PERSONAGGI
LA RAGAZZA / LEI
IL FIDANZATO / LUI
IL CHIRURGO PLASTICO
IL NARRATORE / PRESENTATORE di night-club, circo, clown, trapezista e Voce narrante
LA GIORNALISTA / LAMICA
In scena:
Innanzi tutto, una grande vistosa protesi di seno, con capezzoli brillanti (o riflettenti) adeguati alleffetto. Relativo reggiseno di misura congrua. I pochi altri oggetti o suppellettili evocati dal testo e ritenuti indispensabili a una messa in scena anti-naturalista.
Preludio e sosta
NARRATORE
Racconta una leggenda in giro nei salotti buoni, che una ragazza giovane e carina, di nome Lei, studentessa ancora già fidanzata, si scoprì un cancro al seno. Se ne accorse dai noduli per palpazione; toccaggi che da lui, del resto educati, anche se decisi, passarono a lei; poi ci furono degli esami e la definizione venne dalla mammografia e lintervento fu deciso. Eseguita felicemente lablazione parziale, si trattò di ricostruire e anche lì le cose andarono per il verso giusto. Lei trovò un chirurgo plastico molto bravo e coscienzioso. Uscì dallistituto con due tette così, da urlo a guardarle e per lei forse più farle vedere. Fu così che al suo ritorno, al suo rientro tutto nuovo, andò a esibirsi in un locale notturno. Spogliarello, credo, lap dance quelle che fanno la pertica, slittano su e giù per il palo.
I clienti subito notarono un particolare: quando il reggiseno cadeva, spuntava una luce, il capezzolo brillava che pareva un faretto acceso. In realtà era la lamina, la capsuletta di metallo nobile, il bottoncino, insomma. La chiamarono la ragazza capezzoli doro, la ragazza capezzoli brillanti. Ma la fantasia si sa corre, sogna e sognando, supera la tecnologia.
1. Lap dance
Musica.
Siparietto rapido, in occhio di bue.
Chirurgo con camice, maschera, bisturi. Lampo accecante, da un seno in primo piano, protesi enorme. Un raggio intenso si riflette dai capezzoli doro.
Buio.
2. Carezze. Allo scoperto
Musica lap dance; poi, dissolvenza mix di musica-canzone, una bella canzone, come La mia solitudine, dal film di Visconti, Gruppo di famiglia in un interno. Oppure, di Luigi Tenco, Vedrai vedrai, vedrai che cambierà…
Lei e il Fidanzato seduti su una panchina, in diagonale, parzialmente di spalle. Affettuose, serene carezze. Imbrunire. Lei si alza, gli è di fronte. Qualche gentilezza scherzosa. Lui sui capelli di lei, lei sulla fronte, sui capelli di lui. Lui le appoggia appena la bocca sul seno.
LUI Piccola Piccola mia.
LEI Grande grande per te sono così grande, grandissima così.
LUI Grazie. Ancor di più.
LEI Come ti vorrei.
LUI Come sei.
LEI Come sei qui.
LUI Tu sei qui con me (Come tornando in sé dal sogno, un po cinematografico). Senti, mangiamo fuori?
LEI Stasera.
LUI Be sì.
LEI Ora.
LUI Fra un po.
LEI Ti devo… Ti dovrò parlare.
LUI Perché prima no?
LEI Poi… Insomma, adesso.
LUI Dimmi parla con me.
LEI Se fossi incinta.
LUI Evitando, esulando.
LEI Incinta: be malata che so.
LUI AI DS.
LEI Grave più grave.
Canzone: L. Tenco, Un giorno dopo laltro…
LUI Poliomelite meningite (Avanti a scherzare) staffilococco che so polmonite virus epatite.
LEI Acqua Di più.
LUI Basta, basta così. Ora ti mangio (La abbraccia).
LEI Ora per un po non mi potrai toccare.
LUI Scusa.
LEI Scusami tu.
Canzone alla fine.
3. Visita, diagnosi
Lei si allontana, mentre Lui la saluta con la mano. Entra il Chirurgo, mentre Lei esce in penombra. Il Fidanzato osserva in disparte.
Immagine di unecografia al seno.
CHIRURGO Cè. Ecco qua la massa.
LEI Che roba è?
CHIRURGO Da togliere. Analisi naturalmente.
LEI Al limite se no…
CHIRURGO No, no. Niente no.
Canzone.
CHIRURGO Ora che direste se, parlando un po di me, parlassi un po di lei? Facile dire, non ci sono protagonisti: il protagonista cè ed è Lei, proprio Lei, di nome e di pronome. Infatti, venne da me per la visita. Non è stato detto, forse, ma venne da me, in Istituto. Sola senza volere testimoni. La sua mamma lo sapeva ma era rimasta fuori. Aspettava. Lì fuori, mentre io e lei – Lei - ci conoscevamo sì a quel modo diretto e crudele senza bugie che è la visita, quando sai già quello che troverai e devi inventarti la dilazione delle fasi, le tappe da affrontare dopo la conferma. I dati le analisi a volte ti servono per la semplice menzogna nel prender fiato, prima della caduta, prima di sentirti andar giù precipitare eppure dicono, quelle che lhanno provato spiegano cè… un attimo sospeso, un tempo come di esitazione in volo, in assenza di gravità. Se con i numeri le fotografie vedi quantè grave, la quantità di male, resti in quella zona nel limbo che ti dice come non perché…
LEI Perché… Ma perché?
CHIRURGO (Spiega, senza parole, la situazione sullo schermo). Quello che farai, lo…
LEI (Echeggia). Quello che farai lo sai, quello che dovrai fare…
CHIRURGO Quello che farai lo sai, quello che dovrai fare lo prevedi già nei gesti, negli orari; nelle facce che vedrai, le mani che toccherai, i lettini le poltrone i macchinari i video le siringhe le flebo…
LEI Gli odori…
LUI Gli odori poi che vanno vengono. Quelle immagini: ti confondono come unallergia…
LEI (Echeggia). Allergia per lacacia o per la parietaria.
CHIR. Parietaria: sai quanta ce nè che sarrampica da noi su per le scalette lungo le creuse.
Dice: ora che lo so, meglio. Ma non bisogna… Non precipitare, dico.
Cominciamo?
Quando?
Abbiamo già cominciato.
È vero, che scema, dice; però, lo dico a lui? A lui magari, no, per ora poi vediamo.
Cè da schedulare liter anche se non nellimmediato. Non oggi, adesso no.
Domani? Certo, prima si può farlo, meglio è.
Lei, da bambina, non so come stavano le cose. Quale importanza ha, una famiglia normale, genitori normali figli normali amici normali…
LEI Normali, sì tutti normali, normalissimi. Come i nonni. Con i nonni, vicino alla ferrovia e col treno. Col tram, per andare alla spiaggia, poi a piedi.
CHIRURGO Il mostro, il vero mostro nasce dalla normalità.
Canzone.
CHIRURGO Ha paura?
LEI Non riesce a rispondere, a parole. Soltanto, si muove. Guarda, trema, accenna una danza.
CHIR Non deve aver paura.
LEI (Evolvendo nella sua espressione motoria, va verso lintrospezione; forse si libera come in trance estatica). Io guardo e… Ora, guardo… Non vedo. Niente.
