Alice si trasferisce dall'idilliaca campagna inglese alle surreali atmosfere praghesi di Mala Strana, da bambina ingenua percorre rapidamente il cammino di maturazione fino a diventare donna. La compagnia del Teatro in Nero Ta Fantastika, fondata a Praga nel 1989, rilegge il capolavoro del reverendo Lewis Carroll attraverso la propria particolarissima lente, poeticamente deformante.
Le parole del testo originario sono sostituite da un linguaggio diverso e composito, risultato dall'armonico mescolarsi di musica, movimenti coreografici, pupazzi e marionette, teatro in nero, proiezioni di filmati, luci utilizzate in modo immaginifico, e vari espedienti meccanici. Alice vola fra i tetti sghembi di una coloratissima Praga, magari in compagnia di un violinista chagalliano, ovvero si destreggia fra due giganteschi pupazzi vestiti di un'ampia tunica bianca e con le fattezze del viso marcate e sovradimensionate. Quasi due golem, ma benevoli, espressione di quella Praga ebraica cui rimanda anche il grosso candelabro presente a tratti in scena.
Il mago che attraverso il suo specchietto ha attirato Alice in questo espressionista e sognante paese delle meraviglie, vigila sui percorsi della fanciulla, guidandola con paterna fermezza. E, così, la protagonista incontra due pagliacci, che trasformano con l'uso della magia i consueti giochi da clown, e giunge in un insolito prato, colorato da enormi fiori i cui pistilli sono gambe di donne. Alice, infine, diviene consapevole della propria femminilità e, attraverso una simbolica mela che ne dichiara la discendenza da Eva e dal peccato, della propria insospettata sessualità. Il registro, tuttavia, si mantiene sottilmente ironico e surreale: la crescita di Alice, il suo viaggio di scoperta di sé e del mondo avvengono in una dimensione altra, dominata dalla magia e dall'irrealtà.
Lo spettacolo trasporta il pubblico in una realtà avvolgente e straniante, costruita su una comicità lieve, su un'impalpabile leggerezza frutto di raffinate e ammirabili qualità tecniche ed espressive. L'immaginario e la lingua poetica della "Praga magica" rintracciano nella favola di Carroll visioni e sentimenti inconsueti, e ne illuminano la bonaria ingenuità con fasci di conturbante e incantata liricità.
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