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Meglio la Pasqua

di Roberto Fedi
 
Data di pubblicazione su web 26/12/2008  

L’abbiamo detto altre volte: il Natale andrebbe abolito. Immaginiamo già le reazioni: questo (e sarebbe la reazione più benevola) ha mangiato e bevuto troppo, e non sa quel che dice. Oppure non ha avuto i regali che gli piacevano. O Babbo Natale l’ha saltato nel suo giro in slitta. Eccetera.

No, amici: siamo sobri. Stiamo parlando non del Natale-Natale (beh, anche quello però…), ma del Natale televisivo. Che quest’anno, sarà perché tutti parlano di crisi e di mestizia economica, è stato tra i più tristi mai visti. Con una eccezione che diremo subito, se avete la pazienza di leggerci.

La Rai e Mediaset, in questo concordi, hanno pensato che i cittadini italiani, stravaccati su un divano con la pancia piena e il tasso alcolico piuttosto alto, guardassero la Tv come si fa quando uno sta per addormentarsi: con un occhio solo, e anche quello un po’ chiuso e un po’ no. Quindi giù film a tutto spiano: non vecchi come si usava una volta, e neanche recenti, ma di mezza età; i più loffi, naturalmente, che si ricordino. Cosa che per la televisione è una bella débacle: fare il surrogato del cinema non mi sembra il massimo, per chi vorrebbe farci pagare il canone maggiorato mentre ci infarcisce di pubblicità anche durante la Messa, o quasi.

A proposito di Messa. Praticamente, l’unica diretta del Natale è stata quella del papa. Che si è rivolto urbi et orbi, come si dice, invocando la solidarietà e la pace, e invitando a pensare ai poveri – il tutto, nello splendore del Vaticano e vestito come un imperatore di Bisanzio. O bravo. Siccome a un certo punto eravamo in macchina, abbiamo sentito tutti i giornali radio o quasi. Apertura: il papa. In subordine: il cardinale di Milano Tettamanzi che l’ha fatta lunga non si sa quanto per dire che offriva un milione di euri per un fondo di solidarietà. Ora, due cose: a parte che quei soldi derivano in gran parte dall’8 per mille, e quindi non sono suoi; ma se non ci sbagliamo una volta un tale disse che la destra non sappia quello che fa la sinistra, o viceversa (pardon: siamo laici, sapete com’è, e le citazioni evangeliche potrebbero essere un po’ incerte: trattasi comunque di Matteo, VI, 2-3).

Mah. Per questo dicevamo che sarebbe meglio saltare il Natale a piè pari. Ma  il 24 dicembre, a ora tarda naturalmente, qualcuno che ringraziamo pubblicamente ha trasmesso sul Terzo un gioiello: un Maigret d’annata (1965), splendido: Un Natale di Maigret. Con Gino Cervi, Andreina Pagnani, e anche un Andrea Checchi di contorno e bravissimo; più ovviamente tutti i caratteristi di sempre: Janvier, Lucas, ecc. Siamo stati fino all’una di notte a vederlo: un piacere. Un bianco e nero neanche troppo ben conservato, unità di luogo tempo e azione (tutto si svolge dalla mattina alla sera di Natale), e due attori uno più bravo dell’altro. Quasi commovente, non scherziamo, vedere Gino Cervi e Andreina Pagnani che si divertono a fare Maigret e signora, in un interno che più maigrettiano non si potrebbe, come in teatro, fra un caffè e una cena in casa. Lo scioglimento dell’enigma non conta, come sempre con Maigret: contano l’atmosfera, il detto e il non detto, le reticenze, i sorrisi, il sapersi muovere sulla scena, il darsi le battute, il saper fare fino in fondo il proprio mestiere. Straordinario.

Facciamo partire da qui una petizione alla Rai: fatecelo rivedere tutto, a qualsiasi ora. Altrimenti l’anno prossimo spengiamo la televisione a Natale e la riaccendiamo a Pasqua.

Buone feste!







La Tv a Natale

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