Ieri sera, coerenti con quanto avevamo promesso nei due articoli precedenti su Sanremo, siamo usciti a cena con amici stranieri, in una città toscana. Beh, che ci crediate o no, cera un televisore acceso. Dispiacere personale, ma ormai era prenotato. Non ci torneremo più, perché al sottoscritto i ristoranti col televisore più o meno maxi fanno bloccare la digestione e sono solo il simbolo del degrado italico.
Mentre eravamo lì, in un tavolo un po appartato e da dove la Tv non si vedeva (almeno quello), sentiamo uno che canta, male e sbecerando. Oh senti, fa in inglese lamico, Volare di Modugno!
Noi ascoltiamo meglio. No. La musica suppergiù era quella, ma le parole cambiavano ed erano esattamente quelle del titolo. Era, come abbiamo appurato, lex comico toscano di cui tacere il nome è bello che così intonava sul palco di Sanremo, in uno dei momenti più bassi di tutte le televisioni del mondo (ma costati carissimi ai cittadini italiani).
Non abbiamo chiarito lequivoco con lamico. Non perché ci dispiaceva contraddirlo, o solo perché non siamo beceri.
Semplicemente, perché ci siamo vergognati.
PS. Leggiamo oggi che è stato un successo: 4 milioni in più di spettatori dellanno scorso. Ognuno tragga le sue conclusioni – vergognandosi un po, magari. E ancora: gli eredi di Modugno non hanno nulla da dire?
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