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Così (per fortuna) non fa nessuna

di Roberto Fedi
  Così fan tutte... o quasi
Data di pubblicazione su web 11/09/2009  

Il sesso raccontato è una cosa seria che, come tutte le cose serie, può e anzi deve essere vista con ironia e con qualche divertimento: sennò è come nei porno, che  sono soltanto per poveri di spirito e  guardoni imbranati e sudaticci. Lo stesso in televisione. Bisogna essere bravi attori e attrici, bravi registi col dono della levità, bravissimi sceneggiatori, insomma bravi autori e interpreti. In caso contrario ci sono solo due possibilità: o si va nel noioso oppure si scende nei bassifondi del pecoreccio. Tertium non datur.

La premessa è d’obbligo perché su Italia1, che a nostro parere è la peggiore delle reti televisive nazionali e sicuramente la più inutile di Mediaset, da qualche giorno va in onda una serie in fascia protetta, come dicono i moralisti della domenica, circa alle 20. Che si intitola, mozartianamente (!),  Così fan tutte, con l’aggiunta di …o quasi. È interpretata (!) dal duo Alessia Marcuzzi e Debora Villa (già vista in  Camera Café), e scimmiotta  anche nella sigla Sex and the City, una delle serie a nostro parere più noiose della Tv americana, tradotta di recente in un film inguardabile. Sai che novità.

(Qui ci sia permessa una parentesi, però istruttiva dello stato in cui versa l’italico giornalismo. Citiamo dal “Corriere della Sera” del 9 settembre, a firma Alessandro Sala: secondo cui la serie “dall'omonimo film di Tinto Brass del 1992 sembra dunque non avere preso solamente il titolo”. Ora, dico, a me questo titolo chissà perché  fa venire in mente Mozart: Così fan tutte, ossia La scuola degli amanti (K 588), 1790, opera lirica in 2 atti appunto del magno Wolfgang Amadeus. È la terza ed ultima delle tre opere italiane scritte dal compositore  su libretto di Lorenzo da Ponte  – citiamo volutamente da Wikipedia, per far vedere che anche un giornalista in tre secondi può documentarsi. Tinto Brass, che è colto, riprese ironicamente il titolo mozartiano. Ma per il “Corriere”, festivalaccio puttanesco di Venezia imperante, Mozart non esiste. O bravi).

Chiusa parentesi. Forse qualcuno l’ha vista, Così fan tutte, dopo il can-can moralisticheggiante che se n’è fatto. Don Mazzi, toh chi si rivede, ha per esempio detto che dovrebbe intervenire Berlusconi: che sarebbe una battuta notevole se detta con ironia, e invece l’ha detta sul serio – cose da preti, davvero. È una sit-com in pezzetti, insomma scenette, fra le due signore o signorine, in situazioni che dovrebbero essere divertenti, aventi per tema il sesso. E vabbè: si sarebbe sopravvissuti anche a questo, dopo sit-com in un falso aereo che vi fanno amare per tutta la vita anche i treni con i pidocchi, o dopo  una macchinetta da caffè all’inizio curiosa, e poi sempre più inutile al punto da farvi diventare fans del tè, e varie tristezze con la Canalis e via così tristeggiando (ah, Vianello & Mondaini, perché non avete vent’anni di meno!). 

Ma come si è detto più sopra il sesso, come argomento, è difficile. Un po’ come le barzellette su quella roba lì: o sono eccezionali (una su un milione) e raccontate bene (praticamente mai), o sono mortificanti e fanno piangere di vergogna forse anche chi le dice e soprattutto chi le ascolta. Così fan tutte (quello di Italia1, per la chiarezza) appartiene a questa seconda categoria. Non si ride, mai. La Marcuzzi poi è un mistero: la sua cosa migliore la recita nella (stomachevole) pubblicità sui lassativi. Ecco: qui è così imbranata e sguaiata, in mancanza di meglio, da farvi spingere a un voto di castità come Lucia dopo il rapimento nel castello dell’Innominato (per i giornalisti  eventualmente in lettura: si sta parlando dei Promessi sposi, non di un film di serie B proiettato in fascia notturna). Anzi ci si sente imbarazzati dalla incapacità della signora Marcuzzi anche di agire: in palestra, ad esempio, quando volendo far ridere si mette in una posizione che non identifichiamo col suo nome ma che sarebbe insomma a quattro zampe e a gambe aperte, viene fatto di chiedersi a cosa stava pensando in quel momento. Quando in un ristorante che più falso non si potrebbe si produce in una squallida imitazione della famosa e divertente scena di Meg Ryan che simula un orgasmo in Harry ti presento Sally (1989, regia di Rob Reiner, con Billy Crystal che non sa più dove guardare), e cerca di ingollare intero spingendolo su e giù un wurstel gigantesco da far invidia a Rocco Siffredi, è veramente mortificante: ma non perché noi siamo seguaci di don Mazzi (pussa via!), ma perché non essendo un’attrice, non essendo spiritosa, non essendo niente all’infuori che alta, e lì è anche a sedere, è puramente e semplicemente, diremmo squallidamente, volgare come una barzelletta da caserma.

Fate vedere la serie ai vostri figli – vedete che non siamo donmazziani? Poi spiegate loro che il sesso è un’altra cosa, che il buongusto è un’altra cosa, e che anche la televisione potrebbe essere un’altra cosa. E che la Marcuzzi sperate che si dedichi per tutta la sua vita professionale ai lassativi, che è meglio. per tutti   

PS. In Harry  ti presento Sally, forse ricorderete che dopo la scena del falso orgasmo c’è una battuta finale degna dell’Oscar (quando si dice gli sceneggiatori geniali). Il cameriere va a chiedere l’ordinazione a una signora anzianotta e bruttina, che ha visto a occhi sbarrati la scena di Meg Ryan. “La stessa cosa che ha preso lei”, sussurra quella. Qui, di chiedere un wurstel non sarebbe venuto in mente neanche al mostro di Milwakee.

Ultim’ora. Apprendiamo adesso (così si diceva una volta nelle ultime edizioni dei giornali) che dopo le proteste dei genitori (quelli che- noi ce li immaginiamo così -  di solito in casa smoccolano, mandano a quel paese la moglie o peggio, e guardano solo le partite di calcio urlando frasi irriferibili) Italia1 ha deciso di spostare il programmaccio alle 23. Come se le ore notturne migliorassero la qualità. Che è sempre un bel modo di trattare chi tira tardi: che colpa ne ha chi è insonne? Dopotutto che non riesce a dormire, gli danno anche questa robaccia? Un consiglio finale: una bella camomilla, e andate a letto presto.








 
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