1849: una rivolta popolare costringe il papa Pio IX a fuggire a Gaeta, gli insorti proclamano la Repubblica Romana. Viene promulgata la Carta dei diritti e dei doveri che fa respirare aria nuova agli italiani. La possibilità di essere liberi sembra per la prima volta tramutarsi in realtà. È unillusione, dura solo cinque mesi, ma schiude la speranza al popolo e getta le basi per le future costituzioni. Marco Baliani, attore e regista impegnato in un teatro di narrazione e di impegno civile, ci racconta questo momento storico nello spettacolo La Repubblica di un solo giorno, presentato al Napoli Teatro Festival Italia. Anche per questo evento viene scelta unambientazione incantevole: il Real Albergo dei Poveri. Costruito alla metà del Settecento per ordine del re per accogliere la parte più povera della popolazione, ledificio ha assunto negli anni diverse funzioni (Scuola di Musica, scuola per sordomuti, Centro di Rieducazione Minorile, cinema, palestra, Vigili del Fuoco, Archivio di Stato) ed ha subito danni e crolli (non ultimo il terremoto del 1980). Oggi è in fase di restauro ed ospita la sede di alcune associazioni nonché gli spettacoli del Festival.
Renata Mezenov Sa
È tra le ampie mura settecentesche che si svolge lazione, da una finestra in alto Mirto Baliani laccompagna con il contrabbasso. Intorno ad una barricata di mobilia e materassi le storie di patrioti si intrecciano tra loro: una nobile (Patrizia Bollini) ed una prostituta (Naike Anna Silipo) organizzano lospedale per curare i feriti, un soldato francese (Simone Faloppa) tradisce il suo esercito in nome della giustizia, un ladruncolo (Alexandre Vella) simmola per la rivoluzione, gli idealisti liberali (Gabriele Duma, Mariano Nieddu) discutono sui nuovi valori, mentre i giovani morti per la patria vengono pianti dai loro familiari (Daria Deflorian). La scena si apre con il canto di Renata Mezenov Sa che incarna “lo spirito della rivoluzione” e si muove leggiadra tra i personaggi. A terra la bandiera italiana con ricamato “Dio e Popolo”, ideale di Mazzini, capo politico dellimpresa.
Alexandre Vella, Renata Mezenov Sa e Naike Anna Silipo
Sotto la bandiera Pulcinella e Arlecchino, simboli di unItalia unita, introducono lo spettacolo. Ad atti di guerriglia si alternano riflessioni sulle nuove leggi democratiche, ponendo in evidenza il senso della rivoluzione: la costruzione di un mondo nuovo e non una vendetta verso gli invasori. La citazione di lettere di soldati ai propri familiari viene intervallata da coreografie collettive degli attori diretti dal nuovo “Spirito” (Mezenov Sa). Spiccano le memorie di Goffredo Mameli, morto a soli 21 anni per uninfezione causata da una ferita da baionetta non grave. Le note del suo Canto deglItaliani (del 1847, noto come Inno di Mameli) si stagliano nellaria quando la Repubblica cade sotto lassalto delle truppe francesi che riportano lordine e riconsegnano la città al papa. Il sogno è finito, un lenzuolo bianco ricopre ogni cosa. «Tutto tornerà come prima»: si avverano le parole minacciose pronunciate dal papalino (Alessio Piazza) durante la rivolta.
Una scena dello spettacolo
Roma verrà liberata da Garibaldi tredici anni dopo, lo spirito dellUnità non sarà lo stesso. Arlecchino spiega ironicamente a Pulcinella: «la democrazia è roba da signori», per il popolo poco cambia.
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