Contrariamente alle sue abitudini, Luca Ronconi ha scelto di mettere in scena il teatro puro - Shakespeare e il suo Sogno di una notte di mezza estate - contando sul fatto che lautore inglese “esercita un grande fascino sul pubblico”, pubblico quindi rassicurato da un testo che già conosce. Il regista si insinua in queste certezze e quasi si prende gioco di esse proponendo “piccole sorprese” e “nuove scoperte” nella lettura della commedia. Il pubblico si presta volentieri al gioco e gode così un eccellente spettacolo.
La sapiente rilettura ronconiana mette a fuoco il tema del sogno lavorando nella direzione dello scardinamento di una lettura romantica e poetica a cui il mondo mitologico di fate e di magia può facilmente essere ricondotto.
Questo approccio è evidente nella scelta dellimpianto scenografico, creato dalla storica collaboratrice Margherita Palli. Ad indicare didascalicamente luoghi e simboli della vicenda, gigantesche lettere illuminate al neon, semoventi ovviamente secondo i gusti del regista, a comporre la parola “Atene” o “foresta” o “luna”, variamente illuminate, quasi ad evocare, in alcune scene, un deserto metropolitano. Ronconi riprende così la tradizione di epoca elisabettiana di usare cartelli con scritte al posto di vere e proprie scenografie che, giocoforza, tengono lo spettatore lontano dal clima onirico.
Le scene dialogano bene con le luci di A.J. Weissbard che definiscono il contrasto tra il giorno, luminoso e reale, e la notte oscura e scintillante popolata di fate e creature mitologiche, luogo privilegiato dei sogni.
E proprio il tema del sogno, già affrontato con Calderon e Strindberg, ad interessare il regista. Il sogno è quasi un luogo fisico in cui i personaggi vivono vere e proprie esperienze che non restano confinate in una nebbia onirica ma che, in modo quasi freudiano, cambiano in un certo senso la vita dei protagonisti. Attraverso la sovrapposizione tra Teseo e Oberon (interpretati da Raffaele Esposito), suggerita dalle convenzioni dello stesso teatro elisabettiano, Ronconi invita a riflettere sul fatto che tutto ciò che, nei tre atti notturni della commedia, Teseo cerca di fare come Oberon miri ad abrogare il duro decreto contro Ermia (la giovane e convincente Silvia Pernarella). Teseo/Oberon agisce nello spazio del sogno, ma la conseguenza delle sue azioni si concretizza nella vita reale dellultimo atto: Ermia sposerà Lisandro.
Il gioco di continui scambi tra sogno e realtà e i molteplici livelli interpretativi a cui si presta la commedia stimolano il regista. Questa teatralità pura viene ribadita, nella trama del drammaturgo inglese e nello spazio che ne dà la scena, dalla presenza della compagnia di attori-artigiani. La vicenda amorosa che essi presentano alla finale festa di nozze è quella di Piramo e Tisbe che inevitabilmente si trasforma in una riproduzione parodistica dellamore e delle vicende che hanno vissuto i giovani amanti durante la commedia. La comicità della scena è valorizzata anche dalla scelta di Ronconi di assegnare agli artigiani-attori una recitazione che riecheggi le cadenze della regione dorigine degli attori.
Fausto Russo Alesi (Bottom) e Titania (Elena Ghiaurov). Foto M. Norberth
A muovere le vicende delle quattro coppie sembra essere lamore. Ma è un amore ambiguo e che ha fragili radici. Secondo la convincente lettura del regista il sentimento che domina la commedia è in realtà una sorta di ossessione: per le figure maschili per esempio sembra che «la cosa più importante sia sottrarre la donna al rivale». Ronconi valorizza il legame tra Ermia ed Elena (Melania Giglio), oppure tra Titania/Ippolita (lelegante Elena Ghiaurov) e le sue fate, e fa in modo che, apparendo questi gli unici veri rapporti amorosi della commedia, contribuiscano a togliere senso allamore delle tre donne verso i loro uomini. E un «amore immerso in un barile di acquaragia», per dirla con le parole del regista: ciò che a lui interessa non è capire il sentimento ma «le ragioni che stanno dietro ad esso».
Straordinari i costumi di Antonio Marras, noto stilista alla sua prima esperienza come costumista teatrale, «stracci, ritagli, intarsi, ninnoli, ruches e luccichii si muovono autonomamente» valorizzando armonicamente la cifra stilistica dello spettacolo. Marras conduce lo spettatore nel buio del sogno attraverso il tulle oscuro dei costumi delle fate e la garza bianca stropicciata dei quattro amanti, regalando un colpo di luce intensa nel finale delle nozze.
Il gruppo di attori scelto da Ronconi, pur avendo un età media molto bassa, tutti intorno ai 30 anni, riesce a sostenere bene la scena. Frizzante linterpretazione di Riccardo Bini nel doppio ruolo di Filostrato e di Puck, collaboratori assidui del regista. Tra gli altri spicca Fausto Russo Alesi che, guidato da un bravo regista, riesce a dare il meglio di sé e a regalare al pubblico camei di vera comicità cabarettistica nel ruolo di Bottom.
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