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Il senso della lira, parte seconda

di Roberto Fedi
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Data di pubblicazione su web 14/02/2009  

Ci dispiace, e ci fa anche un po’ schifo, tornare su Sanremo. Ma capita che Paolo Bonolis, di fronte alle discussioni che su tutti i giornali, e anche su questa rivista web, e anche in Parlamento, si sono alzate sul suo compenso (un milione tondo), abbia risposto. Almeno Benigni – uomo di sinistrissima, ci mancherebbe altro, e attento come pochi agli insegnamenti della Divinità e del Poverello di Assisi –, beneficiario di un compenso anch’esso stratosferico per qualche minuto sanremese, è stato zitto, si presume per un residuo (improbabile) di vergogna. E che ha detto l’uomo del senso della vita?

Ha detto, citiamo testualmente (fonte: «La Stampa» del 14 febbraio), che «ci sono persone che si portano dentro l’infelicità e che tentano di delegittimare Sanremo». O questa poi è bella. «Il Corriere della Sera», stesso giorno, dedica all’argomento più spazio. E qui il Bonolis-pensiero è più articolato: c’è, ripete questo Maestro delle Genti, «la volontà di delegittimare quella che può essere, e altro non è, che un’occasione di serenità, disimpegno, meraviglia per molti». E invece, aggiunge, «si crea sempre, ma quest’anno noto con una particolare acrimonia, la stessa volontà, da parte di non so quali persone che portano dentro delle infelicità, la volontà di delegittimare un’occasione di serenità. C’è la voglia di veder tutto intristito, brutto e si usa allora qualsiasi stratagemma, anche questo mio ultimo del compenso».

Insomma: è un complotto dei Tristi. Questa poi non s’era mai sentita, davvero. E potrebbe dare la stura a chiose anche divertenti, del tipo che se i soldi non portano la felicità, figuriamoci la miseria. Non si capisce poi che cosa c’entri la “delegittimazione” di Sanremo, neanche si trattasse di una carica dello Stato. E anzi, veramente, non si capisce un’acca nel pistolotto del Nostro (ahimè: magari fosse di qualcun altro). Insomma, par di capire, se uno lo critica vuol dire che è infelice. Magari, vediamo un po’: perché non arriva in fondo al mese, o è un cassintegrato, o è disoccupato. Ma queste, si sa, sono quisquilie. E siate felici, via, piagnoni che non siete altro!

Ora, noi siamo – lo confessiamo – passabilmente felici e neanche cassintegrati né disoccupati. Però lo critichiamo lo stesso, anzi siamo incavolati neri. E allora, come la mettiamo?

Mettiamola così. Chi ritiene che due miliardi siano un compenso adeguato, guardi pure Sanremo e sia felice. Ma con un’avvertenza: se costui guadagna meno di due miliardi alla settimana, beh, vuol dire che è, magari felicissimo, ma proprio e indefettibilmente un gran bischero.






 
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