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Indecisioni di genere

di Sara Mamone
  "Feuerherz"
Data di pubblicazione su web 17/02/2008  
Troppe intenzioni affollano il film di Luigi Falorni  Feuerherz (cuore di fuoco) ispirato dal discussissimo romanzo "autobiografico" di Senati Mehari, oggi in Germania cantante di successo. Soprattutto buone intenzioni. Sì, proprio loro. Ora senza contribuire ad allungare il lastrico dell’ inferno, le buone intenzioni di Falorni qualche problema lo creano. E non tanto e non solo a livello diplomatico con gli eritrei che oppongono un netto diniego alla veridicità della vicenda della bambina settenne rifiutata dalla madre etiope e, dopo alcuni anni in una missione italiana che le ha insegnato la carità, consegnata al padre guerrigliero eritreo, indi poi arruolata nella guerriglia tra fazioni. I problemi che nascono sono quelli fondamentali di una ridefinizione di genere. Cioè cos’è un film e cos’è un documentario (Standard Operating Procedure)? 




Falorni è noto al pubblico per la bella storia documentaria del cammello che piange, cammello albino. Egli sa padroneggiare assai bene entrambi i generi. E sa che il documentario ha qualche vincolo e qualche obbligo in più rispetto al film di fiction: l’obbligo della prova. Se si tratta di un film (come tale è stato presentato nella rassegna) di suggestioni interculturali, di un film genericamente ispirato allo sguardo puro dei bimbi, alla loro forza morale, all’insensatezza della/delle guerra/e possiamo allora dire che il suo è un lavoro ben fatto. È ben girato, ben fotografato, ben montato e ben recitato, soprattutto da una straordinaria Letzekidan Micael (naturalmente assai espressiva e fotogenica). Però l’aspirazione di verità dell’autore non si è fermata alla verità indiscutibile dell’inventio dell’arte, si è sostanziata di ricerche, ha usato il procedimento neo-realistico di attori eritrei che padroneggiassero la lingua tigrinya, ha espresso senza mezzi termini la sua "affidabilità" testimoniale. Se è un film il fatto che alcuni attori siano stati doppiati per la loro ignoranza del tigrin ci dà solo un leggero fastidio; se non lo è, poiché tratta di noi, poiché tratta di una storia troppo drammatica, vicina e poco nota, non ci piace il sospetto della mistificazione.



P.S.

In questi casi le conferenze stampa possono essere letali. O travolgenti. L’apparato produttivo schierato a difesa dell’ "impegno" del film si è a poco a poco sgretolato non di fronte alle domande dei giornalisti ma di fronte all'inesperienza "politica" del giovane Falorni e all’ astratta prosopopea di chi lo circondava. Si è cominciato con la notarile definizione di bambino-soldato data con sprezzo del ridicolo da un compassato e civilissimo anziano, accreditato esponente di un centro per l’infanzia: "abbiamo raggiunto un accordo sul fatto che si definisce bambino-combattente chi ha meno di diciott´anni". Rassicurati i nostri bamboccioni, il signore si è astratto dalla seduta, lasciando Falorni a difendersi bruscamente da un non definito ma perentorio eritreo che chiedeva una smentita ufficiale dell’uso di bambini soldati in quella guerra. "Questa non è una domanda e perciò non rispondo, passiamo alla successiva". Inchiodato però come una farfalla, il regista non ha avuto scampo e, malamente sorretto da un roseo collaboratore che cercava disperatamente di portare il film sul piano metaforico e universale, ci pare che ad un certo punto abbia pure parlato di Andersen e dei partigiani minorenni. A non avere amore per l’umanità, irresistibile.

Feuerherz
cast cast & credits
 



 
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