CHIRURGO No, paura.
LEI Vedo…
CHIRURGO Guarda la cosa buia, la cosa sacra, avvicinati, ma non entrare, sarebbe follia: proverbio da me coniato per dire di osare…
I due, in coro. Con musica.
LEI … Osare e non osare…
CHIR. …e non osare…
I due, in coro. Con musica.
Se no, quella chè follia, follia belle buona, follia della fede, della croce – è logica vera conseguenza.
Il mistico, però, linnamorato, ci cade: dallinizio ci cade e ci ricade, e poi si siede, ci saccomoda bene, ci pianta la sua tenda e magari potendo vi elegge la sua dimora.
LUI Ogni scusa è buona… Pensa allamore come uno stato di grazia, non come un mezzo uno scopo fosse pure per essere felice…
4. Identità
LEI Se perdi il seno, è come perdere il nome. Lho perso io.
CHIRURGO No. Ti chiami Lei. Un bel nome, più bello di Maria, di Eva, di Mamma. Non so.
LEI Ci entri nella paura. Esci se esci non sei più tu.
LUI (Voce). Non è vero. In ogni malattia cè diagnosi terrore cura convalescenza. La guarigione.
LEI La testa pelata è mia.
CHIRURGO La guarigione…
LUI In tempo. Preso in tempo. Se non pensi allamore, pensa alla bellezza, come stato di grazia…
Percussioni.
LEI No, la parrucca è la mia.
Percussioni.
LEI La prendo bionda, liscia non si sa mai. Non cè bisogno? Altro che.
LUI (Voce). Non ti servirà vedrai.
Percussioni.
LEI La nonna si dava il rossetto a ottantanni passati. Non usciva se no. Invece a me, dice, rossetto non ne hai bisogno, te.
Con quei fiori lì. Quelle rose lì (Pausa. Sognante). De profundis clamavi...
(Pausa).
Quelle melette rosse lì.
Una voce Per dire dal profondo io grido.
Sì sì ora subito la faccio finita.
CHIRURGO Non dica così.
LEI Me lo dica, me la dica lei dottore la verità.
LUI (Voce). Senti, la tua mamma; senti comè piccola? Cosa potrà mai farti, una pallina piccola così? Dormi. Io sono qua. E qualche volta, lontana. Lo so. Non succederà mai. Finché campo. Non ti lascio non ti dimentico. Non voglio nemmeno pensarci. Figurati.
Percussioni.
LEI (Fondendo personaggi e voci). Ma a che gioco giochiamo! Dai!
E dice, lavvenire si presentava tutto rosa.
Era il successo il tuo destino.
Cantante Ballerina Insomma attrice.
Quanto dura?
Cosa?
Loperazione.
Mezzora Due… Due ore. Dipende.
La nonna diceva: se ci sei tagliata, riesci a sfondare.
La vocazione.
I tempi di ripresa, sono buoni, in genere molto brevi.
Delle conoscenze ci vogliono.
Ma cosa centra la raccomandazione.
Se conosci qualcuno, dai.
Un cerchio chiaro Un cerchio rosa. Un bocciolino un bottone.
È come il tiro al bersaglio.
La freccia zac sinfilza nella mela.
Mela?
Sì quella come Guglielmo Tell.
Nella media, le aspettative della paziente sono buone, in percentuale.
Perché non vedo di là dalla paura?
CHIRURGO Un intervento di routine nel futuro. Basta stabilire un protocollo ri-go-ro-so programmare e controllare la ri-a-bi-li-ta-zio-ne.
5. Nellincubo. Anestesia
Lei in camice post-operatorio, sul letto.
PRESENTATORE (Voce). Supershow miracolo! La Ragazza dai capezzoli doro! Una prestazione al limite, oltre lincredibile! Avanti! Gli spettatori possono farsi avanti. Ingresso libero: libero pagamento…
LEI Inizia lo spogliarello, mandando riflessi dai capezzoli, grazie anche a una sfera-girandola da discoteca.
PRESENTATORE Bimbe belle de Bellanotte
Fatece un po vede le grazie
Noi cabbiamo la grana
Fatece vede che cavete voialtre.
LEI Lentamente prosegue lo spogliarello.
PRESENTATORE Avanti!
LEI Quando fai la prima conoscenza, chiedigli subito i gusti che ha.
PRESENTATORE Avanti!
LEI Vorrebbe favorirmi i suoi desiderata?
PRESENTATORE Mi piaci al naturale. Dammi del tu così ti piaccio anchio.
LEI E i capelli come me li faccio?
PRESENTATORE Lisci o ricci…
LEI E lintimo, tesoro? Lingerie…
PRESENTATORE Anche senza. Basta niente.
LEI Nudesse oblige.
PRESENTATORE Ingresso libero! Avanti! Si può verificare de visu e de manu a piacimento. La sensazione è più vera del vero. Vieni! Tocca! Senti!
LEI Vieni Tocca Senti. Ciuccia Goditelo È tutto tuo.
CHIRURGO (Avanza). Qualcosa centro anchio, no?
LEI Certo, dai… Assolutamente sì.
CHIRURGO Innesto mirabile, caso esemplare, fenomeno…
LEI Delirio. Estasi.
CHIRURGO Un trapianto da manuale.
LEI Vieni, dai, non fare il timido.
CHIRURGO A volte si crede sia superfluo, esagerato. Ma basta trovare la misura giusta…
LEI Vieni. Avvicinati. È qui…
CHIRURGO Si fa per la bellezza per godere la vita.
LEI Vita. La vita. Amore. Latte. Il latte della mamma.
CHIRURGO Si fa contro la noia, la paura…
LEI Amore mio figlio mio bevi.
CHIRURGO (Savvicina, la abbraccia). Grazie. Vorrei che tu... Io vorrei gridarlo al mondo.
LEI Niente. Ti restituisco quello che mi hai dato. Mi hai dato tante soddisfazioni. Sono stata felice per te, mi hai fatto felice.
CHIR. Non avevo nessuna voglia di studiare, non ne volevo sapere.
LEI Non sei contento della vita che ti ho dato?
CHIRURGO Mamma! Ma lascia stare… Ora che centra la mamma?
LEI Non lo senti anche tu…
CHIRURGO La donna dei sogni. Ti amavo…
LEI Mi amavi.
CHIR. Ti amo (Soppesando ammirato il seno). Un modello di proporzioni.
LEI Su avanti: da piccino mi mordevi.
CHIR. Chissà perché, se vai a vedere, non ci sono due donne col seno uguale, identico voglio dire, non se ne trova.
LEI Vieni (Gli preme la testa, lui prende il seno-protesi in bocca). Bravo. Prendi la tua dose, tutta. Tanto poi ti peso e se non è abbastanza, rifai la poppata.
CHIR Oh comè caldo… è… frizzante. Ha il sapore del letto al mattino.
LEI (Cantando). Sveglia chè lora / Dormi chè tardi / Dormi bambino / Ti veglia fino al mattino / tutta la notte la mamma / la mamma ti guarda.
CHIRURGO Come Maria, serbava tutte quelle cose in segreto.
LEI Al mio bambino non ho altri regali da offrire.
