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L'avventura colorata di un Ulisse novecentesco

di Carmelo Alberti
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Data di pubblicazione su web 11/03/2009  

Il Festival del Mediterraneo, ideato da Maurizio Scaparro, ha accolto sulla scena del Teatro Goldoni di Venezia uno spettacolo degno di considerazione: si tratta di Capitano Ulisse, il pregevole e graffiante dramma scritto da Alberto Savinio nel 1925 per il Teatro d’Arte di Pirandello, messo in scena con lucida convinzione da Giuseppe Emiliani, con le appropriate musiche di Massimiliano Forza, le scene e i costumi di Andrea Stanisci che recuperano il prototipo della pittura surreale saviniana, prodotto dalla Contrada di Trieste e dalla Biennale-Teatro.

L’irriverente scrittore trasforma l’eroico Ulisse in un essere spento, dimesso e infelice, in balìa di un inafferrabile quanto incerto desiderio, anzi, egli stesso è divenuto un desiderio mentre sprofonda malvolentieri tra le braccia accoglienti di tante donne. In un’atmosfera di sensuale stordimento, l’eroe passa dal letto della fatale Circe, maga isterica e possessiva, vero prototipo dannunziano, alle attenzioni materne di Calipso, amante lattiginosa in stile Mamam Colibrì di Henri Bataille. Il travaglio del capitano si esprime nella confusa fuga da un amore all’altro, nell’inutile ricerca di minime passioni che lo liberino dalla futilità. Ma non appena solleva gli occhi sulle sue compagne in Circe vede riflessa Penelope, in Calipso distingue la «replica esatta» di Circe e, dopo l’approdo ad Itaca e dopo aver compiuto fuori scena la strage dei Proci, in Penelope scorge le sembianze delle altre due partner.

Ulisse emerge, dunque, come un individuo del nostro Novecento immerso in un’«avventura colorata» interamente immaginata, come un visionario che rinvia nel tempo l’appuntamento con l’ultimo viaggio. Sulla trama interferisce la presenza della figura dello Spettatore, che somiglia alquanto al raisonneur pirandelliano e, insieme, all’impertinente testimone che è presente nella drammaturgia europea d’avanguardia d’inizio XX secolo. 
 

Una scena dello spettacolo
Una scena dello spettacolo


 

La regia di Emiliani tende al recupero dei tratti distintivi di uno spettacolo onirico e di un’ambientazione surreale sghemba, descritta attraverso la successione di sipari sopra un teatro rovesciato; inoltre, decide di rallentare i ritmi della narrazione alla stregua di un interminabile elucubrazione mentale. I due livelli, quello visivo e quello descrittivo, non sempre s’incontrano; un leggero alleggerimento dell’apparato potrebbe valorizzare meglio la sottigliezza del testo di Savinio.

Il personaggio di Ulisse è affidato all’ottimo Antonio Salines, che lo propone come un non-eroe dal portamento sciatto e dal linguaggio fiacco che sconfina nelle modulazioni di uno smarrimento infantile. Virgilio Zernitz, che è da considerare un’interprete davvero esemplare, restituisce con l’abituale rigore artistico la parte dell’onnipresente Spettatore, esponendolo come un osservatore ora invadente, ora sornione, ora autoritario. L’esuberante Vanessa Gravina si trasforma con apprezzabile abilità nelle tre donne dell’eroe. Da ricordare ancora l’impegno di Maurizio Zacchigna, che costruisce un solido doppio popolare di Ulisse, interpretando tra l’altro Euriloco il quartiermastro della nave e Eumeo il fido «maggiordomo» di Itaca, Marzia Postogna, Cristina Sarti, Enrico Bergamasco.






Capitano Ulisse
cast cast & credits
 

Una scena dello spettacolo
Una scena dello spettacolo




 
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