Recensiamo con sincero disagio questultima opera di Patrice Chéreau, il grandissimo regista teatrale, il grande regista cinematografico. Il disagio non nasce dal fatto che lopera ci pare mal riuscita, questo non sarebbe un problema, i grandi hanno tutti i diritti di sbagliare, di dormicchiare, di non azzeccare un film, di ricredersi, di contraddirsi, di morire e rinascere. Hanno tutti i diritti di non essere capiti. Stavolta vorremmo davvero che fosse colpa nostra, vorremmo esser noi a non aver capito la bellezza, lo strazio, la profondità e loriginalità di questultima prova in cui Daniel (il sempre eccellente anche se un po troppo ingrugnato Romain Duris), lavoratore a tempo alterno e disadattato a tempo pieno, assiste misteriosamente i degenti di una casa di riposo; Daniel è gentile, generoso, oblativo con gli estranei, solidale con gli amici, innamorato disperatamente, e pacatamente ricambiato, di Sonia (una solita Charlotte Gainsbourg) sulla quale scaraventa tutte le insicurezze di un narcisismo ancora irrisolto. Arriva un tizio che si intrufola con violenza sempre crescente nella vita di Daniel (di cui è innamorato con un‘invadenza pari a quella del protagonista de Lamore fatale di McEwan) diventandone poi lincongruo confidente.
Tra riprese accurate di suggestivi notturni parigini e macchina addosso ad unumanità svitata e smarrita (nei bar, in auto, in garage), con un uso insistito dei primi piani e una pregevole limpidezza formale, i protagonisti si lasciano (né con te né senza di te) in una declinazione à la page del balzacchiano La duchessa di Langeais di cui qualche tempo fa Rivette ha dato uninsopportabile versione ciné litteraire dove lo spiazzamento dialogico dal comune (id est banale) sentire era di per sé segno di amore eccezionale.
Vorremmo aver trovato sullo schermo uneco delle fascinose parole del regista secondo il quale “Persécution è un film sulla decisione che è preferibile essere infelici. Questuomo io lho visto, lo conosco, mi preoccupa, mi sembra che sia al centro delle contraddizioni che mi interessano e che credo di conoscere”, vorremmo aver trovato nelladdio dei protagonisti, quella “remissione”, quella “rinascita”. Ne riparleremo quando il film uscirà in sala e lo rivedremo solo, non travolto dal tritacarne festivaliero.
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