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'A Sciaveca, una rete putrida di misfatti

di Assunta Petrosillo
  una foto di scena
Data di pubblicazione su web 19/01/2009  

Al Teatro San Ferdinando di Napoli è andata in scena ‘A Sciaveca (Premio Tondelli 2007), tragedia in versi in lingua flegrea del giovane drammaturgo Mimmo Borrelli, già vincitore nel 2005 del Premio Riccione e del Premio Gassman nel 2008 per ‘Nzularchia. La regia è di Davide Iodice. Una prima rappresentazione di ‘A Sciaveca era andata in scena, in forma di concerto per attore solo e percussionista, alla XXVIII edizione del Festival Benevento Città Spettacolo nel settembre 2007; una seconda azione teatrale si era svolta a bordo di una barca nelle acque del Lago d’Averno nel Parco dei Campi Flegrei.

una scena dello spettacolo
Una scena dello spettacolo
 

Al San Ferdinando si assiste alla rappresentazione simbolica di un mare in tempesta: Mimmo Borrelli canta una storia intricata e melensa fitta di sopraffazioni e violenze, miseria e infamie, una sorta di via crucis del protagonista stigmatizzato come Cristo nelle mani e sul costato. Il racconto si divide in dieci stazioni-pianti, metafore di una commedia umana, fatta di un’umanità tribale, primitiva, sciatta come ‘a sciaveca, la rete da strascico melmosa e viscosa utilizzata per la pesca sotto costa. La storia è quella di tre fratelli, Tonino ‘u bbarbone (Massimo De Matteo), Peppe Scummetiello il prete (Angelo Laurino) e Cinqueseccie (Marco Palumbo), avvinghiati e prigionieri in una rete putrida di misfatti: dall’uccisione fratricida di Tonino allo stupro della sua donna Angela (Floriana Cangiano), morta dando alla luce quel figlio generato dalla violenza. Una storia di uomini dove una sola donna, risorta in un delfino martoriato, simulerà attraverso un suono stridulo e un canto soave l’amore e la violenza subita.

Una scena dello spettacolo. A destra: Massimo De Matteo
A sinistra: Massimo De Matteo
 

La storia già intricata nei fatti, diviene ancora più difficile e ardua da decifrare per la scelta linguistica operata dall’autore, il dialetto flegreo, costruito e pervaso da locuzioni arcaiche fitte di metafore e allegorie. La lingua diviene un limite, allontana lo spettatore come in un vicolo cieco dove rimane imprigionato senza vie d’uscita. Solo la coinvolgente scelta registica riuscirà a condurre lo spettatore alla comprensione dei fatti, esemplificati da una sequenza di quadri. Iodice riesce a tirare la rete sul palcoscenico e rendere visibile l’indicibile, attraverso la veemente fisicità dei corpi degli attori, il ritmo incalzante e la musicalità percussiva del canto. La barca più che la rete diviene il perno principale intorno al quale ruotano le storie, i personaggi e si agita il mare in tempesta. I personaggi, alla fine della pièce, calano giù la maschera, si lavano il volto con uno straccio bianco e restano immobili come il cielo pietrificato che li sovrasta.

Floriana Cangiano in una scena
Floriana Cangiano e Marco Palumbo in una scena
 

Ottima l’esecuzione musicale dal vivo ad opera di Antonio della Ragione, Lorenzo Niego e Guido Sodo. Tra gli attori, oltre ad un convincente Massimo De Matteo, che col corpo riesce a trasmettere emozioni palpitanti, vanno ricordati per la loro forte presenza scenica Davide Compagnone (Pannocchione), Vincenzo Del Prete (Ven’ ‘i fuoco), Piergiuseppe Francione (Ciro Capalonga), Stefano Miglio (Giuvanne Suvariello), Michele Schiano di Cola (Settecape).





'A Sciaveca
cast cast & credits
 



 
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