Profondo conoscitore dei Balletti Russi di Diaghilev e appassionato cultore delluniverso poetico di Vaslav Nijinskij, John Neumeier non poteva esimersi dal rinnovare, a poco più di cento anni dalla nascita della compagnia diaghileviana, il suo tributo a questa fondamentale avanguardia coreutica che ha segnato la tradizione ballettistica occidentale e il suo iter coreografico.
Attesissimo dunque in Italia larrivo al Ravenna Festival di Hommage aux Ballets Russes, lo spettacolo che riunisce quattro titoli firmati da Neumeier e ispirati allepopea dellimpresario russo. A portare in scena Vaslaw, Night and Echo, Laprès-midi dun faune, Le Sacre, è il formidabile Hamburg Ballet, lorganico diretto dal 1973 dallartista americano e perfetta emanazione del suo modo di intendere e fare danza. Quella danza che – secondo John – fra tutte le espressioni artistiche è «lunica ad avere allo stesso tempo luomo come soggetto e come strumento».
Un momento dello spettacolo
E questo assioma neumeieriano, se è il principio-base del suo pensiero creante, è anche lelemento che lega e rende inconfondibile il Balletto dAmburgo di cui saltano agli occhi la complicità, luniformità, la coesione, unite alla consapevolezza di essere un tuttuno con il maestro-direttore e di essere protagonista, a distanza di decenni, di un altro importante momento storico della danza occidentale. Al Palazzo Mauro De Andrè di Ravenna il pubblico ha assistito ad una serata memorabile che alla fine, fra applausi calorosi e spontanee ovazioni, ha visto laureare Primo Ballerino della compagnia il biondo e apollineo Edvin Revazov, indimenticabile Tazio di Tod in Venedig alla Fenice nel 2009 e qui creatura misteriosa in LAprès-midi dun faune.
Hommage aux Ballets Russes si apre con la prima italiana di Vaslaw, un lavoro del 1979 dedicato a Nijinskij, in cui Neumeier utilizza alcuni brani di Bach scelti dallo stesso danzatore russo per un balletto barocco che non vide mai la luce. Costruito simmetricamente su soli, passi a due e passi a tre, Vaslaw è una creazione astratta allinsegna dellesprit de géométrie pascaliano in perfetta sintonia con la sarabanda, il minuetto, la gavotta, lallemanda, la giga di Bach e che qui, eseguite al pianoforte da Monica Santini, diventano loccasione per rievocare lanima di Vaslaw. Quellanima che è tornata ad affascinare Neumeier in Nijinskij, un dance drama del 2000 e in La Pavillon de Armide del 2009.
Un momento dello spettacolo
Leccelso Alexandre Riabko incarna lo spirito del grande ballerino attraverso gesti, figure, atteggiamenti, che lo resero famoso, ma poi questa voluta rimembranza si perde lasciando spazio alla “pura danza”, risposta al “puro suono” delle danze di Bach. Ecco che allora nel florilegio di legati, figurazioni, pose di stampo classico-moderno, Riabko, Anna Laudere, Dario Franconi, Carolina Augero, Kiran West, Catherine Dumont, Peter Dingle, Patricia Tichy, Hélène Bouchet e Carsten Jung, realizzano limpossibile ma fascinoso sogno di un redivivo Nijinskij. E a proposito di atmosfere oniriche LAprès-midi dun faune del 1996 è unoriginale reinterpretazione del leggendario e scandaloso Après-midi dun faune creato da Nijinskij nel 1912 su musica di Debussy.
Anche in questo caso il coreografo americano trova un aggancio con larchetipo, dove il fauno sogna di congiungersi con la Ninfa, ma trasporta il suo Après-midi in un assolato pomeriggio ellenico con tanto di statua greca adagiata a terra. Qui un giovane – lelegante Otto Bubeníček, che ricorda un pastore bucolico dellera moderna – è assopito per la calura. Allimprovviso spunta, come uscito dalla statua, un giovane bellissimo, il ‘laureato Revazov, che lo sveglia sfiorandolo con un grappolo duva e lo spinge tra le braccia di una donna, la suadente Joëlle Boulogne, che appare sullo sfondo. Proiezione forse del desiderio delluomo o emanazione della bellezza e sensualità della stessa Natura.
Da lì, in un intrecciarsi continuo di duetti e terzetti neoclassici, i tre danno vita ad un vorticoso gioco erotico, omo ed eterosessuale, fino a che tutto si placa e il ‘pastore torna a dormire o, se si preferisce, a sognare. Una specie di sogno, che in parte si realizza, può considerarsi anche Night and Echo in quanto John utilizza la musica di Igor Markevitch che, a sua volta, aveva scelto Diaghilev per un balletto che restò nel cassetto del direttore dei Balletti Russi.
Un momento dello spettacolo
Presentato in prima italiana e coreografato da Neumeier per il XXXV Nijinskij Gala del 2009, Night and Echo è un duetto classico-romantico con Hélène Bouchet e Thiago Bordin, entrambi coronati con il “Prix Benois de la Danse” 2010. Lei, bella e seducente, balla assecondata da una lunga gonna, lui, elegante in pantaloni scuri, riuscirà a catturarla in un turbinio di passaggi ed asimmetriche evoluzioni in cui la purezza formale si sposa al nitore dello stile neumeieriano. Uno stile che traspare in tutta la sua possanza anche nel tragico e mortifero Le Sacre del 1972, una rivisitazione della celeberrima Le Sacre du Printemps di Stravinskij coreografata da Nijinskij nel 1913.
Neumier, erede della grande lezione della modern dance americana, fa appello a tutta la potenza espressiva di una «danza materica e materiata» per esprimere la ribellione delluomo contro la violenza e la morte, rappresentate fin dallinizio da un corpo adagiato a terra. Caratterizzato dalla coralità e dal forte impatto visivo, che va di pari passo con quello acustico stravinskijano, questo Sacre vede in scena danzatori in calzamaglia color carne e tra gruppi di movimento che si compattano e si disgregano, il balletto scorre veloce in una furiosa gestualità primitiva, tellurica, che ha il suo momento clou nellemozionate assolo finale dellEletta. Una magnifica Patricia Tichy che nel parossistico addensarsi di contorsioni convulse lotta tenacemente contro il suo destino fino a che, arrivata allo stremo, si accascia mettendo fine con il buio a questo incredibile ma coinvolgente tour de force.
|
|