Il Festival del Mediterraneo, ideato da Maurizio Scaparro, ha accolto sulla scena del Teatro Goldoni di Venezia uno spettacolo degno di considerazione: si tratta di Capitano Ulisse, il pregevole e graffiante dramma scritto da Alberto Savinio nel 1925 per il Teatro dArte di Pirandello, messo in scena con lucida convinzione da Giuseppe Emiliani, con le appropriate musiche di Massimiliano Forza, le scene e i costumi di Andrea Stanisci che recuperano il prototipo della pittura surreale saviniana, prodotto dalla Contrada di Trieste e dalla Biennale-Teatro.
Lirriverente scrittore trasforma leroico Ulisse in un essere spento, dimesso e infelice, in balìa di un inafferrabile quanto incerto desiderio, anzi, egli stesso è divenuto un desiderio mentre sprofonda malvolentieri tra le braccia accoglienti di tante donne. In unatmosfera di sensuale stordimento, leroe passa dal letto della fatale Circe, maga isterica e possessiva, vero prototipo dannunziano, alle attenzioni materne di Calipso, amante lattiginosa in stile Mamam Colibrì di Henri Bataille. Il travaglio del capitano si esprime nella confusa fuga da un amore allaltro, nellinutile ricerca di minime passioni che lo liberino dalla futilità. Ma non appena solleva gli occhi sulle sue compagne in Circe vede riflessa Penelope, in Calipso distingue la «replica esatta» di Circe e, dopo lapprodo ad Itaca e dopo aver compiuto fuori scena la strage dei Proci, in Penelope scorge le sembianze delle altre due partner.
Ulisse emerge, dunque, come un individuo del nostro Novecento immerso in un«avventura colorata» interamente immaginata, come un visionario che rinvia nel tempo lappuntamento con lultimo viaggio. Sulla trama interferisce la presenza della figura dello Spettatore, che somiglia alquanto al raisonneur pirandelliano e, insieme, allimpertinente testimone che è presente nella drammaturgia europea davanguardia dinizio XX secolo.
Una scena dello spettacolo
La regia di Emiliani tende al recupero dei tratti distintivi di uno spettacolo onirico e di unambientazione surreale sghemba, descritta attraverso la successione di sipari sopra un teatro rovesciato; inoltre, decide di rallentare i ritmi della narrazione alla stregua di un interminabile elucubrazione mentale. I due livelli, quello visivo e quello descrittivo, non sempre sincontrano; un leggero alleggerimento dellapparato potrebbe valorizzare meglio la sottigliezza del testo di Savinio.
Il personaggio di Ulisse è affidato allottimo Antonio Salines, che lo propone come un non-eroe dal portamento sciatto e dal linguaggio fiacco che sconfina nelle modulazioni di uno smarrimento infantile. Virgilio Zernitz, che è da considerare uninterprete davvero esemplare, restituisce con labituale rigore artistico la parte dellonnipresente Spettatore, esponendolo come un osservatore ora invadente, ora sornione, ora autoritario. Lesuberante Vanessa Gravina si trasforma con apprezzabile abilità nelle tre donne delleroe. Da ricordare ancora limpegno di Maurizio Zacchigna, che costruisce un solido doppio popolare di Ulisse, interpretando tra laltro Euriloco il quartiermastro della nave e Eumeo il fido «maggiordomo» di Itaca, Marzia Postogna, Cristina Sarti, Enrico Bergamasco.
|
|