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Non è che ce l’abbiamo con la Rai, ma…

di Roberto Fedi
  Bruno Vespa sui luoghi del terremoto
Data di pubblicazione su web 11/04/2009  

Non è che ce l’abbiamo con la Rai, ma qualcosa bisogna pure dire, ora che le emozioni sono un po’ sopite – e però la terra trema ancora. Una premessa, doverosa: abbiamo apprezzato alcune cose, per esempio che venerdì 10, durante tutta la giornata, la Rai abbia evitato di mandare in onda la pubblicità. Poi che da un certo momento in poi non ci sia stato paesino dove non ci fosse un inviato: spesso emozionato, quasi sempre inadeguato al compito, talvolta balbettante, non di rado con notizie contraddittorie. Ma insomma lo sappiamo: questa è la Rai, e non è la Bbc. E neanche la Cnn. Quindi bisogna (bisogna?) accontentarsi.

Mediaset è stata praticamente assente, e anche questo è scusabile. È una Tv commerciale, e da lei non si pretende un’informazione 24 ore su 24 come dalla Rai, che è dello Stato – quindi dei cittadini, compresi quelli che abitano in Abruzzo – e che ha come compito istituzionale quello di informare, in primo luogo.

Ma  prendiamo ad esempio lunedì mattina. Il terremoto era accaduto, ormai lo sanno tutti, alle 3.32 di notte. C’erano pur state sei ore o quasi per capirci qualcosa. Ma la Rai, la mattina, con Cocuzza e una donnetta bionda assolutamente incapace, non se n’erano accorti: hanno parlato con concitazione e sovrapponendosi l’un l’altro, togliendo la parola a un paio di inviati d’urgenza o corrispondenti locali, senza alcuna capacità di dirigere l’emergenza dell’informazione. Non ci si è capito nulla. Più tardi, sul Terzo, Frizzi e la collega hanno fatto poco o nulla: una telefonata al fratello della signora, che abita a L’Aquila, emozione, nessuna notizia vera. E il logo della trasmissione, che – sembra incredibile ma è così – è rimasto per tutta la durata della trasmissionaccia, e che diceva Cominciamo bene. Vabbè che è il titolo della trasmissionaccia, ma insomma.

Ci si chiedeva che cavolo ci volesse a  prendere un elicottero Rai e sorvolare il disastro in diretta. Lo fanno per il Giro d’Italia, che ci sembra onestamente meno drammatico, e non si poteva farlo per il terremoto? Misteri. Poi è iniziato lo show vespesco. Che è dell’Aquila, vogliamo dire Vespa, ma che non è l’unico aquilano d’Italia. Vespa, con tanto di elicottero (lui sì), ha iniziato una serie interminabile di trasmissioni serali secondo noi da sbalordire. L’abbiamo visto anche ieri sera, venerdì 10, aggirarsi sulle rovine vestito come Berlusconi (completo scuro e maglioncino scuro sotto la giacca), e come se la città e i dintorni fossero cosa sua. Ha intervistato gente che piangeva, ipotetici previsori del terremoto, esperti del terremoto e quant’altro. Lo sappiamo che è difficile, in questi casi, parlare di Tv del dolore, visto che di dolore ce n’era davvero tanto: ma, secondo noi almeno, è assurdo mettere sotto il naso a un poveretto che ha perduto tutto (casa, affetti familiari, figli) il microfono. Cosa volete che faccia, quel disgraziato? Piange. Come faremmo noi, come farebbero tutti. E gli abruzzesi sono gente che non si esibisce, che non ha alcun culto dell’apparire – chi scrive ha insegnato due anni lì e un po’ li conosce e molto li stima. Che ragione c’è di far piangere la gente in televisione? che ragione c’è di chiedere loro ‘ha perduto il figlio? la moglie? la casa?’. Le immagini, in questi casi, bastano e avanzano per il senso della tragedia.

Non citiamo, per carità di patria, il Tg1 che per due minuti buoni ha sciorinato, tramite una di quelle che leggono le notizie, le cifre dello share e dei milioni di ascoltatori. È una nefandezza di cui Gianni Riotta o il nuovo direttore voluto dalla politica dovrebbero vergognarsi (anche la giornalista che ha letto i dati: noi, ci saremmo rifiutati).

Insomma: non è che ce l’abbiamo con la Rai. Ma, come si è visto bene in queste giorni, una cosa sono le scemenze che di solito dicono i telegiornali o robaccia tipo La vita in diretta, e un’altra la televisione e l’informazione vera. E che la piantino una buona volta di intervistare tali Boschi & Barberi, che appaiono come visioni fatali dopo ogni terremoto a dirci che la catastrofe non si può prevedere. Sarà anche vero: ma allora che diavolo ci stanno a fare loro, lì?







 
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