una gara quando con gli occhi stralunati li vedo tacere. Zitti stanno e non mi guardano nemmeno: guardano giù, cercano in sé, forse li obbligo a domandarsi chi sono. Superato lo stupore di quel che stanno vedendo che hanno visto o sentito… Per ciò che mi riguarda, di me, niente.

 

CHIR.  Pazza. Tu sei matta, non ti posso curare.

 

LEI  Lo spettacolo della beltà è… Ha qualcosa. Io così bella, così com’ero, come sarò lo dici tu, invento la vita fuori, oltre la realtà. Ma tu lo sai, la sua, quando sono nuda, la sua mano, cosa fa?

CHIR.  Smettila, basta. Senti un po’, questo, ora, che c’entra?

LEI  C’entra sì.

LUI Accarezza la parrucca.

CHIR.  Una sega, minimo, si fa.

LEI  (Assorta, più precisa e spietata). Con la mano o tutt’e e due si prende la testa. Si coprono, tutti, la testa – si coprono gli occhi. Il ragazzo ch’era venuto una delle ultime sere, ha fatto lo stesso.

CHIR.  Moralista. Senso di colpa.

LEI  Bloccato non si muoveva di là.

CHIR.  Complesso di Edipo.

LUI  In silenzio, senza fare casino, allora mi converrà…

LEI  Avrei voluto chiedergli perché.

CHIR.  Peccato originale… Avresti dovuto chiederglielo.

LEI  Me l’ha detto lui da solo, fatto capire con lo sguardo: ha fissato… dopo un po’, ha sorriso, ha fissato il bottoncino d’oro. Gli occhi gli brillavano…

CHIR.  Sfido, il luccichio dell’oro sul cristallino.

LUI  Avrei voluto una volta andarci anch’io, dovevo, di nascosto…

LEI  Scemo. L’insopportabile beltà, dopo il dolore, ti fa ridere. Altrimenti, se non ridi, muori.

CHIR.  Ma dai. Ascolta. È vero. Puoi ricominciare. E penso che apportando qualche miglioria di... superficie…

LEI  Quanto costa?

CHIR.  Quanto costi… te…

LEI  Desiderio è più che bisogno.

CHIR.  Cosa?

LEI  E lo sai quale viene per primo, dei due?

CHIR.  Be’ no.

LUI  Un miraggio. Forse l’unico, è.

LEI  Io me li sento insieme, uguali. Però, quando tu non vuoi sentire, allora io grido.

CHIR.  Ah per sentire! Lo sento che gridi.

LEI  Fa’ il gesto almeno, l’atto che corrisponde all’amore. Il movimento ovvio, convenuto, che indica affetto, una specie… un bacio tipo… E qualcosa… di più completo.

CHIR.  Davvero, sul serio. Si può fare un bel lavoro. Metterci il diamante, in punta, sulle tette. No, non incide, non c’è rigetto. Resta come incastonato…

LEI  Figurati.

CHIR.  Appunto! Già me lo vedo. Vuoi mettere la ragazza capezzolo di diamante. Lo pubblico su “Sciences World”. Altro che d’oro. Di diamante!

LUI  Ambizione, non c’è limite. E se fosse paura?

LEI  Una forza.

CHIR.  Un trapano, un grimaldello. E poi, dicono, la plastica! Che plastica! Estetica! L’estetica è la branca essenziale della filosofia antropologica esistenziale.

LEI  Davvero? Lo faresti? Ma esiste?

 

Il Chirurgo agisce come stesse operando la meraviglia.

 

CHIR.  Scherzavo. Però veramente c’è.

LEI  Lo facciamo?

CHIR.  Si può fare.

LEI  Facciamolo ora.

CHIR.  Lo programmiamo e poi.

LEI  Subito adesso.

CHIR.  Un attimino, cazzo.

LEI  Ora che si apre il futuro. Ora che posso farcela, ora che lo so, che esco dall’incubo, dal tunnel, che le risorse di una vita insperata riaffluiscono, cosa mi sento, di cosa posso aver bisogno?

LUI  Nell’uomo, nell’umanità: bisogno d’infinito.

CHIR. L’intervento si fa solo in clinica, sia ben chiaro.

