Cè bisogno di un teatro che faccia riflettere, di un teatro che racconti la realtà in modo nudo e crudo, senza fronzoli e orpelli scenici che “addolciscono la pillola”. Un teatro che fotografi la realtà e la proponga agli occhi degli spettatori in tutta la sua verità, che affronti tematiche attuali di grande impatto sociale, tragiche e talvolta violente, in modo semplice e leggero. Tale teatralità gioca sullimmediatezza delle immagini e dei messaggi, per questo è spesso associata alla scrittura cinematografica. Promotori di questa nuova drammaturgia sono Mario Gelardi e Giuseppe Miale di Mauro. Il primo drammaturgo e regista, il secondo anche attore, spesso autori “a quattro mani” di testi teatrali, si sono posti allattenzione nazionale con spettacoli ed eventi di impegno civile, tra i quali Quattro (Premio Ustica per il teatro 2005) che narra la storia di Annalisa Durante, la ragazzina vittima innocente della camorra. Reduci dallesperienza di Gomorra, di cui Gelardi è regista dello spettacolo e coautore insieme a Roberto Saviano, e Miale di Mauro è uno degli interpreti, la loro collaborazione continua a produrre ottimi risultati.
Stefano Meglio e Francesco Di Leva in una scena
Il loro nuovo spettacolo 12 baci sulla bocca, scritto da Gelardi con la regia di Miale di Mauro, ripropone la positiva esperienza di Limoni (2004), testo sul tema delleutanasia in cui i due già si erano divisi i ruoli di autore e regista.
Andrea Vellotti
Caratteristica della loro attività è laffermazione di una nuova scrittura teatrale fortemente legata, anche dal punto di vista linguistico, al quotidiano e alle problematiche sociali dei singoli, che nei casi più gravi finiscono sulle pagine dei giornali, ma che spesso rimangono storie isolate e anonime, ma non per questo meno tragiche. Narrano piccoli drammi che inevitabilmente si intrecciano con i grandi eventi storici, politici e sociali. Sia nella scrittura che nella messinscena ogni spettatore ritrova parte di sé e, suo malgrado, rimane coinvolto emotivamente ed intimamente. Un ritorno allantica catarsi teatrale secondo cui rispecchiarsi negli accadimenti spettacolari permette di riflettere su se stessi e di esorcizzare le proprie disgrazie. È luomo, la sua vita, lambiente politico-sociale che lo condiziona, ad essere dipinto nei loro quadri scenici (che richiamano la struttura filmica in cui tempi e ritmi sono molto più veloci) con una delicatezza e una leggerezza che disarmano. E non era Italo Calvino nelle sue Lezioni americane ad elogiare la leggerezza come magnifica dote di scrittura? Non si può parlare della vita di tutti i giorni senza tener conto dellironia, della semplicità, delle emozioni, ed i due artisti napoletani lhanno capito e lo mettono a frutto nelle loro opere.
Andrea Vellotti e Francesco Di Leva in una scena
12 baci sulla bocca è una storia damore. Ambientata negli anni 70, mentre alle rivendicazioni di libertà si associano il fanatismo politico e lideologia negativa contro ogni forma di diversità, cè qualcuno che segretamente e silenziosamente si ama. Antonio è proprietario di una catena di ristoranti e militante politico di un partito di estrema destra; si prende cura del fratello minore Massimo, prossimo alle nozze, ragazzo privo di entusiasmo, trasandato e insoddisfatto finché non incontra Emilio, appena assunto come lavapiatti. La passione li avvolge in un vortice fino a diventare un amore tenero e romantico. Lomosessualità latente di Massimo si rivela in modo genuino e gli dona quel sorriso che sembra non aver mai avuto prima. Mai Antonio, fermo nella sua ideologia razzista e omofobica, accetterebbe una relazione del genere, ancora convinto che lomosessualità sia una forma di devianza e perversione. Ad aggravare la situazione il luogo in cui tutto accade: una provincia di Napoli bigotta e ignorante, violenta e intollerante, che non perdona e punisce senza pietà chi non segue le “leggi sociali”.
Francesco Di Leva
Commuove il modo in cui la compagnia affronta il tema, troppe volte trattato in maniera esasperata forse a causa del bisogno di affermare i diritti e combattere i pregiudizi tuttoggi ancora presenti. Gelardi e Miale di Mauro narrano semplicemente un amore impossibile, un rapporto così dolce da rivelarsi quasi adolescenziale, un sentimento che scioglie il cuore e fa sorridere. Colpisce linterpretazione di Francesco Di Leva (Emilio) che dismette i panni del violento e animalesco Pikachu di Gomorra per vestire quelli di un ragazzo delicato, sensibile e rispettoso. Accanto a lui Andrea Vellotti (Massimo) che riesce a restituirci con gesti e parole un uomo che nasconde dietro latteggiamento autoritario e forte (imparato per sopravvivere in quellambiente difficile e “di branco”) linsicurezza, il tormento e la vigliaccheria. Incute timore e provoca rabbia Stefano Meglio (Antonio) nella sua efficace naturalezza, figura contrapposta alle altre due, simbolo di quel “fascismo velato” dellepoca e per questo ancora più crudele. Un ottimo trio di attori in sintonia tra loro, la cui resa scenica, caratterizzata da verità, semplicità di linguaggio e intensità emotiva, è tanto equilibrata da permettere ad ognuno di emergere da protagonista senza oscurare laltro e restituendo armonia alla messinscena.
Stefano Meglio
Degna di nota la regia di Giuseppe Miale di Mauro, che riesce a ricreare ambienti, situazioni ed immagini diversi in modo rapido e con pochissimi elementi di scena (7 sedie e 3 colonne di ferro), lavorando sulla parola, sullimpatto istantaneo delle immagini e su notevoli costruzioni prettamente teatrali (un esempio per tutti: il primo incontro amoroso tra i due raccontato attraverso una danza/lotta intensa ed emozionante). Lo spettacolo si avvale del disegno luci di Silvio Ruocco, che nella semioscurità riesce a regalare latmosfera di clandestinità e di passionalità che caratterizza sia limpegno politico di Antonio che la relazione dei due amanti, ma trae anche vigore dai bei costumi di Giovanna Napoletano, e dallaccurata scelta delle musiche popolari dellepoca: Sereno è di Drupi, Somebody to love di Freddy Mercury, Sposalizio ‘e Marenare di Mario Merola, Se bruciasse la città di Massimo Ranieri.
Stefano Meglio e Andrea Vellotti in una scena
Lennesima operazione interessante di Gelardi-Miale di Mauro, la sensibilità con cui affrontano qualsiasi tipo di argomento e il modo in cui riescono a comunicare sono un mezzo efficace di avvicinamento del pubblico contemporaneo al teatro: gli spettatori hanno sempre più bisogno di maggiore dinamicità, di identificarsi nei personaggi e di ricevere un messaggio che non sia pesantemente morale, ma che lo inviti a riflettere attraverso le emozioni.
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