Linnegabile teatralità delle parole di Dante, dopo le svariate letture in pubblico degli ultimi anni, si trasforma ora in musical. O meglio in opera. Nei desideri dellautore delle musiche, Marco Frisina, La Divina Commedia - LUomo che cerca lamore intende infatti essere un vero e proprio spettacolo di opera lirica, forse lunico, tra i generi dello spettacolo, in grado di far rivivere, almeno in parte, la maestosità epica della Divina Commedia.
Il progetto, interamente italiano e sostenuto da un notevole battage pubblicitario, intende mettere in scena tutta la grandezza dellopera dantesca: folto cast di cantanti, ballerini e acrobati di primissimo ordine; le creature fantastiche del mondo dantesco - le tre Furie, Lucifero e il Grifone - progettate dal premio Oscar Carlo Rambaldi (King Kong, Alien, E.T.) e realizzate da Sergio Stivaletti (esperto make-up artist di film horror); complesse rielaborazioni digitali delle incisioni ottocentesche di Gustave Dorè proiettate dal più grande proiettore usato in Italia (30000 ansi lumen) su un colossale palcoscenico semovente.
Ma, nonostante un simile sforzo, la poesia di Dante sembra restare confinata alla pagina scritta: non può dirsi del tutto riuscito il tentativo di riportare sulla scena il viaggio più famoso al mondo. Il libretto dellopera, scritto dallesperto sceneggiatore Gianmario Pagano, inevitabilmente (e fortunatamente per gli spettatori) contrae le tre cantiche in due atti, scegliendo saggiamente solo gli episodi che appartengono allimmaginario comune. Il primo atto è riservato al percorso del peccatore Dante allInferno, con laggiunta del prologo della vicenda - la lotta fra gli angeli e la conseguente caduta di Lucifero agli inferi - che permette allo spettacolo unapertura di grande impatto visivo; il secondo atto è dedicato al Purgatorio e al Paradiso. Lo spettacolo si sviluppa, come il testo dantesco, attraverso una successione di incontri tra Dante e i personaggi della Commedia, coreografati in scene dinsieme: tra gli altri, Pier delle Vigne - Alberto Mangia Vinci - nella foresta dei suicidi, gli amanti Paolo e Francesca - Manuela Zanier - che volteggiano in aria, il conte Ugolino - Vittorio Bari - che sbrana i figli. Solenne, come si conviene, è la processione finale con lapparizione del Grifone (creatura di Rambaldi) e di Beatrice - Stefania Fratepietro - a Dante.
Virgilio, Lalo Cibelli, sostiene Dante, Vittorio Matteucci
Interessante si rivela la scelta del Maestro Frisina di tracciare veri e propri percorsi musicali allinterno della trama dantesca, spaziando da suoni rock e metal per lInferno alla musica classica e gospel, riservata allelevazione spirituale di Purgatorio e Paradiso. Tuttavia, nonostante la buona intuizione iniziale e la bellezza delle musiche, nessun refrain rimane nelle orecchie dello spettatore il giorno dopo lo spettacolo, al contrario di quanto accade per i più riusciti musical americani.
Escludendo la ricca e coinvolgente scena dapertura della lotta fra gli angeli, le coreografie non riescono a riempire lo spazio scenico, che risulta così troppo vasto, e a slegarsi da movimenti tipicamente televisivi, poco coreutici. In alcune scene le creature fantastiche e le ambientazioni infernali, mal sostenute dalle luci, rivelano allo spettatore tutta la loro finzione, nonostante levidente accuratezza del manufatto.
Laudace tentativo della regia, affidata a Elisabetta Marchetti e Daniele Falleri, di trovare soluzioni allirrapresentabilità del mondo dantesco non riesce a convincere fino in fondo il pubblico. La proiezione delle incisioni di Dorè e, nel finale, il susseguirsi di immagini di Madonne, non arriva a rievocare fino in fondo limmaginario dantesco.
Travolgenti restano le voci dei protagonisti. Linterpretazione di Vittorio Matteucci (Frollo in Notre Dame de Paris del 2001) è appassionata e comunica al pubblico tutto il dolore e lo smarrimento del peccatore; Virgilio, Lalo Cibelli, ha la voce esperta e sicura di una guida; Beatrice, Stefania Fratepietro, ha la presenza scenica adeguata per accompagnare Dante nel suo cammino.
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