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Il consumo della civiltà
di Cesare Molinari


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  George Grosz, Metropolis
Data di pubblicazione su web 21/11/2008  

Cesare Molinari è uno dei più importanti storici europei del teatro e dello spettacolo. I suoi scritti sono spesso, oltre che dedicati alle messinscene, ai registi, agli attori, alle drammaturgie e alle civiltà dello spettacolo, dall'antichità ai giorni nostri, anche densi di riferimenti alla storia sociale politica ed economica. Ma Molinari è anche un attento analista della nostra contemporaneità. Pubblichiamo qui di seguito un suo scritto originale dedicato all'osservazione della crisi di valori ideali e di prospettive del nostro tempo. Una riflessione che riguarda anche la società dello spettacolo ma soprattutto il deprimente spettacolo della nostra società.

Ci auguriamo che come dice il titolo della nostra rubrica questo intervento punga sul vivo qualche lettore e che si possa aprire una discussione più larga.

Parlando della sua villa di Donnafugata, dove si svolse il favoloso ballo descritto da Luchino Visconti nella sua versione cinematografica del Gattopardo, il principe di Salina soleva dire che una casa di cui si conoscono tutte le stanze non merita di essere abitata. Il romanzo di Tomasi di Lampedusa è ambientato attorno al 1860, e a quell’epoca la parola “consumismo” probabilmente non era ancora mai stata pronunciata da nessuno. Pure la battuta del suo protagonista ne costituisce un’eccellente definizione, almeno nella misura in cui il concetto è antropologicamente riferibile all’idea di “dépense” tanto fascinosamente illustrata da George Bataille. Il quale, per la verità, la connette a quella economia del dono (il potlach) che, in certe società ‘primitive’, aveva la duplice funzione di regolare in qualche modo lo scambio dei beni da una parte, ma dall’altra anche di istituire o consolidare i legami sociali... Continua















 
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