LEI  Sono qui, io, a dire come Isotta a Tristano, come Fedra a Ippolito, Ysé a Mesa, che ne ho voglia, ho voglia di…

CHIR.  Ora cosa c’entra Claudel?

LUI  Il poeta! Adulterino e votato al convento.

LEI  …ho voglia di fare l’amore. Dai, ti piacerà, non te l’aspettavi. Che ci uscisse una scopata, gratis, fuori via, omaggio. Mettiamola così, per la cronaca e la dignità personale e professionale, l’orgoglio, pure, non soltanto maschile…

 

Il Chirurgo e Lui si guardano.

 

LEI  (Fra melodramma ed espressionismo). “Sono io, Ysé. Sono tua, Mesa”.

CHIR.  Mesa? E se fossi Amalric, io?

LEI  (Melodramma). “Duri in eterno per noi la notte. Tu Isotta, io Tristano, non più Isotta sono”.

CHIR.  Mesa… Tristano: quasi un secolo di differenza.

LUI  Che stronzate…

LEI  “Non chiamarsi non separarsi nuovo ardore suprema voluttà d’amore”.

LUI   Ma certo. Io sono Ridge di Beautiful.

LEI  “E se il piacere vuol dire godere, godere e basta…”

CHIR.  Giusto. Consenso informato.

LEI  Ecco, finisce qui. Io sono presente e dopo un tempo che pareva eterno di clausura e d’oblio ci incontriamo senza remore ostacoli vicende nell’ora piatta, nel partage de midi, nel sole a picco a mezzogiorno. Da donna a uomo, siamo sinceri: possiamo.

CHIR.  Ci sono dei momenti in cui... tu… me…

LEI  Istanti unici in cui il futuro, il destino che prepariamo noi reclama implora il compimento, di una vita, di un momento, in un riassunto di memoria amara e di speranza, come di figlio a padre, di figlia a madre. Complicità di fare di una storia un racconto pronto a passare in scena. Episodio d’un teatro parallelo, analogo, diverso dalla vita...

CHIR.  Aspetta…

LUI  Aspetta… È meglio…

LEI  Tutt’altro. Per quest’avventura che ci unisce e ci divide, eroi d’una commedia, voci di un canto, foglie d’un ramo verde in ritardo, fiori forse, oh fiori, ma non colti (Cambio di registro). Ma non ti rendi conto: una donna te lo chiede, ti implora e tu, il campione, di quelli che quando loro ne hanno voglia te lo fanno vedere, sentire, te lo mettono a schifo piuttosto che incassare il rifiuto, te lo fanno pagare lo sgarro (Movenze di danza sensuale, crudele). Persecuzione. Fame. Disprezzo. Coltello… Non ti servono, ora?

LUI (Intensifica il gioco con la parrucca, accarezza, bacia i capelli). Biondi  Lisci  Lunghi…

CHIR.  (Estrae il bisturi). Con questo, non soltanto si cura si rimedia si migliora ad libitum.

LEI  No smettila niente ruolo da stupratore con minacce percosse e sevizie. Ora l’offerta che ti faccio è un’altra bellezza. Bellezza. Insopportabile?

LUI  Cosa ti salta in mente?

CHIR.  Pazza, sei pazza.

LEI  Più dell’oro più del diamante, ti piace, ti piaccio mi vuoi? Vuoi tu godere libero della grazia che circonfonde di luce e tenerezza questo giardino di delizie, questa cornucopia votata a svuotarsi. In te per te. Non scegli il tutto, il pieno contro il vuoto, il nulla?  

CHIR.  Tu sei matta.

LEI  (Sempre più rivolta allo spettatore che non ai partners). Non vuoi entrarmi. Non te l’aspettavi, eh?

CHIR.  Il peccato è… Peccato, perché davvero…

LUI  Quanto tempo… Ma è pazzo!

LEI  Forse non c’è tempo. Vieni. Adesso.

CHIR.  Credi davvero che possa venire a comando.

LUI  Delinquente!

LEI  Non ci sarà più tempo.

CHIR.  Dice che all’uomo piace possedere la donna con la forza.

LUI  Criminale!

