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Anatema su Sanremo - bis

di Roberto Fedi
  Domenico Modugno, Nilla Pizzi e Johnny Dorelli (Festival di Sanremo 1958)
Data di pubblicazione su web 04/02/2004  
Non chiedeteci di vedere, e quindi recensire, Sanremo. Lo sappiamo bene che quest'anno sarà una "svolta" (parola di Paolo Gambescia, direttore del 'Messaggero'); lo sappiamo che sarà un "mettersi in gioco" (parola di Adriano Pappalardo, noto opinionista della Rai); lo sappiamo che tutti gli "artisti" (pardon) che vi parteciperanno hanno detto che sarà "un altro Sanremo"; lo sappiamo che Tony Renis è un grande (l'hanno detto tutti) e che è un bravissimo ragazzo (l'ha detto Trapattoni, noto maître à penser). E allora?

E allora noi restiamo della stessa opinione dell'anno scorso (Anatema su Sanremo): non lo vedremo. A nostro immodesto parere bisogna pur scegliere, nella vita; bisogna essere uomini (e anche donne, naturalmente) di carattere. È inutile tirar giù botte sulla televisione, sui riti fasulli, sulla incapacità della stessa di 'fare cultura' (almeno un po'), sulle taroccature d'ogni genere, sul becerume che imperversa su tutti i poli (televisivi), e poi mettersi come inebetiti davanti al video con tutta la famiglia a bersi Sanremo. Diciamo la verità: non si può.

Un paio di obiezioni allora potrebbero sorgere spontanee: scusi, ma forse quest'anno sarà un grande spettacolo. Non ci sono forse 81-orchestrali-81 in scena come a Hollywood? Non c'è stata una selezione capillare di "giovani artisti"? E questi addirittura non si sono riuniti per giorni & giorni nella Celebre-Scuola-di-Mogol (caspita!), il CET- Centro Europeo Toscolano dalle parti dell'Umbria, per fare 'stages' (da pronunciare rigorosamente 'steigs', naturalmente) a tutto spiano e per capire come si diventa artisti all'americana come Frank Sinatra?

Sembra di sì. E allora? Allora c'è capitato di vedere, sabato 31 gennaio su Rai Uno alle 16, l'istruttivo programmino-lancio Sanremo ci siamo. Dove per un'ora volenterosi giornalisti e opinionisti intervistati ad hoc (anche Charlton Heston! e dove l'hanno trovato?), e volenterosissimi conduttori Tv ci hanno illustrato le meraviglie dei "giovani artisti" riuniti nel ritiro del Centro di Mogol, definito a più riprese addirittura "scrittore". Intervistandoli tutti, dedicando loro piccoli special filmati, facendoceli vedere in tutte le pose e confessandoli come, più o meno, al Grande fratello. Infatti, se uno avesse acceso la Tv per caso, sembrava proprio di essere nella famigerata 'casa', in cui vari poveri di spirito cercano di convincerci che sono, invece, spiritosi. Oppure nello Yucatan, dove (cose da pazzi) una stanca dozzina di Nessuno da un po' sta giocando alla triste e noiosissima imitazione dell'Isola dei famosi (La talpa, Rai Due, venerdì), condotti in studio da una Amanda Lear che sembra, lei sì, la sua imitazione meno femminile.

Insomma: una noia, una melassa di frasi fatte, un parlottio di scempiaggini, un darsi pacche sulla schiena, un ridere senza respiro, un ripetere che è un'esperienza fortissima, un'occasione unica per mettersi in gioco, una grande scuola anche di vita. Scorrevano sullo schermo dilettanti allo sbaraglio, nelle fogge naturalmente più tipiche dello stereotipato-stravagante, capitanati da un Renis con in testa una calotta di lana multicolore che gli scendeva fino agli occhi. Ognuno si confessava o parlava della vita (si sa, sono "artisti"…) davanti alla telecamera benevola, con frasi pensose del tipo "la vita è troppo importante per parlarne seriamente": senza il minimo senso dell'autoironia, dell'umorismo, senza nessuna consapevolezza di essere dei Signor Nessuno per un po' in ritiro per puri scopi commerciali. Alla fine, una dolorosa certezza. Meglio Pippo. Che nell'ultimo Sanremo fece un tonfo, che parla sempre di sé, che ha un elmetto in testa e non la cuffia di lana: ma che in vita sua, ne siamo sicuri, mai ha detto di fronte alle telecamere che la vita eccetera eccetera. Siamo certissimi che si sarebbe vergognato e forse, per la prima volta, avrebbe riso di se stesso.

 




Sanremo ci siamo

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Tony Renis
 
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