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Sole e sòle

di Roberto Fedi
 
Data di pubblicazione su web 07/09/2009  

Che eventuali leghisti in lettura e in collegamento ci perdonino se, per cedere al giochino di parole, ci siamo lasciati andare al romanesco imperante che anche  a noi, lo ammettiamo, più o meno cordialmente (piuttosto meno, a dire il vero) dà fastidio. Ma  cosa volete farci: dopo un agosto caldo come una foresta pluviale, e un po’ di refrigerio cercato e non trovato davanti al televisore – sarebbe stato meglio davanti al condizionatore –, questo calembour facile facile c’è venuto così.

 

Del resto, come chiamereste voi un’estate fatta  (in televisione) di repliche a go-go, di riciclaggi visti e rivisti, di prime serate a colpi di telefilm sui carabinieri (peggio delle barzellette, l’abbiamo detto un’altra volta), di talk show invernali rimessi in onda sic et simpliciter che vi lasciano lì per lì di stucco (la gente ha la giacca pesante, come se fosse in uno studio con  freddo polare a fine agosto): insomma, come la chiamereste? Fregatura? Presa per i fondelli? Benissimo: solo che tutto questo non fa rima con il sole. Quindi: sòle – pardon.

 

Ma, siccome siamo ottimisti nonostante tutto, una bella notizia c’è: chiude Sentieri. Era nato, pensate, ben 72 anni fa. Uno si chiede: o che c’era la televisione, tre quarti di secolo fa? No, ma cominciò alla radio, eccezionale esempio di trasferimento da un medium a un altro non solo indolore, ma anzi glorioso: nel 1937, in America, alla Nbc. Poi transitò nel 1952 alla tv Cbs, e da allora ha infilato 15.762 puntate. Il titolo originale, Guiding light, in Italia è ignoto, essendo stato sostituito con quello che ha fatto piangere e appassionare chissà quante signore & signorine (e anche signori & signorini, perché no?): neanche male, come titolo, itinerante, si direbbe, proprio da soap opera infinita e che si perde all’orizzonte. L’ultima puntata andrà in onda in Usa il 18 settembre, e naturalmente è stata annunziata con anticipo in modo da fare il pieno. Inutile dire che la serie non morirà, ovviamente: episodi vecchi e meno vecchi continueranno a essere trasmessi a iosa, un po’ come accade per tutti i serial (Medici in prima linea, Dr. House, Grey’s Anatomy per non citarne che tre), ingenerando così confusioni abissali in chi accende la Tv normale o digitale – morti che ritornano, vivi che improvvisamente ringiovaniscono o che invecchiano in una settimana. Ci vorrebbe un po’ d’ordine, visto che non si può ragionevolmente pretendere che un poveretto faccia un corso a distanza per capire la successione naturale delle puntate. Ma così va il mondo: chi confeziona i palinsesti (parola detestabile, perché significa in realtà tutt’altro) se ne frega. O bravo: a proposito di sòle, appunto.

 

Una delle sòle più strepitose, proprio una solona, è secondo il nostro immodesto parere la bestialità che ci ha afflitto tutte le sere sulla RaiUno e che si chiama, bontà loro, Super Varietà. Trattasi, come è noto, di spezzoni senza capo né coda, e messi insieme a caso, di vecchie trasmissioni di varietà della Rai. Un guazzabuglio mai visto e indecoroso. Ecco che si alternano senza alcun criterio vecchi Vianello & consorte (quando lavoravano alla Rai: più o meno ai tempi delle Guerre d’Indipendenza), vecchissimi spezzatini di Beppe Grillo giovane e magro come un grissino (però bravo anche perché non ancora ‘maestro del pensiero’: ma anche lì siamo all’incirca poco dopo la Grande Guerra), un Corrado d’antan tutto cotonato che cerca di cantare canzoncine da vergognarsi anche nell’oltretomba, Pippi Baudi uguali o quasi a ora, con parrucchino che non ha perso un capello in quarant’anni e che è sempre tinto uguale (miracolo! ma quello dov’è stato, a Lourdes un anno intero? – il parrucchino, vogliamo dire), addirittura Alberto Lupo (proprio come ce lo ricordavamo: bolso), Modugno che urla sbracciandosi canzoni inascoltabili (cioè tutta la sua produzione escluse le prime due o tre canzonette), Alighiero Noschese (ma era bravo? accidenti come frega la memoria…), scenette da far venire il vomito (ma chi scriveva i testi? fuori i nomi, please), addirittura Pappagone – vergogna senile del grande Peppino De Filippo – che dice cento volte “piriché” e pretende di far ridere, un pezzetto di un vergognoso Omaggio a Lucio Battisti con un gruppo di sfiatati che cantavano (?) Sette e quaranta, un povero Amedeo Nazzari che stonava con Mina, un duo da brivido Carrà-Ferilli in romanesco così sgangherato da sembrare uno spot per Bossi, e altre frattaglie.

 

Insomma un caravanserraglio quasi indecente, imbarazzante, lungo, con dialoghi da recita all’oratorio e che non finiscono mai, birignao (o birignai? boh) da teatro di periferia, vestiti brutti, coreografie umilianti, battute da brivido e da arresto immediato, e nel complesso immagini di un paese (proprio un paese-paese, vogliamo dire, non un Paese con la maiuscola) arretrato, provinciale, immerso in una melassa fastidiosa da regime: se si pensa che il povero Noschese, che a rivederlo fa cadere le braccia, ebbe noie con la censura democristiana per qualche (in fondo, servile) imitazione di politici che non avrebbe scandalizzato neanche una suora di clausura, c’è da sentirsi male. Ogni tanto (sarebbero i recentiores) il duo Bonolis & Laurenti, così insopportabili (tutt’e due) e presuntuosi (il primo) da ringraziare il cielo che se li siano presi armi e bagagli a Mediaset.

           

Ci siamo chiesti il perché di queste riesumazioni: in molti casi vere e proprie, visto che sono morti quasi tutti (e qualcuno purtroppo no). Se era per far vedere che la Rai è migliorata nel tempo, l’arma è a doppio taglio: perché qui si tocca con mano (e avranno secondo loro fatto rivedere the best of) quale ludibrio monopolistico e di sottogoverno cialtrone abbia alle spalle – e in questo senso almeno, la sciagurata serie un merito involontario ce l’ha avuto. Se era per riempire un buco, allora molto meglio qualche video di YouTube. E comunque, un consiglio: al prossimo pagamento del canone, mandiamo alla Rai la fotocopia del versamento di trent’anni fa.

 

O beccatevi questa sòla anche da noi. 

 

PS.  Per onestà critica, chi scrive dichiara qui solennemente che si gloria di non aver mai visto neanche una puntata delle 17.762 di Sentieri. Vogliamo la registrazione che ci spetta sul Guinness, grazie, insieme a quelle degli scervellati che se le sono viste tutte.






 
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