LEI  Certo, con violenza. Se non ora quando.

CHIR.  (Alzando un po’ il bisturi, indietreggiando). Che gusto c’è? C’è tempo.

LUI  Stupratore! Regressivo!

LEI  (L’accenno di danza tende a farsi avanzata minacciosa). Aspetti? Cosa ti credi? Chi credi di essere? E ora guardatelo…

LUI  Incubo… Finirà l’anestesia?

LEI  Non la vuoi la mia sessa, non la vuoi la mia?

LUI  Finita l’anestesia?

LEI  Te la regalo.

 

Il Chirurgo arretra e brandisce il bisturi ancora più in alto.

 

LEI  Cosa aspetti? Tardi? Stanco? (Aggressiva, danza). Basta. Vigliacco. Ecco la tua forza. Esci. Vattene.

 

CHIRURGO  (Brandendo il bisturi, lo rotea. Colpito dalla luce, esso sfolgora. L’uomo indietreggia). Sono vecchio, sono vecchio io, ma durerà; io durerò, io resterò sempre per il patto. Un patto è un patto.

LUI  Che merda…

LEI  Che merde. Vigliacchi. Ora sì la violenza fa effetto. Ora lo so, stronzi!

 

10. Etica uguale bellezza

 

NARRATORE

La persona a cui tendevi la mano tremolante la mano per chiedere l’elemosina. Una donna. Giovane. Si fermò per osservare attentamente lo stato, la condizione della richiesta. Il mendicante, lacero e sporco come si conviene stava seduto addossato. “Una moneta”. “Non ne ho. Non ho niente”. “Dammi qualcosa che hai”. E Lei si fermò. “Una moneta”, implora in litania quella mano. Lei si sbottona la camicetta. La mano è tesa. Non minaccia e non chiede. Lei prende in mano la mano, la bacia poi la fa sgusciare fra le dune dei suoi seni e la copre e la preme. Sul ventre se la fa scivolare attorno all’ombelico, un formicolio le dita e le fa scendere ancora fin dentro l’umore scuro del suo dono, fino a quella fonte di presunta acqua pura a cui nessuno avrà potuto bere finora. 

 

LEI  Quante puttanate. Neppure gli studi neuro e psico-fisici, studi di magia e alchimia, hanno potuto appurare il funzionamento misterioso della memoria emotiva, della memoria mitica. Ciascuno di noi, allora, se ci riuscisse bene a fissare il suo ricordo, potrebbe diventare, incarnare un eroe: come quelli greci, come quelli di Omero o di Eschilo, che so… Anche loro, sono un’invenzione. Fissati prima. Prima del tempo.

 

NARRATORE  Essieh,prima… prima dell’eternità?!

Non è una leggenda metropolitana, è una forzatura, un’estensione del mito, magari, o del tabù della verginità mistica, impossibile e generosa, dell’ossimoro estremo del dovere, della grazia e del pudore… 

Purtroppo, allontanandosi felice Lei per la bella azione, lascia scontento il sedente, querulo irato: “La mia moneta! La mia…”, continua a strillare il mentecatto. Lei fugge, sconsolata: “Ma se ti ho dato tutto e di più”. Il mendicante continuava a mendicare. La voce non dice se, la disperata, si tolse la vita o che.

 

Intermezzo d’immagini.

 

NARRATORE

Dunque dovete sapere che Lei faceva la spogliarellista, certamente era tornata, aveva ripreso, si spogliava dimenava in un night club. Lo faceva, sentendosi bella; approfittava del potere per guadagnare. Anche se qualcuno degli habitués dava un’altra versione, questa qua: “La ragazza, Lei, si sapeva tanto bella che se ne vergognava. Tutti quegli uomini disposti a rovinarsi per vederla che si veste e si spoglia – sì, perché a volte si presentava nuda e usciva vestita – le facevano paura. La paura degli altri, così tanti, così brutti stravolti, la possibilità, sua, di dire sì no; di negarsi e farli morire quando si donava. Sempre con la morte, era certa, andava a finire. E per il fatto che venivano da lontano, a vederla, si prenotavano, era tremendo: giusto pagare il biglietto, fare i regali, giusto. Ma l’attenzione, quello sperdimento che nulla conta più, lasciarsi andare e pensare che in fondo la morte ti aspetta. Come a me, pensava Lei: se continua il male…

 

LEI  Se continua il male, finisco morta come loro: loro per godere la beltà, quella che credono assoluta… Io, per farla godere finché è svanita, per me, in fondo, laggiù in fondo alla vita.

