«Un viaggio di oltre unora e mezza che propone uno sguardo diverso sulla realtà, dando voce alle domande più frequenti e cercando le risposte più approfondite su cronaca e costume, spettacolo e cultura: lobiettivo è affrontare lattualità in tutte le sue declinazioni, negli aspetti che più incuriosiscono e che più difficilmente riusciamo a spiegare».
Cavolo, direte. E di che si tratta? di un summit di psicologi, storici, antropologi, letterati, musicisti, e chi più ne ha più ne metta?
No, amigos. È LItalia allo specchio, in onda su Rai Due dal lunedì al venerdì alle 14.40, condotta da Francesca Senette – che, se non adiamo errati, ha imparato il mestiere al Tiggì di Emilio Fede, Rete 4 (è anche cultore della materia in Scienze della Comunicazione allUniversità dellInsubria di Varese, come si apprende dallo stesso luogo). Cavolo-bis, direte ancora: anzi, ter. E le fenomenali righe qui sopra sono tratte dal sito del bel programmino. Che vale la pena vedere, non stiamo scherzando.
Per esempio, giovedì 7 maggio, uno accende la Tv a quellora sul Due, e gli capita di vedere una sceneggiata in confronto alla quale quelle napoletane sono da Oscar plurimo, e in cui alcuni attori (buona questa) interpretano uno degli aspetti «che più incuriosiscono e che più difficilmente riusciamo a spiegare», come recita la prosa alata del sito citato. Quale?
Questo, che come capirete è curioso davvero. Una moglie, giovane e carina, si lamenta del marito. Perché la trascura? No, sarebbe banale: al contrario, perché è troppo focoso. Insomma, appena torna a casa, dài! a letto. Addirittura la poveretta, che parla con voce fuori campo – sagace soluzione drammaturgica –, è costretta a prendere la macchina e a vagare come una disperata per la città per ritardare il ritorno a casa: perché, se torna troppo presto dal lavoro, appena il maritino infoiato apre la porta e la vede, zàcchete! Non si scappa.
Ora, come avrete già capito, il problema è serio, e naturalmente diffusissimo e staremmo per dire di alta rilevanza sociale. Pensateci: una lavora tutto il giorno, torna a casa stanca, magari prima passa anche a fare la spesa, magari anche piove, e appena apre la porta vede un satiro con laffare allaria che la fa sua, e non cè Cristo che tenga.
Roba da Protezione Civile. Sempre nello sceneggiato la povera donna si confida con unamica (che la vede sempre più smunta, e si preoccupa: ma la martire è smunta non per quello che pensate voi, furbini, ma perché è costretta a vagare nottetempo per la città sotto la pioggia pur di non tornare da quel porcello). E lamica, con lo stesso distacco con cui uno consiglia un ristorante, le suggerisce di fare così: dici a tuo marito che vuoi un figlio. Vedrai che dalla fifa si riduce a un filo derba. Machiavelli in confronto era un bambino, ragazzi.
Qui scatta il dibattito, come avrete già capito profondo e circostanziato. In studio un clinico, responsabile di non ci ricordiamo più quale clinica delle malattie compulsive di Bolzano o città viciniore; e accanto un tronista, un direttore di giornale di quelli da gossip, e in collegamento Andy Luotto e la moglie (che il clinico, evidentemente fuori di sé, chiama Andy Warhol: è stata la migliore battuta involontaria del pomeriggio). Si cazzeggia (pardon) a ruota libera, naturalmente.
La Senette – che secondo noi vorrebbe entrare nella parte della mogliettina di cui sopra, o almeno la invidia – a un certo punto chiede il parere della ggggente in studio. ‘Passatemi il gelato!, grida – che, in quel contesto, fa sembrare anche un microfono un simbolo fallico da censura immediata, e che comunque è un bel lapsus. Con quello va dal più ridicolo e brutto campionario di donne che si sia mai visto in Tivvù: ciccione, mostri umani, vecchiette che alla domanda ‘e lei quante volte lo fa?, dicono ‘due! – e uno si immagina nella vita, o forse in tre vite, mica al giorno o alla settimana o al mese (e con chi, anche: questa sì che sarebbe una notizia). Racchie tutte ringalluzzite che imbarazzate ma infuocate giocano a rialzo: ‘tre! quattro! a colazione pranzo e cena!. Risate grasse. La Senette, proprio fine (si vede che ha imparato da Fede), premette che fa domande ‘non per occuparmi dei fattacci vostri (testuale).
A un certo punto arriva da una anziana signora, piccola e dellapparente età di unottantina danni o anche di più. ‘E lei?. ‘Io sono sola, replica con un fil di voce la poveretta. La giornalista e cultore della materia in Scienze delle Comunicazioni passa oltre, ‘dando voce alle domande più frequenti (vedi il sito), e insomma di quelle che incuriosiscono tutti, e che tutti abbiamo sulle labbra e non vediamo lora di fare, naturalmente.
Volete il nostro pensiero? Beh: il migliore di tutta la baracca cè sembrato il tronista.
PS. Per chi non lo sapesse, quello del cultore della materia non è uno status universitario. È solo un titolo, a scadenza, che il Consiglio di Facoltà rilascia, su domanda di un docente, a un laureato, e che serve solo per far partecipare il sudetto alle commissioni di esame, senza però poter fare domande. Meno male.
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