Pezzi
di Roberto Fedi
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Data di pubblicazione su web 10/12/2006 |
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Uno torna in Italia dopo un po di tempo (troppo poco) passato allestero, e così per aggiornarsi accende la sera la televisione. Tiggì 2, prima serata, 7 dicembre. Finisce per caso sui dieci minuti di approfondimento. Ci sono in studio tre uomini, anzi due e un ragazzo. Uno è il giornalista-conduttore Maurizio Martinelli; laltro è tale Nicola De Martino, che è allonore delle cronache per una dolorosa vicenda di padre separato per 13 anni dal figlio, con la madre in Australia. Ora il figlio, maggiorenne, è lì accanto, essendo potuto tornare per aver nel frattempo raggiunto, appunto, la maggiore età.
Problema annoso, come si sa. A un certo punto il padre si mette una mano nella tasca interna della giacca, con la massima calma estrae una bottiglietta bianca e si cosparge di benzina, come avverte tranquillamente. Poi minaccia di darsi fuoco in diretta con un accendino se non gli fanno leggere un comunicato.
Il Martinelli e un tecnico dello studio gli saltano addosso. Lo bloccano. Sempre il Martinelli dice allaspirante suicida che potrà leggere il comunicato, che riguarda il problema degli affidamenti e della ‘custodia esclusiva dei figli – che, se lItalia fosse un paese meno chiacchierone e più serio sarebbe già stato risolto con meno tavole rotonde e più fatti. Il figlio, nel frattempo, è impietrito. Un sunto del comunicato è letto dal Martinelli stesso.
Tutto finito? Macché. Perché mentre scorrono i titoli di coda si sente distinta, e forte, la voce del Martinelli che rivolto al De Martino quasi grida: "Lei è un pezzo di merda" (citiamo fra virgolette, quindi testualmente). Aveva evidentemente il microfono ancora aperto. Finis.
Ora qui si pongono alcuni problemi. Che sintetizziamo così.
Perché "pezzo di merda"? Si potrebbe capire se, caduta la tensione, il Martinelli avesse detto al De Nicola "lei è un pazzo", o gli avesse gridato un "vaff…" che ormai alla Rai è cosa normale. No. "Lei è …" eccetera. Eppure, un giornalista con le parole ci lavora, quindi non le usa a caso. Non si capisce.
Vediamo qualche ipotesi. La prima: lei è un pdm perché ha fatto questa sceneggiata per farsi pubblicità e farsi ingaggiare dal Grande Fratello o da Domenica In o simili. La seconda: lei è un pdm perché aveva promesso di darsi fuoco (sai laudience…) e ha fatto solo finta. Secondo noi non ce ne sono altre, o almeno queste sono le più plausibili.
Rimane, oltre che un ragionevole dubbio, anche una domanda. Qui abbiamo un giornalista-conduttore, si presume strapagato, che insulta pesantemente un ospite, aspirante bonzo o no che sia. Domanda: non gli succede nulla? Il Mazza, direttore del Tg2, gli fa i complimenti? Lo promuove? Gli dice bravo? Il De Martino, alla fine, è stato convinto a chiedere scusa ai telespettatori. E il Martinelli? Tutto finisce lì, tra un pezzo e laltro?
Conclusione di uno appena tornato dallestero e sotto gli effetti del jet-lag (ma quelli nostrani sono peggio). Ragazzi: siamo nella merda. (Pardon)
PS. Il titolo di questo ‘pezzo (absit iniuria verbis) non ha niente a che fare con ciò di cui sopra. È un omaggio a Francesco De Gregori e a un suo cd recente, bello. Ascoltatelo bene, se vi capita.
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