 

NARRATORE  La versione è di un habitué, un fan, un innamorato o un maniaco, un ultras. Il più credibile di tutti: Lei a lui non ha mai dato niente, oltre l’immagine.

 

Intermezzo d’immagini.

 

NARRATORE  A cosa serve la bellezza? Morale o immorale? A-morale? Cosa conta?

LEI  La bellezza fa bene.

LUI  La bellezza è peccato.

LEI  La bellezza dà gioia.

LUI  La bellezza è un troiaio.

LEI  Ti spinge in alto la bellezza.

LUI  Ti sprofonda nel fango.

LEI  Se vedi bello senti buono.

LUI  Puzza e ti smerda.

LEI  Dove la metti la mistica?

LUI  Fammi ridere.

LEI  La bellezza è la sua guida, nell’ascesi.

LUI  La bellezza nascerà dalla bella forma e da corrispondenza del tutto alle parti, dalle parti fra loro e di quelle al tutto. Con ciò sia cosa che…

LEI  Con ciò sia cosa che davanti alla bellezza l’uomo diventa un coniglio.

LUI  La donna una porca baldracca.

LEI  E per la beltà di quell’intiero e ben tornito corpo l’uno membro all’altro convenga et che le membra tutte siano l’una all’altra necessarie.

LUI  Per me, bellezza o donna è lo stesso.

LEI  Ma dai, per te la donna è l’essere che più rimanda la sua ombra…

LUI   …oppure la sua luce, a seconda.

LEI  … sui vostri sogni. Maschili.

LUI  Femminili.

LEI  Sii sincero, prova, chiudi gli occhi.

LUI  Perdo contatto, alla deriva. La testa mi gira.

LEI  Calmo. Rilassati. Lo vedi…

LUI  Sì quanto mi costi bellezza sua.

LEI  Ma la mia no, non paghi un euro.

LUI  Tua… Mia…

LEI  Non c’è forma senza armonia.

LUI  Tempo di pena ora dell’affanno, bell’armonia!

LEI  Non c’è donna senza grazia. 

LUI  Non c’è amore senza bella donna.

LEI  Vallo a dire ai froci.

LUI  Pacificazione amorosa, ma l’effetto è sempre ansiogeno.

LEI  L’onda col tempo si placa.

LUI  Basta sublimare.

LEI  La carne non basta.

LUI  Ma la beltà è solo inganno.

LEI  Ti dà la spinta per migliorare.

LUI  Una gran delusione, va dritta dritta alla vecchiaia.

LEI  È più reale del reale.

LUI  È gran ruffiana la beltà.

LEI  È quella che ti fa scrivere poesie.

LUI  Quando tu scrivi per lei le poesie, l’altro, facci caso, se la scopa,lei.

 

Lei fa un’azione mimica.

 

CHIR.  Insomma, guarda, non vedi che teatro? Avanti con la scena.

 

LUI  “Cupido, che giova ‘l sospirar

povero core le pene dell’alma.

Cupido, se vedi concedi

Al mio cor la quiete

All’alma almeno ‘l vero amor”.

 

LEI  La bellezza ti manda in estasi.

LUI  La bellezza è violenta.

LEI  Prova ne sia…

LUI e LEI  La gelosia.

LEI  La bellezza è violenza.

LUI  La bellezza ti acceca.

 

Lei danza.

 

LUI  La sua danza è come un’ansia in forma… matematica.

CHIR. La forma in ‘sto caso è… sostanza.

 

Lei continua la danza.

 

LUI  È istinto di morte, annientamento.

LEI  Piuttosto di non goderla, tu la uccidi.

LUI  Uccidi lei.

LEI  Oppure resti a contemplarla.

 

Lei continua a danzare.

 

LUI  Forse non basta.

CHIR.  Qui stiamo impazzendo.

 

Lei, danzando, manda lampi dal seno.

