Ce ne eravamo già occupati, naturalmente. E pensavamo in tutta sincerità di non dovercene occupare più. Stiamo parlando della strage di Erba, che qualcuno ricorderà anche se, su queste cose, si stende presto loblio. Allepoca, qualche mese fa, televisioni e giornali cerano andati a nozze: una bella ecatombe, quanto di meglio per i talk show e i guardoni massmediatici.
Invece, ci sbagliavamo. Proprio perché su queste cose come abbiamo detto cala loblio alla svelta, il buon Mentana avrà pensato bene di rinfrescare la memoria. Tra laltro è un momentaccio: stragi recenti non ce ne sono state, i pedofili ormai sono merce avariata, la politica è un gran casino, la guerra non ‘tira più. E allora che si fa?
Una trovata geniale: si fa una docufiction. E che robaccia è, diranno i nostri piccoli lettori. Dunque, trattasi di questo. Si prende un fatto, ovviamente grave, meglio se con tre o quattro morti ammazzati. Meglio ancora se rispetta le tre unità aristoteliche, così è più facile: di luogo, di tempo, di azione. Meglio ancora/bis se ci sono di mezzo bambini, e se cè stato sangue a litri. Si fa una sceneggiatura di quelle da esercitazione nelle scuole di cinema, con un po di verbali di polizia, un po di sentito dire, e un po di invenzione di livello zero. E si monta su un filmetto, che ricostruisce il fatto: non vero, ma verosimile, come avrebbe detto un Grande di nostra conoscenza. Tutto deve avere il ‘colore della realtà: quindi spoglio, con attori a dir poco modesti (da esercitazione scolastica, appunto) ma a un dipresso somiglianti ai protagonisti reali. La regia naturalmente non si vede, come il narratore di Verga: così, ovviamente, sembra più ‘vero.
Questa bella sceneggiata è andata in onda a Matrix, di Mentana, Canale 5, prima serata del 18 giugno. In studio il maresciallo che ha sciolto il caso (facile), e il sopravvissuto, perché allestero, marito della giovane donna uccisa e padre del bambino sgozzato, tale Azouz – in un primo tempo sospettato, poi prosciolto perché fuori dItalia, e ultimamente fotografato in vari parties con Lele Mora (no comment).
I parenti degli uccisi erano fermamente contrari, ovviamente (anche gli assassini, per tramite degli avvocati, per quanto possa contare). Niente da fare. La docufiction e lo spettacolo della morte vengono prima di ogni altra cosa. Inutile dire che, ricorderete, non cè niente da scoprire, ma solo da baloccarsi con lorrore: i due colpevoli hanno confessato, sono in carcere, si sa tutto di tutto e di tutti. E allora?
Già. Ma i guardoni? Quelli che in autostrada si fermano per vedere il bello spettacolo del morto sullasfalto? Quelli dove li mettete? Quelli che si affacciano alla finestra per vedere il moribondo trasportato allospedale in barella?
Sono lì tutti i giorni davanti al televisore, sono la nuova audience del millennio.
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