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Poverotti

di Roberto Fedi
 
Data di pubblicazione su web 20/09/2007  

Settembre, andiamo, è tempo di vespare: e infatti riecco il Vespone con il suo Porta a porta, implacabile come sempre, come sempre un po’ cardinalesco, e come sempre gossipparo. E va be’, si vede che ce la siamo meritata.

Ora, di che si può gossippare un martedì sera, 18 settembre, quando l’uva è matura e il fico pende come da proverbio? Ma guarda un po’ che manna dal cielo: scoppia il caso (si fa per dire: personalmente, chi se ne frega?) dell’eredità Pavarotti. Che è robina mica male: qualche centinaio di miliardoni da dividersi fra moglie numero 2, figlia numero 4 e figlie numero uno due e tre. Quote rosa, insomma: essendo la moglie numero 1, com’è noto, già stata a suo tempo liquidata mica male neanche lei. O brave.

Fin qui, tutto bene. C’è a chi interessano queste cose, come c’è gente che gode un mondo a sapere quanto guadagnano i calciatori – magari non arriva alla fine del mese con lo stipendio, ma così va la vita. Letto il testamento all’inizio della trasmissione (onestamente, non ci si capiva un’acca: madonna come scrivono i notai!), spiegato con un notaio celebre in studio cosa voleva dire (onestamente-bis, non ci si capiva un’acca neanche lì: madonna come parlano i notai!), la faccenda dopo 4 minuti poteva anche finire. E allora?

Allora il tema della lunga serata si è – c’era da scommetterci – spostato subito sul vero motivo della trasmissione, che più gossipparo non si potrebbe: e cioè non le ultime lettere di Jacopo Ortis, ma le ultime ore di Lucianone Pavarottone. Ora, uno potrebbe timidamente avanzare la seguente piccola e (ci rendiamo conto) insignificante osservazione: ma, scusate, come fate a conoscerle?

Certo, i modi ci sarebbero: per esempio, evocare su un tavolino a tre zampone l’ombrona del tenorone, per farcele dire. No. Allora: chiedere lumi alla moglie numero 2, che si suppone ci fosse. Troppo facile (anche perché la signora il giorno dopo i funerali è volata a New York con la figlia, seguita come un’ombra da un fotografo del settimanale Chi che ne ha documentato tutte le mosse – l’ha rivelato tutto giulivo il direttore di detto rotocalco, orgoglioso come se avesse fatto chissà quale prodezza). Magari consultare un mago? Neanche per idea.

E allora? A quel punto, vista l’impossibilità di esibire doti divine, la trasmissione poteva chiudersi dopo venti minuti. Col cavolo.

Perché sono intervenuti amici & avvocati, & giornalisti con il libro appena sfornato in mano tanto per un po’ di pubblicità. Il problema era scottante: il tenorone amava o no la mogliettina? Ne era riamato? Si litigavano? Era un paradiso o un inferno la vita nella villona di Pesaro o nell’appartamentone di New York? E la piccola bambina di (ci sembra) quattro anni, giocava o no con babbone? Lo chiamava ‘papi’ o no? E così per un tre ore buone.

Ora, una volta c’era una certa cosa che si chiamava educazione, che per esempio riguardava i morti. Nella quale, tanto per chiarire, rientrava una certa discrezione: insomma detta in soldoni (appunto), saranno stati fatti loro. Ma allora, si sa, non c’era Porta a porta (servizio pubblico) e non c’erano i suoi ospiti. Ai quali vorremmo chiedere: ma, ragazzi (si fa per dire: età media piuttosto altina), siete da Maria De Filippi o in prima serata su Rai Uno? Alla Rai o dalla parrucchiera? Perché a noi, onestamente, di queste Poverotti & Friends (anzi: and Parenti) non ci interessa un bel niente. Visto che siamo in settembre, un bel fico secco.

E, se proprio volessimo finire in gloria: fra Pavarotti e gli U2, beh: abbiamo sempre preferito gli U2, almeno negli ultimi vent’anni. Vedetevela un po’ voi.



 

 


 






 
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