CHIR. È fresco… Profondo. Ora è il mare… Ora ci potrei annegare
LEI Sono il pozzo io (Passando a toni erotici). Tu sei il secchio.
CHIR. Punge… Mi brucia.
LEI Bevi. Bevimi viva.
CHIR. Ora ricordi?
LEI Cosa?
CHIR. Lo capisci ora?
LEI Che cosa.
CHIR. Che avevi bisogno di me.
LEI Di te.
CHIR. Ne hai bisogno.
LEI E dicevamo che era una prova, un dono quasi. Era un dolore, un dolore tremendo e stavo per morire. Ma da esserne così felice…
CHIR. Io nel programma… questo non l‘avevo inserito.
LEI Se fossi tua madre, davvero, meglio morire. Non cè beatitudine peggiore: godere del seno che ti ha allattato, dormire nel ventre che ti ha formato. Materna per un figlio abortito ora sono la testimone muta, vile, quella che ha taciuto fin qui finora. No, non perché ti ho spento in grembo: perché non ti ho lasciato crescere lontano, da solo. Libertà, lontananza, ribellione di natura, contro natura.
CHIR. (Singhiozzando, tossendo). Brucia. Taglia. Come una spada.
Percussioni.
LEI Spada da trapassarti il cuore.
CHIR. È un orrore: è fuori delle previsioni.
LEI Albero con la vela che sbatte la bonaccia.
LUI Sento qualcosa come un gusto di…
LEI Così non si va avanti. Eppure…
CHIR. Questo gusto di latte… Questo sale… di mare? Di? Di... sangue… È sangue.
LEI Cosa ti dicevo: mi hai di nuovo morsicato.
CHIRUR. Fa male. Mi fai male.
LEI In paragone, per quella che ti partorisce è niente.
CHIRUR. Sono ferito… Tagliato… Sangue… Mio sangue… La gola…
LEI Ferito?
Percussioni.
CHIRUR. La gola in gola il sangue in gola soffoco.
LEI Sopporta… Conta. Impara a contare.
CHIRUR. Devo sputare.
LEI Succhia. Succhialo, mandalo giù.
CHIRUR. Dovevamo fermarci prima (Rantola, soffoca).
Percussioni.
LEI Aspetta. Ti canto la favola ti fa addormentare. Cera una volta un Re di Cuori, un Re Artigiano col bisturi buono e le mani di fata. Ogni volta che incideva, un fiore sbocciava venivano rose e garofani a primavera le viole, nel bosco le più rare. Ogni volta a ogni ritocco, la pelle usciva più morbida, liscia e tesa. Operazioni miracolo. Altro che cheloidi, niente, erano petali morbidi. Tua figlia – eravamo tutte un po tue figlie – bambine belle bambine, ancora più carine dai difetti emendate, dalle rughe sublimate, dalle borse sollevate. In una parola, rifatte a regola darte, noi figlie del modello artificiale, dello stampo a catena, del millimetro aggiunto o limato, della prodigiosa liposuzione, della compattezza del derma rigenerato…
CHIRURGO No. Se ci penso, non cè nessun modello in natura. In natura, ogni donna è diversa, dal sesso al naso e al colon. Questo è il bello: non si trovano due uguali. Loro però, voi… Voi volete assomigliare alla donna-sé, allideale che non esiste.
LEI Linnamorato però sinnamora dellideale…
CHIR. Non si ferma. È sangue.
LEI Zitto. Succhia e taci.
CHIR. No, basta. Emorragia.
LEI Bene, meno male. Dormi.
CHIR. Ferito. Sono ferito (Gorgoglia).
LEI Non sono uninfermiera!
Percussioni.
CHIR. Muoio.
LEI Ma se stai meglio! (Lo culla). Lhai sempre voluto.
CHIR. Dissanguato… Non so. Non capisco cosa mi ha tagliato.
LEI La punta. La lama.
Percussioni.
LEI Senti come entra.
CHIR. Non è possibile. Era tutto smussato.
LEI Tua creatura. Modello tuo. Brevettato.
CHIR. Soffoco. Muoio. Penetrato.
LEI Be, non diciamo: penetrare è unaltra cosa.
CHIR. È saliva? Il sangue è finito.
LEI Speriamo. Il tuo.
CHIR. È finito. È amaro. Amaro. Bile.
LEI È finita.
CHIR. No (Rantola). Nooooh! (Gorgoglia). Muoio.
LEI Può darsi.
CHIR. La scheggia… La lama... La punta… Non voglio morire!
LEI Neanchio volevo.
CHIR. Lultimo desiderio.
LEI Cosa mi dai?
CHIR. Ti ho già dato. Ti ho ri-dato.
LEI Non bastava. Visto come sono andate le cose, cosho fatto delle poppe, delle mie belle tettine.
CHIR. Salvami!
Melodramma.
LEI Qualcosa di grande volevo.
CHIR. Più grandi di così!
LEI Bestia: qualcosa di più grande, più della vita.
CHIR. Facciamo un patto. Io sarò Dorian Gray, sai, ma alla rovescia.
LEI Leterna giovinezza.
CHIR. Ti do la mia età. Tu fammi diventare vecchio, in eterno.
LEI Non si può.
CHIR. Ma sì. Prendi la mia età, quella che mi manca ai settanta, agli ottanta va.
LEI Puoi soltanto tornare indietro. Il latte…
CHIR. Il latte…
LEI …Il sangue…
CHIR. Il sangue…
LEI Prima, veloce, salti alladolescenza, poi, di colpo, torni allinfanzia.
CHIR. Ma io volevo la parrucca. Bianca.
LEI Non si può.
CHIR. Per la pace dei sensi.
LEI Che timporta: ritorni quasi nella pancia.
CHIR. Che incubo...
LEI Lanestesia… Morte andata e ritorno.
CHIR. Incoscienza…
LEI La parrucca, bionda, lunga, la metterò io.
6. Primo risveglio
Passaggio dal night-club alla camera dospedale. Lei viene aiutata a coricarsi a letto. Il Chirurgo plastico riprende il suo ruolo, come dopo la visita.
LUI/FIDANZATO (Sulla porta). Posso entrare?
CHIR. Orario parenti prego.
LUI È lora.
CHIR. Se è lora entri. Vieni, vieni pure.
LUI Come sta?
CHIR. Dorme. Da un bel po. Starà sognando.
LUI Comè andata?
CHIR. Tutto bene, perfettamente.
Il Fidanzato entra; guarda Lei in silenzio, beato e impaziente. Losserva da varie posizioni. Savvicina alla dormiente.
CHIR. (Uscendo). Se mai chiedi. Linfermiera…
LUI (Sottovoce). Non mimporta più niente, ora sono contento. Ora ho vinto. Vinto abbiamo (Porta un sacchetto. Ne estrae una parrucca, bionda, capelli lunghi). Che sensazione strana però ho avuto finché sei rimasta dentro. Mi pareva che durasse tanto. Un intervento di routine che va avanti per ore… Avevo lorologio fermo. Tua madre ti ha vista sè messa a piangere… Poi, scappata. Sarà qui a momenti. No, zitta. Io parlo. Avremo tanto di quel tempo.
7. Lintervista
La Giornalista si prepara a intervistare la Ragazza.
