drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

Resistere all'inferno

di Fabiana Campanella
  Roberto Saviano
Data di pubblicazione su web 14/10/2009  

Resistere al freddo. Resistere al dolore. Resistere alla tentazione della stanchezza. Resistere all’inferno. Resistere due ore col fiato sospeso in un teatro mentre un uomo racconta storie, così forti, così tue, che nemmeno l’applauso liberatorio alla fine riesce a scollartele di dosso. Tutto questo è La bellezza e l’inferno, lo spettacolo con cui Roberto Saviano inaugura una formula nuova per dare respiro alle sue parole. “Io sono un abusivo del teatro”, dichiara ancor prima di cominciare, abbattendo in un sol colpo le riserve di chi storce il naso a chiamarlo attore. “Il teatro è un posto dove puoi difendere la parola dal trambusto che la sta investendo adesso in Italia”. Dice “parola” per non dire “verità”. Ma già la verità di un uomo controllato a vista da una scorta che lo precede in scena con severità militare ha smantellato i canoni dello spettatore teatrale. Il pubblico non vedrà la rappresentazione di una finzione, ma una realtà messa a fuoco con gli strumenti dello scrittore e del teatro, talmente efficaci da catapultare tutti nelle storie raccontate. Non parlerà di Gomorra, anche se molti se l’aspettano: il suo racconto è un viaggio dalla Siberia all’Iran di Ahmadinejad, dall’Argentina di Maradona e Lionel Messi all’Africa di Miriam Makeba e Ken Saro-Wiwa. Storie di persone che hanno combattuto per esprimere il proprio talento e sconfiggere l’inferno in cui vivevano.

Le luci si sono abbassate da 5 minuti e già ti schiaffeggia il video di una ragazza ammazzata in Iran mentre manifestava per i suoi diritti, per poter vestire come vuole, amare chi vuole, poter essere libera. La bellezza insanguinata di Neda si sovrappone alla bellezza stuprata di Taraneh, sempre iraniana, bellissima, bruciata per metà del corpo. “La bellezza e la felicità fanno sempre paura al potere”. Mentre incalza il ritmo di un frammento di Bregovic, Saviano passa a spiegare, con piglio scientifico, le ragioni del successo dell’AK47, meglio conosciuto come Kalashnikov, il mitragliatore sempre accanto a Bin Laden, l’arma che più ha ucciso nella storia del mondo, forse più della peste. 650 colpi al minuto, 2 parti in legno e 5 in metallo, il caricatore a banana che l’ha reso addirittura oggetto di design. Il fucile è lì tra le sue braccia – scarico ma egualmente minaccioso – e mentre lo illustra chiede di passarlo tra le prime file. Spettatori presumibilmente pacifisti e non violenti si scoprono curiosi e avidi di soppesare tra le mani questo strumento di morte, come un giocattolo pericoloso.

Se brandire un fucile in scena è l’acme del gesto teatrale, i fogli di appunti che Saviano tiene nell’altra mano, con l’ingenuità di chi vi cerca un po’ di sicurezza, restituiscono la realtà di uno scrittore non attore, che vive prigioniero della sua incolumità. Con inattesa leggerezza, il racconto si sposta sul goal più bello di Maradona rifatto identico da Lionel Messi, il più grande giocatore attualmente in circolazione, che ha dribblato con ostinazione la malattia che gli impediva di crescere. Il ritmo è sempre serrato e teso, nonostante qualche apertura al sorriso e al sospiro. Pata pata cantata da Miriam Makeba a Castelvolturno prima di morire, e i video dal telefilm più famoso del continente africano, Basì and Co., dello scrittore Saro-Wiwa, impiccato per aver denunciato la compagnia petrolifera Shell di aver danneggiato l’ecosistema nigeriano, sono rivoli coloriti che confluiscono nell’obiettivo dello scrittore napoletano: mettere la letteratura e l’arte al servizio della società, mostrare come superare l’inferno inseguendo il proprio sogno di bellezza. Persino nei gulag raccontati dal volto scavato di Varlam Salamov la resistenza umana riesce a scovare l’anima a 40 gradi sotto zero. Una resistenza che si trasforma in superamento dei propri limiti, in smania di vivere e spassarserla, per Michel Petrucciani, il pianista dal corpo piccolo e deforme, che con la sua musica ha sedotto decine di donne e strappato l’applauso finale a Roberto Saviano.

Si piange senza lacrime di questi personaggi, molto più vivi che negli articoli raccolti tra le pagine de La bellezza e l’inferno edito da Mondadori. Faticosissimo, per intensità e partecipazione, questo tempo unico al Piccolo Teatro Studio di Milano, con la regia complice e intelligente di Serena Sinigaglia. Il pubblico eterogeneo di giovanissimi e teste canute è stremato, ma si incanala rispettosamente in coda, per stringere la mano allo scrittore e ringraziare l’uomo Saviano, magari sperando di portar fuori un po’ del suo coraggio e regalarlo ai cinici pigri che lo considerano un fastidioso cialtrone.


 

La bellezza e l’inferno
cast cast & credits
 


Il libro di Saviano da cui è tratto il monologo
Il libro di Saviano da cui è tratto il monologo



 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013