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Ombra di luna

di Carmelo Alberti
  Ombra di luna
Data di pubblicazione su web 14/09/2001  
Nella sezione intitolata "La pista e la scena", voluta da Giorgio Barberio Corsetti, direttore del settore teatro della Biennale di Venezia, si assiste alla definizione di un genere misto, che si nutre dell'interferenza fra le arti del circo e la teatralità. Sono chiamati in causa la danza e l'intrattenimento di strada, il teatro e l'acrobatica, la musica e la clownerie. Investire in tale nuovo linguaggio dello spettacolo vuol dire, anche, modellare le forme creative dei singoli settori in un nuovo equilibrio.

Verso l'affermarsi di uno stile italiano in tale ambito di ricerca va lo spettacolo Ombra di luna, curato da Marcello Serena, presentato dalla compagnia Arcipelago Circo Teatro, sotto la guida artistica di Alessandro Serena, con la collaborazione testuale di Giovanni Battista Storti, con le musiche di Giorgio Rossi, con le esibizioni di Michele Modesto Casarin, Jean Christophe De Beauchamp, Jean Daniel Fricker, Andrea Loreni, Vadim Petchinski, Milo Scotton, con gli allievi del corso di circo di Bologna, guidato da Alessandra Galante Garrone, con i musicisti Carlo "Cialdo" Capelli, Paolo Buconi. L'evento è prodotto da Patakin, Alessandro Serena, La Biennale, Comune di Venezia, Fondazione Regionale dello Spettacolo del Friuli, Regione del Veneto.

Sotto un tendone, montato nel cuore del parco della Bissuola a Mestre, accanto ad altri capannoni delle meraviglie, gli artisti narrano la loro versione evocativa della saga di Gilgamesh, protagonista di una delle trame mitologiche più antiche, che si perdono oltre la memoria del mondo. Il confronto scenico si sviluppa nella dimensione della ricerca della conoscenza, che costringe l'uomo-eroe a varcare i confini, i limiti proibiti, per inoltrarsi nelle terre del diluvio universale, quelle in cui naviga pericolosamente l'arca della salvezza. La meta lunare diventa un miraggio che sposta lo spettacolo nella dimensione del sogno e nella sua proiezione sul nostro contemporaneo, affidandosi a un'insinuante partitura sonora, che gioca con le abitudini delle musiche circensi, ma sfrutta con misura l'attrazione del canto corale e solistico. In verità, ogni singolo passaggio si orienta verso la scoperta del luogo dove transitare, del punto di passaggio, sempre in modo avvolgente, con un moto semicircolare.

Ogni esibizione supera la frammentarietà della prova d'abilità e recupera l'unità del racconto in uno spazio-tempo che per l'uomo contemporaneo risulta perduto nei meandri della coscienza. Di fronte agli esercizi magici, al lancio delle palle, al governo del fuoco, e ancora, al contorsionismo, al camminare sui trampoli, al trapezio, dinanzi a tutto questo e ad altro ancora si resta attoniti per il cambiamento di significato di gesti legati alla memoria dei circhi di un tempo. Ora persino il clown, qui mascherato sotto le spoglie di un corvo gracchiante e dispettoso (soprattutto nei riguardi del pubblico), entra nel labirinto della vicenda mitologica, in maniera graffiante e simbolica.

È lodevole la capacità di tutto il complesso artistico nel controbilanciare spettacolarità e suggestione, affidandosi alle atmosfere derivate dai giochi di luci (di Luca Piga), ai movimenti più semplici, eppure densi di significato, al grottesco di un elefante di pezza, simile ad un fantasma che proviene dal circo che fu. Applausi lunghissimi hanno premiato la coerenza della rappresentazione.


Ombra di luna
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