LEI Che dire, nel tempo libero… Nella lunga attesa, leggere o fare luncinetto.
GIORNALISTA Uncinetto, ehm... Coi buchi coi ricami. Lun cinetto?
LEI Sì mi sono fatta un bikini vedesse, carino.
GIORNAL. Posso immaginare. Se ha delle foto riprendiamo le foto. Le pubblichiamo.
LEI E una tovaglia. Ma le frange soltanto. Il centro-tavola era di fiandra liscia.
GIORNAL. Non ce lha le foto?
LEI No non credo. Comunque usava il topless.
GIORNAL. E i suoi ricordi? Ricordi dinfanzia ne ha?
LEI Bello… Bellissimi, sa. Quasi sempre dai nonni. Dinverno il caminetto acceso.
GIORNAL. Al calduccio.
LEI Accanto al fuoco le favole.
GIORNAL. Gliele leggeva.
LEI La nonna. Il nonno le inventava. Guardava fuori dai vetri e mi raccontava quello che vedeva.
GIORNAL. Poi? E i progetti? Che ambizioni aveva?
LEI Cantare. La prima cosa cantare.
GIORNAL. Non lha fatto non ha imparato.
LEI Eh no. Non lho fatto non ho studiato.
GIORNAL. Destate, destate, eh?
LEI Sono successe altre cose. Ma, non so. Al mare,la grande avventura. Abitavamo lontano. Facevamo il viaggio con tutti i bambini, prendevamo il tram.
GIORN. Ora che progetti ha? Posso, che progetti hai?
Lei accenna a danzare. Lampi dorati dal seno.
GIORN. Voglio dire una trasmissione uno show.
LEI Vedrò. Sto vagliando le proposte. Devo scegliere.
GIORN. Ne avrai un sacco.
LEI Be ne ho diverse.
GIORN. Be non stento a crederlo.
LEI Sì be.
GIORN. Con quel fisico.
LEI Non posso farne a meno, ma…
GIORN. Dillo, dillo pure.
LEI Quando mi sentivo così male, pensavo: se guarisco, passo una vacanza in una beauty farm. Poi, ho puntato tutto sullalimentazione, quella sana, macrobiotica. Poi, cè stato… la fase del trucco dei vestiti… Parrucca? Sì, le parrucche: ne avevo tre e mi piaceva un sacco, cambiarle. Ah sì dimenticavo, lomeopatia, per una blanda ma costante terapia, molto efficace.
La Giornalista diventa lAmica.
AMICA:
Quando si sentiva così male, chiedeva silenzio e cominciava però un colloquio a distanza. No, non messaggi; niente mail. Farsi magari vedere, allora; salutarla con la mano, da dietro i vetri; qualche bigliettino passato mediante le infermiere. A casa, lasciato in una busta nella cassetta delle lettere…
Una sorta di Coro, condotto dallAmica, sulla vocazione,il destino, la fortuna di Lei.
Ah che belle passeggiate
Avevamo appena gli anni per ridere e ciattellare
Gli anni di scuola
La prima sorte è dove si nasce, come. Con chi sei a casa.
Tanto, se non fosse per il DNA.
Anche il DNA te lo trovi appioppato, anche il gruppo sanguigno te lo regala tuo padre
Infatti è la patria che conta la patria… potestà.
Il cazzuto potere, la fallocratica società.
Se è destino, non cè salvezza.
Nostro destino non è appunto la salvezza?
Che razza di libertà, morire per cancro anticipato.
Come sarebbe, anticipato?
Sì questione di età.
È mica giusto morire a venticinque anni, quando la media dei malati è cinquantacinque. Come la chiami questa?
Sfiga.
Neanche a quaranta lo è allora.
Be farti la mammografia annuale cosa ti costa?
E intanto voleva fare danza e continuare a studiare.
Frequentava un corso dove la maestra se lintendeva con lallieva, la sua pupilla.
Be tutto qui?
Il problema è che la coreografia la disegnava su di lei, per metterla in prima fila.
E voi, dietro.
Sempre dietro, sempre laterali.
A volte, mi chiedo. Comè che la prima volta che sè dovuta spogliare – lha voluto lei - lha fatto così, naturale?
Musica.
Ora, ammesso che sia vero, se tutto, nella vita, è grazia libertà e destino, come spiegare landamento della storia, delle storie umane, delle donne in particolare, donne come Lei? (A Lei). Come te, dicevo?
8. Variazioni zodiacali
LUI /FIDANZATO
Ma che destino! Con tutto il tempo che abbiamo avuto. Che hai avuto… Hai preso quella strada. Perché? La tua scelta? Che scelta? Io non centravo? Sì che cero. Una cosa era sicura, era… Ci amavamo noi due. Tutto il resto è relativo. Eppure… (Giocherella con la parrucca).
E poi ti prego non facciamone questione di segni zodiacali, doroscopo. Perché dai, senti questa e mi dici se non ho ragione io. Cè una che si firma E., di Roma, che fa la sua domanda e parte con unaffermazione: “Per me, lo scontro fra Berlusconi e Fini mi fa pensare alla possibilità di unintesa fra i due segni, il Capricorno e la Bilancia, cioè. Cosa dice la comparazione fra i due temi? Io sono un Capricorno e ho avuto una relazione con un Bilancia, una storia finita male, una rottura insomma. Magari il mio caso non è emblematico, quello dei due politici però per me lo è, eccome… Lesperto risponde: “Armonie o disarmonie non è vero che abbiano sempre influssi nefasti. Non è affatto vero che, in quadratura o opposizione, generino per forza scontri, litigi, contrarietà. Possiamo vedere il bello di una quadratura o di unopposizione nel fatto che luna arricchisce laltra di una virtù mancante. Poi, certo, i destini di una relazione non si limitano alle caratteristiche dei segni generici. Entrano in ballo i temi individuali. Per esempio, tornando in specifico ai casi di Fini e Berlusconi – ma il suo caso effettivamente e correttamente vi si può riferire e attagliare – si evince che gli scontri, i loro confronti fanno parte perlomeno della consueta banale politologia. Dietrologia? No: chissà quanti ne vedremo ancora, quanti ne dovremo digerire.
9. Violenza a rovescio
LAMICA
La violenza a rovescio, violenza domissione. Non lo stupro, il solito raptus sadico in cui luomo si sfoga e distinto violenta la donna preda, prigioniera, succube, schiava… Per libido egoista e non per dono reciproco. Succede. Molte volte. Anzi, lomissione, il dono omesso, rifiutato quando luomo non desidera la donna non guarda il suo bisogno… Del suo richiamo damore se ne frega. Invocazione. Perché non succede, non si fa mai succedere: nessuna donna sembra accorgersene, nessuna accusa di subìta violenza, da parte della deprivata inascoltata insoddisfatta. Non può succedere che luomo rifiuti il rapporto, il contatto, non voglia possederla, la donna che lo aspetta lo chiede? Perché? Non esiste un uomo che speri lofferta, invece di volerla, pretenderla con la forza? E quindi, non è un fare violenza, rifiutarla lofferta, quando viene?
Vediamo in pratica cosa succederebbe.
