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Carrambare è diabolico

di Roberto Fedi
 
Data di pubblicazione su web 05/12/2008  

Effettivamente, prendersela con Raffaella Pelloni, in arte Carrà, anni 65 (portati male, ci dispiace), è come mettersi a litigare con una vecchia zia. Ma come si fa? Perché se uno ha il coraggio di guardare il suo programma, e se resiste almeno per una mezz’oretta, ne esce sfinito e anche un po’ incredulo. E pensare che ci accompagnerà fino a Befana  – l’accostamento è del tutto involontario, e chiunque pensi il contrario è una persona ingiustamente malevola.

La Pelloni aveva, qualcuno se lo ricorderà, portato in prime time già nel 1995, quindi tredici anni fa, il suo Carràmba che sorpresa, che era un’idea piagnucolosa e insopportabile, ma almeno era nuova. Il programma alternò il titolo e il tema (ma di poco) ogni tanto con quello di  Carràmba che fortuna; e così perseverando ce lo becchiamo di nuovo nel 2008 tutte le settimane. La Pelloni ce la ricordavamo in un Sanremo disastroso, del 2001, che fu un salasso di ascolti e iniziò più o meno, magari non del tutto per colpa sua, il declino si spera irreversibile. È tornata.

Ora, una che ha fatto la carriera della Pelloni-Carrà, Tuca-tuca  compreso, potrebbe anche starsene un po’ tranquilla. Che male c’è a godersi la pensione? Già: e Pippo Baudo allora? (anni 72). E Mike? (classe 1924). E poi, escludendo Mike che è un’icona televisiva al di là del bene e del male e come tale andrebbe conservato in un museo delle cere – cioè, vogliamo dire, messo lì così com’è –, il Pippone  fa un programma di cui è meglio tacere. E io, che in confronto sono una debuttante? si sarà detta la Pellonicarrà. Non si può darle torto. In un paese in cui il presidente del consiglio ha 72 anni e crede di averne 52, lei è quasi una teen-ager.

E così ci siamo beccati un’altra Carràmba. Che è, ci sembra, la peggiore e più sgangherata di tutte, se in natura ci potesse essere il peggio del peggio. Non parliamo della Pelloni, che è affannata e pur con tutto l’impegno  – che si immagina diuturno – del truccatore ormai non regge più  non si dice il primo piano, ma neanche il piano americano e forse nemmeno quello lungo; ma proprio del programma. Fatto, come sempre, di sangue sudore e lacrime, come diceva Churchill: rispettivamente dei teleutenti che pagano, della Pelloni che non ha più l’età (pardon), e degli ospiti, che barriscono come al solito e versano fiumi di lacrime grosse come i loro culoni – perché, non so se ci avete fatto mai caso, ma questi piagnoni da televisione, insomma da lacrime prêt-á-porter, hanno di solito delle stazze da record (ne scrivemmo a suo tempo: C’è pasta per te). Tanto da far pensare a una sorta di proporzione diretta fra il culo e il piagnisteo, se ci passate l’impertinenza.

Ora qualcuno obietterà che per lo meno la Carrà o Pelloni che dir si voglia ebbe il merito di fare da battistrada a Maria De Filippi, che è stata appena incoronata come la vincitrice assoluta in termini di ascolti del sabato sera. Capirai che merito, intanto. E poi: alla De Filippi bisogna almeno riconoscere la qualità assoluta, e in televisione rara, della crudeltà. La De Filippi non piange quando i suoi perduti da trent’anni si ritrovano (per poi perdersi di nuovo e per sempre, si spera). Lei mette in scena un teatro dell’orrore, e lo sa. Con un ghigno quasi satanico che le invidiamo evoca colpe terrificanti di persone lì presenti in studio: bambini abbandonati in fasce, fughe precipitose dal talamo, sparizioni transatlantiche di padri e madri degeneri. Mette in luce, ripetiamo con un senso notevole da teatro dell’orrore, un Paese fatto di piaghe inconfessabili, di colpe ataviche, di disgraziati e bugiardi senza vergogna. Secondo noi lo fa apposta: ed è questo, che nessuno ahimè a parte noi le riconosce, il suo merito.

La Pelloni invece è buona, o vuole sembrarlo. Fa incontrare per qualche minuto sul campo di allenamento bambine cieche con Totti (e poi aggiunge: pensate che quel grande calciatore dal gran cuore non ha voluto un soldo: terrificante), ragazze imbambolate con Del Piero, fa riunire parenti grossi come mammuth e altrettanto ululanti, fa vincere qualche migliaio di euro a casalinghe lontane. Insomma: ci crede.

Noi speriamo che finga, naturalmente. Ma se finge, finge male, e l’esito è insopportabile, cioè irresistibilmente comico. Che ci volete fare: a noi la gente che in queste trasmissioni-trash piange, ci fa sbellicare. Come disse un grande: di fronte a simili spettacoli, solo un cuore di pietra potrebbe non scoppiare a ridere. E noi, l’abbiamo già detto altre volte, abbiamo un cuore tenero.      





Carramba che fortuna!

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