 

11. Gioco del doppio, ovvero Il doppiogioco

 

LUI  A me, quasi veggente – ma il fenomeno è noto… sogno ad occhi aperti – è dato vedere un’azione, un movimento strano: nevrosi, gesti significativi, il gioco delle tre carte, il gioco dei tre oggetti. E in ciascun oggetto è come se ogni persona rivivesse il suo doppio. Così, ad esempio:

CHIR. Schizofrenia.

LUI  Rapporto doloroso, angoscia di relazione col sé.

CHIR.  Sdoppiamento. Paranoia.

LUI  La penna, la matita, la gomma.

CHIR. (Nel ruolo della Penna) Oggetti correlati, autonomi apparentemente. Io sono la penna e scrivo e traccio, disegno la figura, il contorno.

LEI  (La Matita) Io sono la matita io faccio l’ombra, tratteggio il buio.

LUI  (La Gomma) Io che sono la gomma, passo sul buio e lo riporto al bianco.

LEI  Ma io di nuovo tratteggio e riempio.

LUI  E io passo e ripasso…

CHIR.  Io redigo il progetto.

LUI  … e sbianco.

LEI  Io faccio il nero più nero più profondo.

CHIR.  Io trascrivo il mio rapporto.

LUI  E io cancello nuovamente.

 

I tre “Oggetti” interagiscono, assumendo valenza di personaggi, vivi nella vicenda onirica, quindi nella rappresentazione scenica.

 

PENNA  La penna scrive, incide: bisturi, ago e aspiratore di sangue.

MATITA  Io ti faccio il ritratto: l’identikit non mente.

GOMMA  Mi ci vorranno poche passate soltanto per fare pagina bianca.

MATITA  Fatto l’identikit, ti riconoscono ti prendono ti schiaffano dentro.

PENNA  Fattelo a te l’identikit e vedi che spavento.

MATITA  Io me lo faccio allo specchio.

GOMMA  Stavolta devo aspettare, la storia va alle lunghe.

MATITA  (Traccia segni). Davanti al mio sguardo, il corpo è consumo e godimento.

PENNA  Perciò ti dico: guardati allo specchio.

MATITA  Voltare le spalle alle passioni è la malattia del nostro tempo.

GOMMA  Il nostro tempo. Quale tempo (Lui, uscendo lentamente dalla rêverie). Sono rincoglionito… al punto che di notte devo chiudere gli occhi per poterti vedere, riconoscerti; premere le mani sulle orecchie per poterti udire.

 

Musica.

 

LUI  Ora, però, l’incubo anestesia è finito.

CHIR.  Certo: durata standard (Consulta l’orologio). Lacrime asciugate…

LUI  Sangue, latte: non si piange pure se li hai versati.

LEI  Come la vedi la notte?

LUI  Chiara, piuttosto chiara.

 

Musica.

 

 

Epilogo

 

NARRATORE

Agenzia dell’ultima ora: “Una donna è stata colpita dal fulmine ed è stata rinvenuta senza vita durante il violento temporale che si è abbattuto su Bellanotte, il quartiere a luci rosse della nostra città. Una nota pornostar dello strep-tease sarebbe la giovane e già compianta vittima dell’infausto evento. Permangono non chiarite le circostanze su luogo ora sul punto del corpo raggiunto dal fenomeno naturale”.

Emilio Fede, appresa la notizia, avrebbe commentato: “Non è moralismo il mio per carità, ma in caso di esibizionismo, perché di esibizionismo acclarato si tratta, i rischi si potrebbero anche un attimino prevedere – di esporsi così dico – andrebbero messi in conto… Chi se la va a cercare, niente, non aggiungo altro”.

 

Musica.

 

NARRATORE  L’allusione allo spirito e alla carne apre l’ipotesi di conciliazione dei contrari, ossimoro eterno.

 

LEI  (Azioni mimiche). Non si può perdonare la bellezza, per tutte le guerre che accende.

 

NARRATORE  Bene e male, la bellezza che si chiude in bellezza. La nudità in metafora, passaggio e purificazione. Finora intesa come eccitazione e desiderio, è presentata come tale.

Dobbiamo salire nudi al cielo.

