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Noccioline e sangue

di Alessandro Tinterri
  Peanuts
Data di pubblicazione su web 24/01/2003  
Mentre sulla stampa italiana apparivano le sconcertanti ammissioni di colpevolezza dei rappresentanti delle nostre forze dell'ordine, al Theater im Haus der Kunst di Monaco di Baviera, il 5 gennaio, aveva luogo la prima tedesca di Peanuts di Fausto Paravidino, nella traduzione di Laura Olivi, che ne ha curato anche la drammaturgia, e di Georg Holzer, per la regia di  Tina Lanik. Lo spettacolo ha avuto un'accoglienza entusiasta da parte dei maggiori quotidiani tedeschi: "Tina Lanik mette in scena al Haus der Kunst di Monaco Peanuts di Fausto Paravidino, una pièce coraggiosa, attuale" recita l'occhiello della critica di Thomas Thieringer sulla "Süddeutsche Zeitung" e Marietta Piekenbrock del "Berliner Tagespiegel" scrive che con questo spettacolo è stato raggiunto un nuovo traguardo nel teatro di attualità politica.


Peanuts


Per questo apologo di carattere politico l'autore si è ispirato alle icone immediatamente riconoscibili dei Peanuts di Schulz e i personaggi, ancorché mascherati nel nome, per ragioni di copyright, sono facilmente riferibili al loro omologo del fumetto. E della striscia Peanuts riflette la struttura, costruita com'è per brevi scene. Buddy, alias Charlie Brown, è, come gli altri protagonisti, un sedicenne cui i padroni di casa hanno affidato il compito di custodire l'appartamento durante la loro assenza. Ma presto, attirati dalla casa a disposizione (un appartamento di lusso, dotato di maxi-televisore), si presentano amici e conoscenti, cui Buddy ha un bello spiegare di assolvere a un incarico di fiducia, mentre loro gli danno del servo. In breve la situazione gli sfugge di mano e il gruppo, una volta installato dà vita a una festicciola e a farne le spese sono i divani e il televisore.

La prima parte dello spettacolo termina con l'arrivo inaspettato del figlio dei padroni di casa Schkreker/Schroeder, che intima a Buddy di cacciare l'intera compagnia. Nella seconda parte ritroviamo gli stessi personaggi dieci anni dopo, in una non meglio precisata caserma, ripartiti in poliziotti, agli ordini di Schkreker, con Buddy umile gregario, e manifestanti arrestati e sottoposti a violenze e angherie di ogni tipo. Il riferimento alla caserma di Bolzaneto è evidente, ma non esplicitato, come accade in Pinter, per conservare all'apologo tutta la sua forza esemplare. Il finale ripete la scena conclusiva della prima parte, mutandone, però, lo scioglimento: questa volta, infatti, Buddy, anziché obbedire, solidarizza con i compagni, volta le spalle a Schkreker e si domanda, brechtianamente, se questo semplice gesto di coraggio non avrebbe potuto modificare il corso della sua vita.

Colpisce vedere affermato da un giovane il principio di responsabilità individuale, come risposta a una regressione della società su posizioni di infantilismo politico. Un simile lavoro di testimonianza politica e civile vuole essere giudicato non già con gli abituali metri estetici, quanto sul piano dell'efficacia politica. E da questo punto di vista la ventottenne regista Tina Lanik (che già si era segnalata per un ottimo Fassbinder, Tropfen auf heiße Steine, in scena nello stesso teatro l'11 luglio 2002) e gli undici giovani interpreti hanno montato uno spettacolo di forte impatto: il pubblico circonda su tre lati la scena ideata da Magdalena Gut, una piattaforma rossa scomponibile in tanti elementi. Nella prima parte si ride, ma già aleggia una certa inquietudine. Lo straniamento rafforza la svolta della seconda parte, quando il malessere diventa palpabile e lo sgomento ti assale di fronte agli attori schierati contro quel muro bianco, vittime inermi in attesa del proprio turno.

 


Peanuts
cast cast & credits
 



 
Intervista a Fausto Paravidino
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




 

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