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Die Walküre

di Giovanni Fornaro
  Die Walküre
Data di pubblicazione su web 10/07/2009  

Fare di necessità, virtù. Questo motto può riassumere il senso dell’allestimento, a cura della Fondazione Petruzzelli e teatri di Bari, della prima giornata della tetralogia dell’Anello del Nibelungo, Die Walküre (“la Valkiria”, prima rappresentazione Monaco, 26 giugno 1870) di Richard Wagner, per la regia di Walter Pagliaro.

Richiamo qui (senza diffondermi in particolari, ampiamente forniti in questi mesi dalla stampa nazionale e locale) la telenovela della mancata riapertura dello storico teatro barese, ormai pronto da mesi e ancora non disponibile alla città, almeno fino alla fine dell’estate, solo per notare come essa denoti un degrado che, lungi dall’essere solo politico – magari! – coinvolge ormai amplissimi settori della società civile e istituzionale italiana e si concretizza, nello specifico e non a caso, nel debole settore della “cultura”.


 

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Le Valchirie


 

Intanto, Pagliaro e i suoi collaboratori, insieme con il sovrintendente Giandomenico Vaccari, hanno dovuto lambiccarsi con un problema non da poco: come collocare Die Walküre in un grande capannone della Fiera del Levante, con tutti i problemi logistici e acustici che il luogo comporta? Non era pensabile proporre nuovamente, come già l’anno scorso con Das Rheingold, una versione in forma di concerto, perché una fondazione lirica dovrebbe, per statuto, proporre allestimenti teatrali, quindi strutturati e completi in senso drammaturgico e, soprattutto, perché quattro ore di wagneriana “melodia continua” senza altra referenzialità che quella musicale sono veramente toste da “digerire”, per un pubblico non appartenente all’area germanofona.

L’idea sulla quale si è lavorato appare, a posteriori, ovvia e geniale al tempo stesso: se non c’è un vero spazio teatrale, è inutile cercare di riprodurne uno che, in definitiva, non sarà mai quello tradizionale. La constatazione, apparentemente senza speranza, è stata invece completamente rovesciata perché, a prescindere dai limiti acustici – cui si è provveduto, mi pare con più che apprezzabili risultati, mediante l’utilizzazione di grandi padiglioni fono-assorbenti – ci si è in realtà trovati davanti un ambiente articolabile in mille possibilità, plasmabile con inusuale libertà rispetto ad un medio teatro d’opera.

 
 

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Ralf Lukas e Adrienne Dugger
 

 

Se non ci sono “obbligati” (intesi in senso spaziale, non musicale) allora si può pensare di trasferire la circolarità del Ring sul palcoscenico, realizzando una lunga e sinuosa pedana che parta dalla quinta di fondo destra e vi ritorni, molto più innanzi, materializzando così lo spazio “mistico” centrale in cui collocare l’orchestra col suo direttore (un espressivo e preciso Stefan Anton Reck). Come è ovvio, l’inusuale ma interessante rapporto dinamico fra orchestra e cantanti/attori crea problemi di coordinazione, quando il direttore non è sempre ben visibile. Ecco allora la presenza discreta – visibile solo agli spettatori più “laterali” – di vari monitor ubicati nelle quinte e alle spalle della platea, ove i cantanti potevano ritrovare il gesto direttoriale d’attacco al momento giusto.

In questo nastro quasi möbiusiano che è diventato il palco, la scena (di Luigi Perego) è scarna, metafisica, pochi elementi significanti le diverse scene – una luminosa porta sul fondo, un sinistro e metallico albero rinsecchito, un seggio, un letto, un tavolo – le rendono non solo una valenza simbolica ma, soprattutto, la concreta espressione di una forza primordiale e difficilmente contenibile.

Questa energia primigenia, eco di un antico eden corrotto e decaduto, è il cuore vivo della musica, meravigliosa e innovativa, preparata da Wagner per la Tetralogia.

A Bari, Die Walküre gode di un eccellente trattamento del testo musicale, da parte di un direttore rigoroso e ispirato come Stefan Anton Reck, il quale – proseguendo coerentemente il progetto sul Ring iniziato l’anno scorso – adatta la partitura, dall’organico ipertrofico, alla compagine disponibile ma anche alla differente acustica dello Spazio 7, mantenendone efficacemente la potenza eversiva e sublime per tutti i tre atti, aiutato dalla ormai consolidata esperienza dell’Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari.

 
 

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Anna-Katharina Behnke


 

I bellissimi costumi, costituiti da una elaborazione iperrealista della tradizionale iconografia del Ciclo, con alcune integrazioni “modernizzanti” (Wotan, ad esempio, interpretato magistralmente, anche come presenza scenica, dal bassobaritono tedesco Ralf Lakas, è dotato di una sinistra benda piratesca) sono stati preparati dal già citato Luigi Perego e risaltano anche per l’essenzialità della scenografia. Tra le voci, tutte di altissimo livello - cui è stata affidato il difficile compito di seguire un direttore spesso virtuale -, si sono notate in particolare quelle di Anna-Katharina Behnke (Sieglinde), struggente e potente nelle scene più tragiche, dolce e delicata nel famoso duetto d’amore con il fratello/amante; di Christian Elsner, per l’appunto un Siegmund che ha ben reso la sofferenza interiore che lo porterà al sacrificio; del soprano Adrienne Dugger (Brünnhilde), totalmente in parte nel title role, lacerata tra fedeltà filiale per Wotan e consapevolezza di dover agire contro di lui per sottrarre alla morte il figlio che Sieglinde porta in grembo, unica possibilità di salvezza per l’intero Walhalla; di Jessie Raven (Fricka), una glaciale e spietata moglie del dio supremo, pronta a vincerlo sul piano dialettico pur di far valere i propri diritti di donna, prima che di dea.

Non si può, tra gli altri, evitare di citare le Valchirie, le otto sorelle di Brünnhilde protagoniste della pagina più nota del Ring, quella dell’omonima, selvaggia cavalcata che avviene durante un uragano e ne esprime simbolicamente la forza disgregatrice, simile a quella che sta per distruggere il mondo degli dei: la loro alterità rispetto ai sentimenti umani, che invece – e  ormai – sono propri della loro sfortunata e stoica sorella, riesce a coniugarsi, qui a Bari, a una pietas antica, all’annichilimento per l’improvvisa scoperta di come una di loro sia fallace e mortale per scelta. Il loro magnifico canto è insieme stupore e dolore.

 

 

 

Die Walküre



cast cast & credits



locandina
locandina


 


 

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Christian Elsner e Anna-Katharina Behnke



 

 
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