LEI, CHIRURGO, LUI: Tre monologhi “paralleli”, a volte effettivamente dialoganti.
LEI Chiusa qua dentro, non ho nessuno. Come non avessi nessuno.
CHIRURGO Qui? Nessuno! Ma se è pieno di gente! Bisogna soltanto aspettare.
LEI Qui aspettare è senza tempo, fuori del tempo.
CHIR. Aspettare che sia guarita.
LEI Guarita.
CHIR. Presto. Guarita.
LEI Guarita. Ferita?
CHIR. Sì la ferita e il resto. Temo. Il tempo per…
LEI La pelle…
CHIR. Il muscolo.
LEI La cicatrice.
CHIR. Certo i tessuti.
Lei si accarezza il viso, si stira le rughe. Altri gesti dosservazione e controllo.
LUI (Avvicinandosi quasi intruso). Col tempo…
CHIR. Liscia in forma. Spettacolare.
LEI (Palpandosi il seno). Piatto. Tabula rasa.
CHIR: Cosa dice? Non ha idea di come si può…
LEI Un piccolo coso un grande vuoto.
CHIR. … come la ghiandola si riproduce.
Lei si palpa.
LUI La metamorfosi… Per tornare alle origini…
CHIR. … con un piccolo… aiuto. Con un inserto, un supporto…
LEI Quante siamo? Io sono una sola…
CHIR. … fisiologico, puramente naturale…
LEI Io ho sentito… Qualcosa… Non ho capito…
CHIR. … compatibile
LEI Io credevo…
CHIR. … nei limiti di una tollerabilità assoluta…
LEI Tu eri vicino eppure…
LUI … Insomma, lo sai, ritorni meglio di prima.
CHIR. Meglio di prima.
LEI (Voltando le spalle a Lui, rivolta al Chirurgo). Sento… mi sento uscita da me stessa e laltra, non è ancora entrata... in me… niente… non mi ha neanche fatto male... un po… Uscire, entrare… Ora che parlo a te come a lui di sempre, come a lui di prima di dopo… Perché, me lo dici perché mi hai tenuta qui chiusa segregata. E quanto tempo? Quanto?
LUI Un po quello che volevi.
CHIR. Degenza abbreviata addirittura.
LEI Ma un calendario non cè qua dentro?
CHIR. Se voleva ballare di nuovo…
LUI Non volevi tornare a ballare?
Lei accenna movenze duna danza un po sensuale.
CHIR. Non volevi altro, non volevi.
LUI Non vedevi lora.
Lei si muove con crescente sensualità.
LUI Che scemo sono stato… La scelta, portava lontano…
CHIR. Chiedi e ti sarà dato.
LEI Venduto (Tornando, preoccupata, a tastarsi il seno ansiosa come prima; meticolosa, tecnicamente più sapiente).
CHIR. Un periodo. Allinizio. Poi ti dimentichi.
LEI Dimenticato.
CHIR. Puff, svanito!
LEI Quando sono entrata ricoverata?
LUI Stavamo insieme. Quando ti sei toccata, sarà passata una settimana…
CHIR. Già tutto dimenticato. Nel presente cè presente soltanto.
LEI A me ora non ci pensi? Che voglia che bisogno…
CHIR. Lastinenza... Quella di quel tipo…
LEI Un silenzio durato ore, giorni… Una mancanza.
CHIR. La mancanza, lassenza di rapporti… Be certo, fare lamore è bello e fa bene. Però, che faccia aumentare gli ormoni non è clinicamente provato.
LUI Finora, farlo, non era neppure contemplato.
LEI Ma che, cosa credi. Un mondo dispari, un corpo divaricato. Tra me e te…
CHIR. Una volta, prima, non mi sembravi…
LEI Sesso. Genitali. Scopare. Al desiderio, mio, ci pensi tu, ci hai mai pensato?
CHIR. Essieh, una così bella figa, giovane: campionessa e star di strep-tease e di lap dance.
LEI Ci hai mai pensato?
CHIR. Eia, eia…
LUI Alalà?!
CHIR. No, eia: eiaculatio praecox.
LUI Problemi? Disfunzioni…
LEI No, soluzioni.
CHIR. Immaginarie.
LUI Gli spettatori... I clienti… E ti mettono i soldi nelle mutandine (Più che eccitato, stizzoso, rabbioso). Ce li infilano, ce li infileranno di nuovo nel tuo slip, nel buchino, nel salvadanaio più carino del mondo…
LEI Generoso. Mi ridai speranza (Recitarcantando).
O bello, non mhai ancora vista?
Alle mie gambe non cè un maschio che resista
Un paio di gambe Un servizio di tette
Solamente per te per te te te te…
CHIR. Insomma dai!
LEI (Estraniandosi man mano da entrambi, rivolta al pubblico). “Vieni, siediti fra le mie braccia fammi sognare
Bevi beviamo dal mio bicchiere”.(Cambio registro). Generoso. Ci posso contare.
CHIR. Non cè timido che non sia disposto a pagare per quel ben di Dio. La tua esibizione di nuovo illuminerà la scena. Basta spargere la voce.
LUI E quando gli uomini, i maschi, sono arrapati…
LEI Veramente, veniva non per toccare ma per vedere. Per vedere in sé. Per capire cosa gli succedeva davvero, cosa capitava a lui per quello che faccio io. Faccio lassù, là dentro. Sul palco. Io non so, ma il desiderio delluomo è capirsi, come funziona perché percome ti attira, ti fa così godere che non ne puoi fare a meno.
A me pare di avere vinto una gara quando con gli occhi stralunati li vedo tacere. Zitti stanno e non mi guardano nemmeno: guardano giù, cercano in sé, forse li obbligo a domandarsi chi sono. Superato lo stupore di quel che stanno vedendo che hanno visto o sentito… Per ciò che mi riguarda, di me, niente.
CHIR. Pazza. Tu sei matta, non ti posso curare.
LEI Lo spettacolo della beltà è… Ha qualcosa. Io così bella, così comero, come sarò lo dici tu, invento la vita fuori, oltre la realtà. Ma tu lo sai, la sua, quando sono nuda, la sua mano, cosa fa?
CHIR. Smettila, basta. Senti un po, questo, ora, che centra?
LEI Centra sì.
LUI Accarezza la parrucca.
CHIR. Una sega, minimo, si fa.
LEI (Assorta, più precisa e spietata). Con la mano o tutte e due si prende la testa. Si coprono, tutti, la testa – si coprono gli occhi. Il ragazzo chera venuto una delle ultime sere, ha fatto lo stesso.
CHIR. Moralista. Senso di colpa.
LEI Bloccato non si muoveva di là.
CHIR. Complesso di Edipo.
LUI In silenzio, senza fare casino, allora mi converrà…
LEI Avrei voluto chiedergli perché.
CHIR. Peccato originale… Avresti dovuto chiederglielo.
LEI Me lha detto lui da solo, fatto capire con lo sguardo: ha fissato… dopo un po, ha sorriso, ha fissato il bottoncino doro. Gli occhi gli brillavano…
CHIR. Sfido, il luccichio delloro sul cristallino.
LUI Avrei voluto una volta andarci anchio, dovevo, di nascosto…
LEI Scemo. Linsopportabile beltà, dopo il dolore, ti fa ridere. Altrimenti, se non ridi, muori.
