drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

Feste e rituali amorosi nella Firenze quattrocentesca

di Giacomo Villa
  Cassone Adimari, tavola, 1450, Firenze, Galleria dell'Accademia (particolare)
Data di pubblicazione su web 20/07/2010  

Con la mostra Virtù d’amore. Pittura nuziale nel Quattrocento fiorentino, Firenze celebra il ruolo che le botteghe di artigiani e pittori ebbero nel corso del XV secolo. Lo fa attraverso un piccolo ma significativo percorso, alla scoperta degli arredi da camera del Quattrocento, straordinari manufatti artistici e al tempo stesso oggetti di alto valore simbolico, i cosiddetti cassoni, o “forzieri”, per usare un termine più esatto, dal momento che così venivano chiamati nei documenti dell’epoca.

Cassone Adimari, tavola, 1450, Firenze, Galleria dell'Accademia (particolare)
 

Minuziosamente decorati dalle esperte mani di “forzerinai o cofanai”, iscritti, come molti pittori, all’Arte dei Medici e degli Speziali o a quella dei Legnaioli, i cassoni trovavano spazio nelle camere nuziali delle famiglie fiorentine come arredo e al tempo stesso come luogo riposto, dove conservare le cose di maggior pregio, come stoffe, coperte o abiti. Il dipinto che trovava spazio sul fronte del cassone poteva essere d’argomento mitologico o biblico (con storie edificanti, che ricordavano ai coniugi la virtù d’amore, appunto), storico e guerresco, con la pittura, in senso celebrativo, delle gesta della famiglia dello sposo, oppure d’argomento letterario (importante la diffusione della storia di Griselda tratta dal Decameron boccaccesco); poteva raffigurare, infine, alcune scene tratte dalla complessa ritualità amorosa propria del XV secolo, proponendo situazioni tipicizzate come lo scambio dell’anello o le feste per l’avvenuto fidanzamento, come nel cassone Adimari, sicuramente il più importante e famoso manufatto in esposizione.

Jacopo Del Sellaio, Storie di Ester, tavola, 1485,
 Firenze, Galleria degli Uffizi
 

In virtù di questa varietà e complessità di significati che l’oggetto porta con sé, la mostra può essere letta attraverso piani interpretativi differenti: in primo luogo figurativo, riconoscendo pieno valore artistico a questi manufatti, decorati dalle mani di artigiani, artisti e pittori, in un rapporto osmotico con alcuni fra gli artisti più conosciuti del tempo (in mostra ci sono numerosi cassoni istoriati dipinti da Filippino Lippi o da Botticelli). Un’altra chiave di lettura porta il visitatore a collocare storicamente l’oggetto in rapporto con la sociatà del tempo: il cassone si inseriva in una serie di celebrazioni e rituali d’amore che poco hanno a che fare con l’odierna e compassata idea mercificata di nozze; anche il matrimonio aveva le sue regole e le sue convenzioni, si andava dalle più o meno segrete trattative tra le famiglie sull’entità della dote, condotte a volte tramite il sensale, a cui faceva seguito un primo accordo matrimoniale privato, fissato per iscritto e suggellato da una stretta di mano (è il rituale dell’”impalmamento”, secondo cui il padre o chi esercita la potestà “impalma” la giovane, promettendola al futuro sposo). A questo seguiva il dono da parte dello sposo di un oggetto prezioso (una cintura, un forzierino, simbolico oggetto della virtù femminile) e il “giuramento grande” o “giure”, che consisteva nella definizione davanti ad un notaio dell’ammontare della dote e nella scelta della data per le nozze. Veniva poi la cerimonia dell’”inanellamento”, detta anche dai giuristi matrimonium, con gli sposi per la prima volta uniti insieme a scambiarsi reciprocamente l’anello nuziale, al cospetto dei parenti, nella casa del padre della giovane, che la consegnava al marito. Nel Quattrocento era questo reciproco consenso degli sposi alle nozze a renderle valide; la presenza di un sacerdote non era richiesta, lo sarà solo successivamente al Concilio di Trento, quando il rito assumerà quel contorno religioso che ancora oggi è prevalente.

