Nel 2008 tre autori di romanzi sono stati chiamati a Napoli per confrontarsi con la scrittura teatrale e dar vita a tre testi commissionati dal Napoli Teatro Festival, in base alle suggestioni derivanti dal loro soggiorno nella città partenopea. Uno di questi è Mezza-porta dello scrittore irlandese Colum McCann, vincitore del National Book Award nel 2009 con il suo romanzo Let The Great World Spin.
Alessandra Borgia, Gradini del Petraio
Ciò che ha ispirato questo testo è il “basso” napoletano, tipica abitazione popolare a piano terra. Solitamente i suoi abitanti si affacciano sul vicolo dalla porta-finestra che fa anche da uscio, caratterizzata dalla parte inferiore quasi sempre chiusa. Da qui il titolo, anche se in esso si nasconde un significato più profondo: la “mezza porta” è quella parte di anima che il prete irlandese Corrigan (Eddie Roberts, gallese) mantiene chiusa a causa di vecchie ferite; laltra metà corrisponde alla “porta aperta” offerta agli emarginati a cui si dedica e che vivono nel quartiere del Petraio (dove è ambientata la scena), soprattutto la prostituta Angela (Alessandra Borgia) e la figlia Rina (Francesca Muoio), altre identità spaccate in due. La quiete apparente di questa vita difficile è sconvolta tragicamente dallarrivo del fratello di Corrigan, Patrick (Aidan McCann, irlandese).
Una scena dello spettacolo
Interessante nello spettacolo è luso del luogo: i gradoni del Petraio (chiamato così per la natura pietrosa del territorio), che collegano il quartiere alto del Vomero con quello di Chiaia, risalgono al XVI-XVII secolo e fanno parte del complesso sistema di vie pedonali a gradinate (la Pedamentina) della città. Durante la rappresentazione il vicolo continua a vivere con il via vai di passanti che salgono e scendono le scale e con gli abitanti della zona affacciati alle finestre. La lettura scenica è affidata allattore-regista Claudio Di Palma, il quale modifica il testo per meglio adattarlo alla realtà napoletana: nel contrasto linguistico con linglese, litaliano viene sostituito dal dialetto. Pochi elementi scenici ed ombrelli neri che richiamano le alluvioni che più volte hanno distrutto gran parte delle discese della città. Il tutto accompagnato dalle musiche originali del saxista Valerio Virzo.
Alessandra Borgia e Francesca Muoio
Lo dice Angela nel racconto iniziale che fa da prologo alla breve storia narrata (50 minuti appena): «quella strada è tutto, è vita, è degrado, è padre, è madre», amata e odiata, strada di peccatori e di emarginati. Un quadro che lirlandese ben dipinge per raffigurare una realtà simile a quelle tuttora presenti a Napoli. Quale luogo ideale per far emergere nei due stranieri rabbia, violenza e risentimento? Laddove, come afferma lo stesso Corrigan, «Dio si fa conoscere per la sua assenza».
|
|