Nel 2007, allinterno della rassegna «Concerto dInverno», nei pressi del Lago di Garda, nasce un Ensemble di raffinati strumentisti grazie a unidea, che si materializza in progetto, del violinista Luca Ranieri, prima viola dellOrchestra Nazionale della Rai. Nel 2008 debuttano a Milano al Teatro alla Scala e questanno allAuditorium Rai di Torino e da poco, lo scorso 3 dicembre, al Teatro Olimpico di Roma.
La parola “Europa” spesso ha un sapore dinflazione, ma in questo caso gli elementi che appartengono al nutrito gruppo di questa orchestra da camera, appartengono a ben quattro orchestre europee diverse. Si tratta di prime parti provenienti dallOrchestra Nazionale della Rai di Torino, dal Teatro alla Scala di Milano, dai Berliner Philharmoniker e dai Wiener Philharmoniker. Prime parti dunque, musicisti deccellenza, che si riuniscono per fare musica insieme: encomiabile evento in un momento di crisi economica che vede appiattirsi non solo la forza di progettazione ma anche la volontà di partecipazione. Eppure la musica supera gli ostacoli. Che non devono essere pochi: incontrarsi, fare prove, decidere concerti, ricavare dal proprio calendario date e appuntamenti che devono fare i conti con lattività predominante dellOrchestra madre, viaggi, spostamenti e chissà quanto altro ancora. Ma a vederli raccolti sul palco, si capisce quanto il piacere di suonare, di suonare insieme un repertorio diverso in diverse formazioni, sia limpulso predominante.
Suonare e giocare: la percezione del loro piacere era tangibile a Roma con un pubblico, quello storicamente scelto e curioso dellAccademia Filarmonica Romana, attratto e coinvolto da un tale variegato Ensemble. Programma accattivante e ben congegnato: i due Concerti Brandeburghesi per archi di Johann Sebastian Bach BWV 1048 e 1051; di Antonio Vivaldi il Concerto in sol minore per due violoncelli e orchestra RV 531 e il Concerto in si minore per quattro violini e orchestra RV 580; la Serenata in do maggiore per archi op 48 di Pëtr Ilič Čajkovskij; e una travolgente rivisitazione di un tango di Piazzolla come bis. Un crescendo dunque storico e sonoro, di scrittura e di acustica, durante il quale è stato interessante scoprire, così da vicino e scorporando le prime parti da ogni orchestra dappartenenza, le differenze di scuola, di impostazione, di interpretazione e despressione: vorremmo dire solido e asciutto il gesto musicale austriaco e tedesco, mobile e danzante quello italiano. Ma a questa immagine visiva ricca di sfaccettature si aggiunge una qualità del suono di estrema omogeneità e soprattutto un respiro unico straordinario, dato proprio dalleccellenza della competenza e della professionalità.
Li nominiamo tutti, in attesa di riascoltarli, con la speranza che nessuna crisi al mondo leda lentusiasmo di progetti di simile qualità. Prime parti provenienti dallOrchestra del Teatro alla Scala: Francesco Manara, Klaidi Sahatchi, Alexia Tiberghien, Pierangelo Negri (violini), Danilo Rossi (viola), Massimo Polidori (violoncello), Giuseppe Ettorre (contrabbasso); dallOrchestra Sinfonica Nazionale della Rai: Roberto Ranfaldi e Roberto Righetti (violini), Luca Ranieri (viola), Pierpaolo Toso (violoncello); dai Berliner Philharmoniker: Simone Bernardini, Christophe Horak, Christoph van der Nahmer, Romano Tommasini, Thomas Timm (violini), Carrie Dennis (ora prima viola della Los Angeles Philharmonic Orchestra); dai Wiener Philharmoniker: Tobias Lea (viola), Tamas Varga (violoncello). Al clavicembalo Roberto Loreggian.
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