Saranno le elezioni, ma è un periodo che in Tv circolano parecchie
vacche, però tutte magre. Riservando le nostre serate e i pomeriggi inoltrati a
incontri con amici e cinema a tutto spiano, unocchiatina in zone buie dove mai
il nostro sguardo si era posato ce la siamo concessa. Così ieri sera, dopo Blob, Rai Tre, prima serata, invece di
cambiare o spengere siamo rimasti lì, imperterriti e ligi al dovere come un
soldato giapponese dellultima guerra.
Non lavessimo mai fatto. Perché ci siamo imbattuti, ahinoi
(è proprio vero che il periodo pre-elettorale è una sciagura), in una cosa che
non sappiamo ben definire, e per la quale chiederemmo il vostro aiuto. Fiction?
Scherzo? Filodrammatica di paese? Spot di pubblicità indiretta? Provini per
attori dilettanti poi rilegati in una serie? A dire la verità, lì per lì cera
venuto in mente che continuasse Blob,
ma poi la faccenda andava avanti lumachescamente, e in modo così dilettantesco
che era improbabile. Insomma, bando alle ciance: trattavasi di Agrodolce, una fiction (o meglio, la finzione di una fiction) tutta
sicula, che evidentemente – si pensa – nella mente degli autori dovrebbe fare
da contraltare a quella tutta campano-napoletana di Un posto al sole, che infatti
segue. Siccome ci sembrava di essere sul set di Scherzi a parte, ci siamo anche documentati: beh, che ci crediate o
no è arrivata al secondo anno. A parte gli interpreti e, si presume, i
rispettivi amiconi e parenti stretti e qualche picciotto, alzi la mano chi se
nera accorto. Noi, ad esempio, no, ed evidentemente un sesto senso ci aveva finora
salvati. E invece questa volta cè toccata
– accidenti alle elezioni europee.
Il bello è che questo capolavoro lanno scorso stava per
chiudere. Ascolti bassi, scarso interesse da parte di tutti (share intorno
all8 %, picco massimo un milione e 800mila spettatori: prendiamo i dati da La Stampa
del 25 maggio). Vi diremo alla fine di questo pezzo perché non ha chiuso, e vi
assicuriamo che vale la pena arrivare fino in fondo per la sorpresa.
Dunque, di che cosa tratta questa sicilianata da barzelletta?
Vediamo un po se indovinate. Problemi di varie famiglie, dite? Accidenti, ma
come fate a essere così indovini? E dite anche che è ambientato in una
immaginaria città della bedda Sicilia? Ma siete proprio maghi, ragazzi (si
chiama Lumera, per la storia). E scommettete che cè anche un poliziotto?
Giovanotti, qui esagerate: cè. E un po nero, per giunta (si sa,
linterculturalità…). E siete pronti a giocarvi una cena che le varie famiglie
rappresentano uno spaccato di tutti i ceti sociali? E che magari cè anche un
mezzo scemo del villaggio? Basta: ci avete messo in crisi con le vostre
premonizioni. Ma dovreste giocare al lotto, bedda matre!
Inutile parlare degli attori, perché voi e il sottoscritto
sapremmo fare dimolto meglio. Fotografie in movimento (scarso): insomma, in
pratica, un fotoromanzo. La regia dite? Immaginatevi un Montalbano dei poveri,
con scorci-cartolina sulla Sicilia bedda e interni standard: un paio di stanze
per i poveretti, e una villona per i ricchi (decaduti). Le scene si susseguono
spezzate, in modo da simulare un intreccio che sa piuttosto di caos narrativo:
per dire, a un certo punto un poveraccio che non trova lavoro (si potrebbe
chiamare Turi, dite? mizzega, ma siete meglio di Silvan!) ecco che trova però
una borsa ventiquattrore con ventiquattro (pardon: venti) mila euri dentro.
Cioè la ruba in una macchina. Beh non ci crederete: tra cuccarla, portarla a
casa, provare ad aprirla, aprirla, cercare di non farsi vedere, tirare fuori i
soldi, contarli, farsi scoprire dallo scemo del villaggio, piagnucolare tutte
due (con dialoghi da Oscar del tipo: non farlo Turi! Sì lo faccio! Non farlo! Invece
sì! No! Sì! eccetera), alé: finisce la puntata.
Ora voi direte: ma è così in tutte le soap-operas del mondo.
Più o meno. Ma con almeno due varianti. E cioè che se voi aprite la Tv a caso, e vi trovate in
mezzo a – poniamo – Beautiful, in
venti secondi capite tutto: chi è quello, chi è quellaltro. È la forza della
sceneggiatura di questo sottogenere di narrativa. Qui, prima variante, non ci
capite una minchia, come direbbero a Lumera.
Seconda e più notevole variante. Non risulta che Beautiful, per esempio, fosse finanziato
dal governo degli Stati Uniti. Invece qui sta la sorpresa, agra, di Agrodolce: 12 milioni 700mila euri per
far sopravvivere questa meraviglia, scuciti generosamente dalla Regione
Sicilia. Lanno scorso erano stati 13 milioni tondi (fonte: La Stampa,
cit.). Regione che, evidentemente, nuota nelloro – anche se a Palemmo in
questi giorni nuotano, veramente, in qualcosaltro.
Avete visto che arrivare in fondo allarticolo valeva la
pena, picciotti? |
|