Due tavole dal cassone raffigurante le Nozze di Peleo e Teti,
 1490, Parigi, Musée du Louvre
 

Il piano letterario consente di rintracciare alcune fonti usate dai forzerinai nella decorazione dei cassoni: fonti bibliche, storiche, con la prevalenza nei soggetti delle storie di Lucrezia d’età romana o scene di battaglia ispirate ad avvenimenti contemporanei, come la battaglia di Anghiari, o la presa di Napoli da parte di Alfonso d’Aragona, mitologiche (Peleo e Teti d’ovidiana memoria, soprattutto, ma anche il giudizio di Paride); non meno interessanti i cassoni che riportano gli stemmi delle casate o quelli ispirati ai Trionfi del Petrarca. La storiografia recente ha chiarito anche, e soprattutto direi, in questa sede, il valore di testimonianza spettacolare che questi cassoni e deschi da parto portano con sé; le scene dipinte, con tutto il distacco critico e l’estrema prudenza storica, possono essere estremamente importanti se considerate fonti iconografiche d’importanza spettacolare. Ecco quindi le scene dei musici e di danze che animano il Cassone Adimari (1450 circa) di Giovanni di Ser Giovanni, detto Lo Scheggia: una prospettica veduta di una città, che lo stemma gigliato, la loggia brunelleschiana di destra e la costruzione simile al Battistero, farebbero identificare quasi sicuramente con Firenze, in cui, sotto un telo bianco e rosso, accompagnati dalla musica di suonatori, ballano queste coppie di giovani, vestiti con stoffe preziose.

Francesco di Stefano detto Il Pesellino,
Episodi della storia di Griselda (Gualtieri e i cittadini del Saluzzo),
tavola, 1445-1450, Bergamo, Galleria dell'Accademia Carrara
 

Motivi letterari compaiono anche nel cassone dipinto da Giovanni di Marco, detto Giovanni dal Ponte, con episodi del Teseida di Boccaccio, ispirato alle vicende epiche del ciclo tebano (con la scena centrale dell’inanellamento, che ricorda tanto il soggetto religioso dello sposalizio della Vergine), o in quello, dipinto dalla bottega di Apollonio di Giovanni recante le storie di Enea (1460-1465); ancora, le storie di Ester (1485) di Jacopo del Sellaio, tratte dalla Bibbia, dipinte su cinque pannelli che dovevano far parte, secondo la recente critica, di un “lettuccio” da camera, offrono lo spunto per una riflessione: quanto il dipinto è debitore (e viceversa), nelle scene del banchetto, con i musici e le danze, di suggestioni ed echi provenienti dalla Sacra Rappresentazione di analogo soggetto, molto popolare all’epoca a Firenze? Raffinati nel gusto ancora un po’ tardogotico i frammenti di cassone nuziale con Episodi della storia di Griselda (1445-1450 circa) di Francesco di Stefano detto il Pesellino.

Botticelli, Storie di Virginia Romana,
tavola, 1550, Bergamo, Galleria dell'Accademia Carrara
 

Il mito ovidiano è graziosamente raffigurato nelle Nozze di Peleo e Teti (1490 circa) di Bartolomeo di Giovanni: forme tondeggianti e senso del movimento si ritrovano in questi due pannelli, raffiguranti il corteo e le nozze. Scene bucoliche e ampie vedute di paesaggi incorniciano le tavole di Jacopo del Sellaio con le Storie di Orfeo ed Euridice (1490). I dipinti di di Botticelli, con episodi della storia di Lucrezia e di Virginia Romana (1500 circa) dovevano far parte di un complesso decorativo destinato alla camera nuziale di una casa privata, così come quelle di analogo argomento di Filippino Lippi.

In mostra anche alcuni deschi da parto, manufatti augurali che celebravano la “fase seconda” delle nozze, con la nascita dell’erede: ispirati al mito, come quello recante il Giudizio di Paride (1420-1425) o agli eventi più familiari, come la scena di nascita dello Scheggia (1430-1440).

Concettualmente complessa, sicuramente bene organizzata e disposta, la mostra paga un po’ lo scotto di trovarsi in una sede espositiva in cui, specialmente in questa stagione, per entrare ci vogliono almeno due ore di coda, salvo prenotazioni o pregevoli iniziative, come l’entrata “speciale”, in orario serale, riservata ai residenti di Firenze e provincia, di cui ha approfittato chi scrive.

 




Giovanni dal Ponte, Episodi del Teseida, tavola,XV sec., La Spezia, Museo Civico


 

 


 

 

 

 

 

 

 


 

Filippino Lippi, Storie di Lucrezia e Virginia Romana, tavola, 1478-80, Firenze, Galleria Palatina




 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Pittore fiorentino, Trionfi, tavola, 1468, Trieste, Museo Petrarchesco Piccolomineo



 

 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013