CHIR. Ma dai. Ascolta. È vero. Puoi ricominciare. E penso che apportando qualche miglioria di... superficie…
LEI Quanto costa?
CHIR. Quanto costi… te…
LEI Desiderio è più che bisogno.
CHIR. Cosa?
LEI E lo sai quale viene per primo, dei due?
CHIR. Be no.
LUI Un miraggio. Forse lunico, è.
LEI Io me li sento insieme, uguali. Però, quando tu non vuoi sentire, allora io grido.
CHIR. Ah per sentire! Lo sento che gridi.
LEI Fa il gesto almeno, latto che corrisponde allamore. Il movimento ovvio, convenuto, che indica affetto, una specie… un bacio tipo… E qualcosa… di più completo.
CHIR. Davvero, sul serio. Si può fare un bel lavoro. Metterci il diamante, in punta, sulle tette. No, non incide, non cè rigetto. Resta come incastonato…
LEI Figurati.
CHIR. Appunto! Già me lo vedo. Vuoi mettere la ragazza capezzolo di diamante. Lo pubblico su “Sciences World”. Altro che doro. Di diamante!
LUI Ambizione, non cè limite. E se fosse paura?
LEI Una forza.
CHIR. Un trapano, un grimaldello. E poi, dicono, la plastica! Che plastica! Estetica! Lestetica è la branca essenziale della filosofia antropologica esistenziale.
LEI Davvero? Lo faresti? Ma esiste?
Il Chirurgo agisce come stesse operando la meraviglia.
CHIR. Scherzavo. Però veramente cè.
LEI Lo facciamo?
CHIR. Si può fare.
LEI Facciamolo ora.
CHIR. Lo programmiamo e poi.
LEI Subito adesso.
CHIR. Un attimino, cazzo.
LEI Ora che si apre il futuro. Ora che posso farcela, ora che lo so, che esco dallincubo, dal tunnel, che le risorse di una vita insperata riaffluiscono, cosa mi sento, di cosa posso aver bisogno?
LUI Nelluomo, nellumanità: bisogno dinfinito.
CHIR. Lintervento si fa solo in clinica, sia ben chiaro.
LEI Sono qui, io, a dire come Isotta a Tristano, come Fedra a Ippolito, Ysé a Mesa, che ne ho voglia, ho voglia di…
CHIR. Ora cosa centra Claudel?
LUI Il poeta! Adulterino e votato al convento.
LEI …ho voglia di fare lamore. Dai, ti piacerà, non te laspettavi. Che ci uscisse una scopata, gratis, fuori via, omaggio. Mettiamola così, per la cronaca e la dignità personale e professionale, lorgoglio, pure, non soltanto maschile…
Il Chirurgo e Lui si guardano.
LEI (Fra melodramma ed espressionismo). “Sono io, Ysé. Sono tua, Mesa”.
CHIR. Mesa? E se fossi Amalric, io?
LEI (Melodramma). “Duri in eterno per noi la notte. Tu Isotta, io Tristano, non più Isotta sono”.
CHIR. Mesa… Tristano: quasi un secolo di differenza.
LUI Che stronzate…
LEI “Non chiamarsi non separarsi nuovo ardore suprema voluttà damore”.
LUI Ma certo. Io sono Ridge di Beautiful.
LEI “E se il piacere vuol dire godere, godere e basta…”
CHIR. Giusto. Consenso informato.
LEI Ecco, finisce qui. Io sono presente e dopo un tempo che pareva eterno di clausura e doblio ci incontriamo senza remore ostacoli vicende nellora piatta, nel partage de midi, nel sole a picco a mezzogiorno. Da donna a uomo, siamo sinceri: possiamo.
CHIR. Ci sono dei momenti in cui... tu… me…
LEI Istanti unici in cui il futuro, il destino che prepariamo noi reclama implora il compimento, di una vita, di un momento, in un riassunto di memoria amara e di speranza, come di figlio a padre, di figlia a madre. Complicità di fare di una storia un racconto pronto a passare in scena. Episodio dun teatro parallelo, analogo, diverso dalla vita...
CHIR. Aspetta…
LUI Aspetta… È meglio…
LEI Tuttaltro. Per questavventura che ci unisce e ci divide, eroi duna commedia, voci di un canto, foglie dun ramo verde in ritardo, fiori forse, oh fiori, ma non colti (Cambio di registro). Ma non ti rendi conto: una donna te lo chiede, ti implora e tu, il campione, di quelli che quando loro ne hanno voglia te lo fanno vedere, sentire, te lo mettono a schifo piuttosto che incassare il rifiuto, te lo fanno pagare lo sgarro (Movenze di danza sensuale, crudele). Persecuzione. Fame. Disprezzo. Coltello… Non ti servono, ora?
LUI (Intensifica il gioco con la parrucca, accarezza, bacia i capelli). Biondi Lisci Lunghi…
CHIR. (Estrae il bisturi). Con questo, non soltanto si cura si rimedia si migliora ad libitum.
LEI No smettila niente ruolo da stupratore con minacce percosse e sevizie. Ora lofferta che ti faccio è unaltra bellezza. Bellezza. Insopportabile?
LUI Cosa ti salta in mente?
CHIR. Pazza, sei pazza.
LEI Più delloro più del diamante, ti piace, ti piaccio mi vuoi? Vuoi tu godere libero della grazia che circonfonde di luce e tenerezza questo giardino di delizie, questa cornucopia votata a svuotarsi. In te per te. Non scegli il tutto, il pieno contro il vuoto, il nulla?
CHIR. Tu sei matta.
LEI (Sempre più rivolta allo spettatore che non ai partners). Non vuoi entrarmi. Non te laspettavi, eh?
CHIR. Il peccato è… Peccato, perché davvero…
LUI Quanto tempo… Ma è pazzo!
LEI Forse non cè tempo. Vieni. Adesso.
CHIR. Credi davvero che possa venire a comando.
LUI Delinquente!
LEI Non ci sarà più tempo.
CHIR. Dice che alluomo piace possedere la donna con la forza.
LUI Criminale!
LEI Certo, con violenza. Se non ora quando.
CHIR. (Alzando un po il bisturi, indietreggiando). Che gusto cè? Cè tempo.
LUI Stupratore! Regressivo!
LEI (Laccenno di danza tende a farsi avanzata minacciosa). Aspetti? Cosa ti credi? Chi credi di essere? E ora guardatelo…
LUI Incubo… Finirà lanestesia?
LEI Non la vuoi la mia sessa, non la vuoi la mia?
LUI Finita lanestesia?
LEI Te la regalo.
Il Chirurgo arretra e brandisce il bisturi ancora più in alto.
LEI Cosa aspetti? Tardi? Stanco? (Aggressiva, danza). Basta. Vigliacco. Ecco la tua forza. Esci. Vattene.
CHIRURGO (Brandendo il bisturi, lo rotea. Colpito dalla luce, esso sfolgora. Luomo indietreggia). Sono vecchio, sono vecchio io, ma durerà; io durerò, io resterò sempre per il patto. Un patto è un patto.
LUI Che merda…
LEI Che merde. Vigliacchi. Ora sì la violenza fa effetto. Ora lo so, stronzi!