 

LEI  (Azioni mimiche). Dobbiamo salire nudi al cielo. Dobbiamo scendere nudi nella terra.

Chi ha dovuto fondersi nel crogiolo ha sentito l’anima separarsi dal corpo   l’anima dal grido   nel silenzio il corpo

E sono uscita anch’io dalla fiamma bianca

Così ho colto e celebrato la mia vittoria.

 

Mostra il seno. Vampata luminosa, sfolgorante.

 

Fino all’ultimo istante, Lei sarà stata amata

d’amore umano, il più grande sulla terra.  Animula

vagula blandula…   Piccola anima smarrita

compagna ospite del corpo

ora t’appresti a scendere nei luoghi

ardui inattesi e spogli    dove

non godrai mai più di incontri amici.

Guardiamo (Al pubblico). Guardate ancora un istante le rive    Familiari le cose ultime alla fine

Cerchiamo di entrare nella morte

Ad occhi aperti.

 

Lei danza.

 

NARRATORE  Eccoci alla fine della favola. E dato che né io né loro

- né tantomeno voi - eravamo presenti ai fatti, nessuno è obbligato a crederci.

(Lei fa eco al Narratore). Piccola anima smarrita, niente rimpianti. Bisogna fare monumenti agli eroi ai cavalieri e ai santi. Ci vogliono statue per le ballerine, le puttane; bisogna farne alle pasionarie e alle rock-star. Al popolo alla gente piacciono così tanto.

 

Bene, avanti! Applausi! Forza, applaudite! Ci vuole luce sul corpo dell’attore.

La danzatrice ha bisogno di calore, fuoco.

Per farsi fiamma la sua storia, di fuoco la sua la nostra storia.

 

Dai capezzoli, lampi.

 

 

F I N E

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A posteriori. Nota dell’autore

 

 

Scoperta casualmente una “maschera” odierna originale, molto ironica ed esibizionista, nelle terrecotte di M. R., plasmate e smaltate, m’è venuta in mente un’azione teatrale per tale figura, ma non per l’eventuale personaggio da essa ricavabile, come può o può essere successo con certi eroi del fumetto (da Copi e da Corto Maltese ai Puffi) portati in teatro. Teatro di “figura”, inteso come personaggio non psicologico, ma veicolo di opzioni figurative, metaforiche, esistenziali. Certo, qui il movente esistenziale, del cancro che colpisce la giovane bella donna, nella sua realtà statistica vale quanto vale. Subito prevale (dovrebbe prevalere) la storia inventata di un rapporto interpersonale, a due, tre (o quattro), tipico e persino convenzionale in teatro. Allora, questa Lei protagonista, è la Donna, a partire dall’oggi, ma non soltanto. Il suo eterno femminino si rappresenta qui nella ragazza “normale” d’origini normali, che sceglie l’arte per esprimersi e in certo senso, prostituisce la bellezza. Poi la recupera e la esalta – con artificio e barocchismi – nel gioco scenico, sempre presente quale misura e criterio di valore. Inoltre, intenta certi rapporti un po’ intellettualistici fra bellezza e morale, cifra ricorrente nell’arte del Novecento: lasciando intendere, qui ancora, che l’estetica dovrebbe vincere l’etica.

Ne deriva un disagio, un impaccio al teatrante, attore e/o regista: come trattare, incarnare il testo? Così antipsicologico, irreale, assurdo; e letterario. Non si parla vero a teatro, si parla convenzionale, con una deriva verso la poesia, fatta di amalgama fra linguaggi, conviventi in registri contraddittori e a sbalzi, non imitatori comunque della vita comune. Gli autori ispiratori, talvolta citati, sono forse riconoscibili in Claudel e Kwahulé, Eliot e Brecht.

Scrittura da rivivere personalmente, autonomamente, prima di qualunque messa in scena.

 

 

G. P., giugno 2010.

 

 

 

 

 

 

 

Sopra:

Monica Rogledi, La scandalosa azzurra, 2005. Capezzolo in foglia d'oro 22 carati.

 

 

 

 


 


Monica Rogledi, L'eccentrica, 2007. Capezzolo in foglia d'oro 22 carati.




 
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