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Cortili del cuore

Chiara Bettinelli
  Il brindisi finale. Foto di Andrea Fuso
Data di pubblicazione su web 09/02/2009  

Nel 1949 nascevano, dalla fantasia di Felice Musazzi, i Legnanesi. La storica compagnia lombarda di teatro popolare e dialettale da allora non ha mai tradito i principi fondamentali su cui ha fondato il suo successo, la famiglia e il cortile, ma li ha saputi rinnovare inserendo nelle vicende dei Colombo temi e situazioni attuali. Protagonisti di tutti gli spettacoli sono Mabilia (Enrico Dalceri), attempata figlia in perenne ricerca del successo e dell'amore, Giuan (Luigi Campisi), vessato marito con il vizio dell'alcool e la Teresa (Antonio Provasio), moglie del Giuan e madre di Mabilia, che domina su tutti gli altri ed è motore di ogni vicenda. Il gruppo festeggia i suoi sessant'anni con un mese e mezzo di repliche di cartellone al Teatro Smeraldo di Milano e con una tournèe che tocca molti teatri del Nord Italia. Per l’occasione è stato prodotto uno spettacolo che sintetizzasse la storia della compagnia, attraverso la giustapposizione delle loro scene più famose, tenute insieme da un esile filo narrativo e, come nella migliore tradizione di teatro popolare, separate da intermezzi di rivista, ispirati alle esibizioni di Wanda Osiris.


La Mabilia in scena di rivista dello spettacolo
La Mabilia in scena di rivista dello spettacolo. Foto di Andrea Fuso


Si comincia con la proiezione di un vero e proprio album di famiglia, da sfogliare insieme al pubblico ricordando i " vecchi tempi": dalle foto in bianco e nero degli anni cinquanta fino ai successi di anni più recenti. Poi il sipario si apre e il pubblico è già nel cortile di Legnarello, quello in cui vive la famiglia Colombo, affollato di donne eccitate per l’imminente arrivo dall'America di Filippa, la sorella della Teresa, che non torna in Italia da quando era ragazzina. I preparativi per l'accoglienza della Filippa, che giunge con al seguito una famiglia "multietnica", e il suo incontro con la sorella, il Giuan e la Mabilia, sono terreno fertile per una serie quasi ininterrotta di gag che non mancano mai di suscitare le convinte risate del teatro colmo di affezionati. Riuscitissimo il quadro successivo in cui il Giuan giace su un letto dell'ospedale di Legnano, ovviamente in coma etilico. Al suo capezzale Teresa che, con la figlia Mabilia, si lascia tentare dal medico che le offre trentamila euro in cambio del cuore del povero Giuan, cuore che dovrebbe essere trapiantato nel petto di un illustre conte. Inutile dire che Giuan se ne guarderà bene dal morire e tornerà a bere nella sua osteria. A fare da contorno alla spassosissima scena, la meglio riuscita dello spettacolo, alcuni personaggi che da sempre accompagnano i protagonisti: Pinetta, don Piero, che non riesce a nascondere le risate dietro la bibbia che porta con sé, e Carmela che, da brava meridionale trapiantata a Milano, propone alla Teresa, in uno scambio di esilaranti battute, una versione riveduta e corretta della “sacra” ricetta milanese degli “oss buss”. A chiudere la carrellata di cartoline dai vecchi spettacoli la lunga scena ambientata nel palco presidenziale del Teatro alla Scala, in cui la Teresa diventa un’improbabile Presidentessa d’Italia. Quest’ultima parte però fatica a rodare e non si regge su vere e proprie dinamiche comiche ma su una successione di battute non sempre riuscite. A chiudere lo spettacolo un dialogo, in proscenio e a sipario chiuso, fra i tre componenti della famiglia Colombo che vuole ricordare al pubblico, in modo un po’ didascalico, il valore della memoria perchè “un popolo ch’el gà mia de memoria al gà mia storia”.

Le scene e costumi sono apparentemente semplici: si tratta per lo più di due quinte - sono le finestre delle case di Legnarello che si affacciano sulla corte - e di un fondale dipinto, i costumi invece ricordano sapientemente al pubblico gli improbabili abbinamenti di colore delle nonne e le loro inspiegabili capigliature. La ricercata semplicità della corte fa da contraltare agli intermezzi musicali, ispirati al varietà, in cui i lustrini abbondano. Qui la scena, costruita attorno ad una scala centrale, è funzionale all’ apparizione della Mabilia che, sfoggiando con eleganza bellissimi costumi, impersona ora Wanda Osiris, ora la Violetta di Traviata, ora una soubrette che con un semplice strappo cambia abito in scena, protetta alla vista degli spettatori da un nugolo di giovani valletti-ballerini.

Travolgente la recitazione dei tre protagonisti - i cui personaggi sono vere e proprie maschere di una commedia dell’arte dei nostri giorni- che hanno una gestione dei tempi comici tanto temprata da poter reggere con agilità contrattempi e battute fuori copione. La comicità è assicurata anche dal travestitismo, cifra tipica da sempre della compagnia che, nata in un oratorio maschile, ha sempre riservato grande attenzione alla cura del trucco, dei costumi e delle parrucche che trasformano gli attori in scena.

Lo spettacolo, pur essendo molto divertente e molto ben recitato, risulta un po’ troppo lungo, ben tre ore e mezza, e spesso trascina il pubblico, soprattutto nella seconda parte, a forza di ripetizioni e frasi un po’ scontate. Resta vincente l’idea di fondo di raccontare agli spettatori vicende in cui possano ritrovare qualcosa della propria esperienza e nelle quali i protagonisti sono personaggi che, fino a poco tempo fa, erano la spina dorsale della provincia lombarda.



I legnanesi
cast cast & credits
 

Teresa e Giuan in una scena dello spettacolo
Teresa e Giuan in una scena dello spettacolo. Foto di Andrea Fuso




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