10. Etica uguale bellezza
NARRATORE
La persona a cui tendevi la mano tremolante la mano per chiedere lelemosina. Una donna. Giovane. Si fermò per osservare attentamente lo stato, la condizione della richiesta. Il mendicante, lacero e sporco come si conviene stava seduto addossato. “Una moneta”. “Non ne ho. Non ho niente”. “Dammi qualcosa che hai”. E Lei si fermò. “Una moneta”, implora in litania quella mano. Lei si sbottona la camicetta. La mano è tesa. Non minaccia e non chiede. Lei prende in mano la mano, la bacia poi la fa sgusciare fra le dune dei suoi seni e la copre e la preme. Sul ventre se la fa scivolare attorno allombelico, un formicolio le dita e le fa scendere ancora fin dentro lumore scuro del suo dono, fino a quella fonte di presunta acqua pura a cui nessuno avrà potuto bere finora.
LEI Quante puttanate. Neppure gli studi neuro e psico-fisici, studi di magia e alchimia, hanno potuto appurare il funzionamento misterioso della memoria emotiva, della memoria mitica. Ciascuno di noi, allora, se ci riuscisse bene a fissare il suo ricordo, potrebbe diventare, incarnare un eroe: come quelli greci, come quelli di Omero o di Eschilo, che so… Anche loro, sono uninvenzione. Fissati prima. Prima del tempo.
NARRATORE Essieh,prima… prima delleternità?!
Non è una leggenda metropolitana, è una forzatura, unestensione del mito, magari, o del tabù della verginità mistica, impossibile e generosa, dellossimoro estremo del dovere, della grazia e del pudore…
Purtroppo, allontanandosi felice Lei per la bella azione, lascia scontento il sedente, querulo irato: “La mia moneta! La mia…”, continua a strillare il mentecatto. Lei fugge, sconsolata: “Ma se ti ho dato tutto e di più”. Il mendicante continuava a mendicare. La voce non dice se, la disperata, si tolse la vita o che.
Intermezzo dimmagini.
NARRATORE
Dunque dovete sapere che Lei faceva la spogliarellista, certamente era tornata, aveva ripreso, si spogliava dimenava in un night club. Lo faceva, sentendosi bella; approfittava del potere per guadagnare. Anche se qualcuno degli habitués dava unaltra versione, questa qua: “La ragazza, Lei, si sapeva tanto bella che se ne vergognava. Tutti quegli uomini disposti a rovinarsi per vederla che si veste e si spoglia – sì, perché a volte si presentava nuda e usciva vestita – le facevano paura. La paura degli altri, così tanti, così brutti stravolti, la possibilità, sua, di dire sì no; di negarsi e farli morire quando si donava. Sempre con la morte, era certa, andava a finire. E per il fatto che venivano da lontano, a vederla, si prenotavano, era tremendo: giusto pagare il biglietto, fare i regali, giusto. Ma lattenzione, quello sperdimento che nulla conta più, lasciarsi andare e pensare che in fondo la morte ti aspetta. Come a me, pensava Lei: se continua il male…
LEI Se continua il male, finisco morta come loro: loro per godere la beltà, quella che credono assoluta… Io, per farla godere finché è svanita, per me, in fondo, laggiù in fondo alla vita.
NARRATORE La versione è di un habitué, un fan, un innamorato o un maniaco, un ultras. Il più credibile di tutti: Lei a lui non ha mai dato niente, oltre limmagine.
Intermezzo dimmagini.
NARRATORE A cosa serve la bellezza? Morale o immorale? A-morale? Cosa conta?
LEI La bellezza fa bene.
LUI La bellezza è peccato.
LEI La bellezza dà gioia.
LUI La bellezza è un troiaio.
LEI Ti spinge in alto la bellezza.
LUI Ti sprofonda nel fango.
LEI Se vedi bello senti buono.
LUI Puzza e ti smerda.
LEI Dove la metti la mistica?
LUI Fammi ridere.
LEI La bellezza è la sua guida, nellascesi.
LUI La bellezza nascerà dalla bella forma e da corrispondenza del tutto alle parti, dalle parti fra loro e di quelle al tutto. Con ciò sia cosa che…
LEI Con ciò sia cosa che davanti alla bellezza luomo diventa un coniglio.
LUI La donna una porca baldracca.
LEI E per la beltà di quellintiero e ben tornito corpo luno membro allaltro convenga et che le membra tutte siano luna allaltra necessarie.
LUI Per me, bellezza o donna è lo stesso.
LEI Ma dai, per te la donna è lessere che più rimanda la sua ombra…
LUI …oppure la sua luce, a seconda.
LEI … sui vostri sogni. Maschili.
LUI Femminili.
LEI Sii sincero, prova, chiudi gli occhi.
LUI Perdo contatto, alla deriva. La testa mi gira.
LEI Calmo. Rilassati. Lo vedi…
LUI Sì quanto mi costi bellezza sua.
LEI Ma la mia no, non paghi un euro.
LUI Tua… Mia…
LEI Non cè forma senza armonia.
LUI Tempo di pena ora dellaffanno, bellarmonia!
LEI Non cè donna senza grazia.
LUI Non cè amore senza bella donna.
LEI Vallo a dire ai froci.
LUI Pacificazione amorosa, ma leffetto è sempre ansiogeno.
LEI Londa col tempo si placa.
LUI Basta sublimare.
LEI La carne non basta.
LUI Ma la beltà è solo inganno.
LEI Ti dà la spinta per migliorare.
LUI Una gran delusione, va dritta dritta alla vecchiaia.
LEI È più reale del reale.
LUI È gran ruffiana la beltà.
LEI È quella che ti fa scrivere poesie.
LUI Quando tu scrivi per lei le poesie, laltro, facci caso, se la scopa,lei.
Lei fa unazione mimica.
CHIR. Insomma, guarda, non vedi che teatro? Avanti con la scena.
LUI “Cupido, che giova ‘l sospirar
povero core le pene dellalma.
Cupido, se vedi concedi
Al mio cor la quiete
Allalma almeno ‘l vero amor”.
LEI La bellezza ti manda in estasi.
LUI La bellezza è violenta.
LEI Prova ne sia…
LUI e LEI La gelosia.
LEI La bellezza è violenza.
LUI La bellezza ti acceca.
Lei danza.
LUI La sua danza è come unansia in forma… matematica.
CHIR. La forma in ‘sto caso è… sostanza.
Lei continua la danza.
LUI È istinto di morte, annientamento.
LEI Piuttosto di non goderla, tu la uccidi.
LUI Uccidi lei.
LEI Oppure resti a contemplarla.
Lei continua a danzare.
LUI Forse non basta.
CHIR. Qui stiamo impazzendo.
Lei, danzando, manda lampi dal seno.
11. Gioco del doppio, ovvero Il doppiogioco
LUI A me, quasi veggente – ma il fenomeno è noto… sogno ad occhi aperti – è dato vedere unazione, un movimento strano: nevrosi, gesti significativi, il gioco delle tre carte, il gioco dei tre oggetti. E in ciascun oggetto è come se ogni persona rivivesse il suo doppio. Così, ad esempio:
CHIR. Schizofrenia.
