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Chi si rivede! La televisione!

di Roberto Fedi
  Un'immagine delle olimpiadi
Data di pubblicazione su web 01/09/2008  

L’autunno, anche prossimo venturo, si manifesta con un sacco di magagne: giornate più corte, chiusura dei cinema all’aperto, code (poche) sulle autostrade in direzione delle gradi città (come dicono a Isoradio), lavoro… E televisione. Che, d’estate, secondo noi la guardano solo i malati, gli anziani, e chi per un guasto non riesce a spengerla e non trova l’elettricista d’agosto.

Mentre tutta la nostra simpatia va ai primi due, e al terzo consigliamo di provare con una pedata tirata bene, confessiamo che anche noi quando abbiamo ripreso in mano il telecomando non sapevamo bene come fare. Oddìo, un po’ d’olimpiadi si son viste, con le solite magagne: gigantismo cinese a parte (secondo noi, a dirla tutta, esagerato, da paese totalitario), la Rai ha fatto il solito minestrone che già avevamo denunciato per quelle di Atene. Qui aggravato dal fatto che, per il fuso, le gare in diretta si vedevano alle tre di notte: e sfido chiunque, parenti a parte, a vedersi a quell’ora collegamenti con il tiro a piattello o cose così. Secondo noi, ancora una volta, la proposta saggia sarebbe quella di farle sempre ad Atene: intanto sono nate lì, poi erano belle e non gonfiate ad arte, e poi almeno per noi il fuso era lo stesso. Qui siamo eurocentrici, lo ammettiamo: pardon.

Minestrone Rai, ripetiamo. Non si capiva un’acca, per esempio, se le gare erano in diretta o registrate, salvo ogni tanto una scrittina che a male pena si leggeva. Che non è poco, direi. Il massimo si è avuto quando in una delle tante, troppe, troppissime chiacchiere di cui la Rai anche in questo caso ci ha riempito le orecchie e anche qualcos’altro, il sig. Italo Cucci (che onestamente non si capisce che cavolo ci stesse a fare lì: anzi, non si capisce che cavoli ci facessero tutti quegli zuzzurelloni a commentare contenti come pasque fino alle due di notte gare viste e straviste) mentre stava per andare in onda una partita di calcio registrata, ha fatto finta che fosse in diretta e ha detto più o meno ‘sono curioso di vedere come se la cava la tal squadra ecc.’, mentre sapeva già benissimo il risultato. Ma si può?

Comunque, a un certo punto, dopo una settimana, siamo andati al mare. All’estero, perché farci spennare come polli d’allevamento dai più cari e ladri operatori turistici del mondo (gli italiani) ci faceva un po’ senso. E lì, ogni tanto, abbiamo visto le Olimpiadi. Commentate in una lingua a noi sconosciuta.

Beh, non ci crederete. Bellissime. Commenti sobri. Immagini in primo piano, senza chiacchiere. Pensate: si sentivano anche i rumori di fondo: per esempio, il pallone di basketball che rimbalzava sul parquet, lo scivolìo delle scarpe sullo stesso, le parole dei giocatori. Cose inaudite, nel vero senso della parola, qui da noi, sovrastate come sono dalle parole senza senso, il più delle volte, di tali Lauro & Bonamico, coppia nefasta che riusciva a rendere insopportabili anche le partite del Dream Team: mai un nanosecondo zitti. E così per l’atletica: niente urla del commentatore, niente banalità del commentatore ‘tecnico’, ma senso dello stadio, della corsa, del pubblico che fa esplodere un boato da brividi. E niente interviste di una tal Nessuno che in un inglese da commedia all’italiana intervista (alla Rai è così) atleti appena arrivati, con gli occhi fuori dalle orbite, ansimanti, mezzi svenuti – e questa che gli chiede cosa hanno provato al momento della vittoria.

Non ci crederete: una bellezza. E niente chiacchieroni pagati dal denaro pubblico, a dozzine, a divertirsi un mondo a gravare sulle nostre spalle (o come ha detto l’altro giorno il commentatore di Rai Tre: «sulle palle degli italiani», lapsus geniale).

Ora: possibile che per vedere le Olimpiadi uno debba andare in Croazia?





Olimpiadi 2008

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