Noi non siamo di quelli che si scandalizzano a comando, quindi che la signora DAddario, di professione escort (non Ford Escort, ovviamente) sia andata in prima serata sulla Rai e abbia fatto, sembra, sette milioni di spettatori non ci fa né caldo né freddo. È un segno dei tempi, ma che ci volete fare? Questo passa il convento in questo bordello chiamato Italia (è una citazione dantesca, Purgatorio, VI, 76-78, sia chiaro: mai oseremmo chiamare una escort in modo diverso, siamo o no politically correct? Dante lo era un po meno, ma era Dante mica Michele Santoro).
Quindi non ci siamo stracciati le vesti. Certo, si potrebbe obbiettare che la Rai, servizio pubblico pagato con le tasse e il canone di tutti i cittadini italiani, potrebbe fornire di meglio. Certo, non per essere sempre contromano ma insomma, mentre a Sumatra ci saranno migliaia di morti, parlare di una notte di sesso a pagamento a Palazzo Grazioli non sembra il massimo. Certo, per un giornalista italiano rifarsi come àncora di salvataggio sempre ai giornali esteri o alla Tv inglese (nel nostro caso: “Washington Post” e BBC) non è proprio quello che si vorrebbe – avete mai visto il “Washington Post” che si appoggia alla Rai o a Santoro per le questioni interne americane? O che Santoro sia stato intervistato in diretta dalla CNN per lo scandalo Clinton-Lewinsky? Noi no. Ma siamo una provincia, quindi becchiamoci anche questa.
Ma, ripetiamo, non siamo né bambini né sprovveduti, e dalla Rai ci aspettiamo di tutto, ormai (e molto labbiamo già avuto, ci pare). Vogliamo solo riflettere su una cosa che abbiamo notato, stamani 2 ottobre, come dire il Day After della DAddario in Tv.
Provate a chiedere a qualche collega o amico. Non gliene è fregato niente a nessuno. Sì, unocchiatina glielhanno data. Poi si sono addormentati sul divano. Perché il fatto è che il gossip non paga, come il delitto nei gialli tradizionali. Perché un programma Tv paghi, deve essere evidentemente legato a qualcosa di grosso, e a un personaggio che rimane impresso, che ‘spara, che ti sbatte addosso una verità che un minuto prima non sapevi. Non a una signora che non ha niente da dire oltre quello che tutti si immaginano da soli, e che hanno letto sui giornali a tambur battente e deprimente da mesi. Altrimenti è il festival di Sanremo: tanti lo guardano, ma non gliene interessa un fico secco. Si sa già da una settimana prima che cosè, che melensaggini cantano, che musica da quattro soldi suonano.
Così per Annozero di ieri, 1 ottobre. Che mai come questa volta si è rivelato un titolo perfetto. Lo zero assoluto della comunicazione.
Contenti loro.
PS. Il nostro titolo non è unoffesa. È unaltra citazione, solo leggermente adattata al contesto. Giuseppe Verdi, Rigoletto, atto II, scena IV, libretto di F.M.Piave. Così, per la precisione.
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