LUI Rapporto doloroso, angoscia di relazione col sé.
CHIR. Sdoppiamento. Paranoia.
LUI La penna, la matita, la gomma.
CHIR. (Nel ruolo della Penna) Oggetti correlati, autonomi apparentemente. Io sono la penna e scrivo e traccio, disegno la figura, il contorno.
LEI (La Matita) Io sono la matita io faccio lombra, tratteggio il buio.
LUI (La Gomma) Io che sono la gomma, passo sul buio e lo riporto al bianco.
LEI Ma io di nuovo tratteggio e riempio.
LUI E io passo e ripasso…
CHIR. Io redigo il progetto.
LUI … e sbianco.
LEI Io faccio il nero più nero più profondo.
CHIR. Io trascrivo il mio rapporto.
LUI E io cancello nuovamente.
I tre “Oggetti” interagiscono, assumendo valenza di personaggi, vivi nella vicenda onirica, quindi nella rappresentazione scenica.
PENNA La penna scrive, incide: bisturi, ago e aspiratore di sangue.
MATITA Io ti faccio il ritratto: lidentikit non mente.
GOMMA Mi ci vorranno poche passate soltanto per fare pagina bianca.
MATITA Fatto lidentikit, ti riconoscono ti prendono ti schiaffano dentro.
PENNA Fattelo a te lidentikit e vedi che spavento.
MATITA Io me lo faccio allo specchio.
GOMMA Stavolta devo aspettare, la storia va alle lunghe.
MATITA (Traccia segni). Davanti al mio sguardo, il corpo è consumo e godimento.
PENNA Perciò ti dico: guardati allo specchio.
MATITA Voltare le spalle alle passioni è la malattia del nostro tempo.
GOMMA Il nostro tempo. Quale tempo (Lui, uscendo lentamente dalla rêverie). Sono rincoglionito… al punto che di notte devo chiudere gli occhi per poterti vedere, riconoscerti; premere le mani sulle orecchie per poterti udire.
Musica.
LUI Ora, però, lincubo anestesia è finito.
CHIR. Certo: durata standard (Consulta lorologio). Lacrime asciugate…
LUI Sangue, latte: non si piange pure se li hai versati.
LEI Come la vedi la notte?
LUI Chiara, piuttosto chiara.
Musica.
Epilogo
NARRATORE
Agenzia dellultima ora: “Una donna è stata colpita dal fulmine ed è stata rinvenuta senza vita durante il violento temporale che si è abbattuto su Bellanotte, il quartiere a luci rosse della nostra città. Una nota pornostar dello strep-tease sarebbe la giovane e già compianta vittima dellinfausto evento. Permangono non chiarite le circostanze su luogo ora sul punto del corpo raggiunto dal fenomeno naturale”.
Emilio Fede, appresa la notizia, avrebbe commentato: “Non è moralismo il mio per carità, ma in caso di esibizionismo, perché di esibizionismo acclarato si tratta, i rischi si potrebbero anche un attimino prevedere – di esporsi così dico – andrebbero messi in conto… Chi se la va a cercare, niente, non aggiungo altro”.
Musica.
NARRATORE Lallusione allo spirito e alla carne apre lipotesi di conciliazione dei contrari, ossimoro eterno.
LEI (Azioni mimiche). Non si può perdonare la bellezza, per tutte le guerre che accende.
NARRATORE Bene e male, la bellezza che si chiude in bellezza. La nudità in metafora, passaggio e purificazione. Finora intesa come eccitazione e desiderio, è presentata come tale.
Dobbiamo salire nudi al cielo.
LEI (Azioni mimiche). Dobbiamo salire nudi al cielo. Dobbiamo scendere nudi nella terra.
Chi ha dovuto fondersi nel crogiolo ha sentito lanima separarsi dal corpo lanima dal grido nel silenzio il corpo
E sono uscita anchio dalla fiamma bianca
Così ho colto e celebrato la mia vittoria.
Mostra il seno. Vampata luminosa, sfolgorante.
Fino allultimo istante, Lei sarà stata amata
damore umano, il più grande sulla terra. Animula
vagula blandula… Piccola anima smarrita
compagna ospite del corpo
ora tappresti a scendere nei luoghi
ardui inattesi e spogli dove
non godrai mai più di incontri amici.
Guardiamo (Al pubblico). Guardate ancora un istante le rive Familiari le cose ultime alla fine
Cerchiamo di entrare nella morte
Ad occhi aperti.
Lei danza.
NARRATORE Eccoci alla fine della favola. E dato che né io né loro
- né tantomeno voi - eravamo presenti ai fatti, nessuno è obbligato a crederci.
(Lei fa eco al Narratore). Piccola anima smarrita, niente rimpianti. Bisogna fare monumenti agli eroi ai cavalieri e ai santi. Ci vogliono statue per le ballerine, le puttane; bisogna farne alle pasionarie e alle rock-star. Al popolo alla gente piacciono così tanto.
Bene, avanti! Applausi! Forza, applaudite! Ci vuole luce sul corpo dellattore.
La danzatrice ha bisogno di calore, fuoco.
Per farsi fiamma la sua storia, di fuoco la sua la nostra storia.
Dai capezzoli, lampi.
F I N E
A posteriori. Nota dellautore
Scoperta casualmente una “maschera” odierna originale, molto ironica ed esibizionista, nelle terrecotte di M. R., plasmate e smaltate, mè venuta in mente unazione teatrale per tale figura, ma non per leventuale personaggio da essa ricavabile, come può o può essere successo con certi eroi del fumetto (da Copi e da Corto Maltese ai Puffi) portati in teatro. Teatro di “figura”, inteso come personaggio non psicologico, ma veicolo di opzioni figurative, metaforiche, esistenziali. Certo, qui il movente esistenziale, del cancro che colpisce la giovane bella donna, nella sua realtà statistica vale quanto vale. Subito prevale (dovrebbe prevalere) la storia inventata di un rapporto interpersonale, a due, tre (o quattro), tipico e persino convenzionale in teatro. Allora, questa Lei protagonista, è la Donna, a partire dalloggi, ma non soltanto. Il suo eterno femminino si rappresenta qui nella ragazza “normale” dorigini normali, che sceglie larte per esprimersi e in certo senso, prostituisce la bellezza. Poi la recupera e la esalta – con artificio e barocchismi – nel gioco scenico, sempre presente quale misura e criterio di valore. Inoltre, intenta certi rapporti un po intellettualistici fra bellezza e morale, cifra ricorrente nellarte del Novecento: lasciando intendere, qui ancora, che lestetica dovrebbe vincere letica.
Ne deriva un disagio, un impaccio al teatrante, attore e/o regista: come trattare, incarnare il testo? Così antipsicologico, irreale, assurdo; e letterario. Non si parla vero a teatro, si parla convenzionale, con una deriva verso la poesia, fatta di amalgama fra linguaggi, conviventi in registri contraddittori e a sbalzi, non imitatori comunque della vita comune. Gli autori ispiratori, talvolta citati, sono forse riconoscibili in Claudel e Kwahulé, Eliot e Brecht.
Scrittura da rivivere personalmente, autonomamente, prima di qualunque messa in scena.
G. P., giugno 2010.
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