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Le polifonie del Campiello di Goldoni secondo Jacques Lassalle

di Carmelo Alberti
  Anne Kessler e Alain Pralon
Data di pubblicazione su web 04/12/2006  

Può un capolavoro del passato, come Il campiello di Carlo Goldoni, parlare ancora allo spettatore contemporaneo, sia pure al di fuori dal contesto geografico "veneziano" e dal tempo in cui è sorto? È plausibile interrogare una commedia per ritrovare le incongruenze di un'ininterrotta età del disagio che ha contraddistinto da quasi tre secoli la nostra visione del mondo? Ebbene, la messinscena della pièce goldoniana che Jacques Lassalle ha realizzato per conto alla Comédie-Française, in repertorio nella storica Salle Richelieu di Parigi fino al 31 gennaio 2007, non solo ne restituisce una rigorosa rappresentazione, ma riesce a dare una risposta efficace a queste interrogazioni.

 

Denis Podalydes, Christine Fersen e Leonie Simaga
Denis Podalydes, Christine Fersen e Leonie Simaga


 

All'aprirsi del sipario l'ambientazione, progettata attraverso uno studio sviluppato in profondità da Antonio Fiorentino, elabora lo spazio del campiello come se fosse un personaggio essenziale, al pari dei suoi abitatori. Mostra una successione di caratteristici prospetti di case veneziane, con l'edificio-osteria posto al centro e ai lati una corona di abitazioni, dalle quali entrano ed escono i tanti protagonisti. Ciò che incanta fin dall'inizio è la leggerezza e la praticabilità dell'allestimento, sospinto in altezza e in direzione trasversale. Dalle finestre, poi, è possibile intravedere, non interni familiari, ma un'apertura ulteriore sul panorama di fondo, mentre una serie di camini alti e sottili s'innalzano verso il cielo. Le varie silhouette di facciate, accuratamente elaborate nella colorazione e nell'arredo – anche per l'uso calibrato dell'illuminazione di Franck Thévenon – interagiscono con il comportamento delle persone. La sequenza di atmosfere mattutine, diurne, crepuscolari e notturne si collega agli avvenimenti quotidiani, a tal punto da condizionarne l'esito drammatico.

La vita che gravita intorno al campiello, infatti, è segnata dalle abitudini di un'inquieta comunità popolare: i giovani vanno per le vie, come fanno Anzoletto, merciaio ambulante, e Zorzetto, che allo spuntar dell'alba invita al gioco della venturina; con ambedue chiacchierano volentieri, giocano alla sèmola e ballano le ragazze e le loro madri, vale a dire donna Catte Panchiana e la figlia Lucietta, donna Pasqua Polegana e sua figlia Gnese, e Orsola la "frittolera", madre di Zorzetto.

La finestra di una casa contigua si apre di rado, e solo per far sentire i sospiri di Gasparina, che parla con una ricercatezza suo malgrado ridicola, per il fatto che – come scrive Goldoni – "usa la lettera Z in luogo dell'S". Abita in quel luogo ingrato insieme allo zio Fabrizio, ma sente di essere di una condizione sociale superiore rispetto agli altri, sebbene, al pari di tutte le giovani, palpiti di desiderio e attenda l'incontro che le possa cambiare il futuro.

Nella locanda di Sansuga alloggia un Cavaliere "foresto", che si diverte a spiare i casi del campiello; ammira oltremodo le donne, le corteggia e spende parecchi denari per loro, tanto da andare in rovina. È un estraneo che, però, ad ogni accendersi di lite interviene per amore di pace, mette mano alla borsa e offre serenate eseguite da musicanti ciechi, cene di nozze e festini d'addio.


Anne Kessler
Anne Kessler


 

Sullo schema di una tensione sociale, Lassalle insegue il proposito di liberare la complessità del linguaggio goldoniano: non intende spiegarlo, ma svelarne le dinamiche più segrete. Per il regista francese, che è un profondo conoscitore dei meccanismi ben regolati del teatro di Molière, tornare a frequentare l'universo realistico del commediografo veneziano, dopo aver messo in scena La locandiera (1981) e La serva amorosa (1992), equivale a evidenziare compiutamente il vasto proliferare dell'azione. Solo in apparenza la monotona ripetizione degli atti quotidiani risulta inconcludente, o sembra non condurre da nessuna parte. Anche stavolta, la perfetta polifonia di personaggi e di spazi, ben sviluppata, conduce verso una soluzione teatrale sorprendente, persino inattesa. Per tutta la durata della rappresentazione la messinscena sonda in profondità ogni singolo gesto, ogni sfumatura di linguaggio, persino l'ambiguo significato delle parole e dei silenzi.

Lassalle è aiutato parecchio dall'incidenza del testo, restituito in francese dall'accurata traduzione di Ginette Herry e Valeria Tasca; è un tessuto linguistico in grado di valorizzare la qualità di un dialogo serrato e allusivo. Così i versi in dialetto veneziano di Goldoni recuperano una differente musicalità, intrinseca alle parole, alle intonazioni e ai ritmi, in modo che la recitazione possa lasciar risuonare i litigi e i momenti di spensieratezza.

Spesso, la violenza cruda dei protagonisti allude non solo alla rissosa vitalità delle periferie francesi o alle tensioni delle banlieues parigine, ma anche alla volontà degli individui di uscire dalla trappola dell'emarginazione; ed è uno slancio universale che investe sia le aree occidentali, sia i territori mediterranei e mediorientali. Il regista dilata, allora, la crudeltà goldoniana oltre i confine di una Venezia di cartone; e alla maniera di Brecht addita allo spettatore la contiguità tra un teatro che analizza il mondo e un microcosmo umano che s'aggrappa ad ogni possibilità di mutare condizione.


Anne Kessler e Denis Podalydes
Anne Kessler e Denis Podalydes


 

La prova d'orchestra di Lassalle si traduce in una sapiente direzione degli attori, vestiti dai bei costumi di Renato Bianchi; li guida verso un modello interpretativo che esalti il gioco delle corrispondenze, controlli l'energia espressiva, regoli il sistema dei ritmi e dei movimenti entro lo spazio scenico. È possibile allora cogliere sfumature infinite nelle figure di madri non rassegnate alla quiete dei sensi, nella sdegnosa autorità di Christine Fersen (Catte), nella provocante svagatezza di Catherine Hiegel (Pasqua), nell'intrigante compiacenza di Claude Mathieu (Orsola). Rivelano una vitalità istintiva Léonie Simaga, una Lucietta grintosa e sensuale, e Julie Sicard, una Gnese tristemente rassegnata. Opposti e complementari, ad un tempo, sono l'aggressivo, geloso e rabbioso Jérôme Pouly, nei panni di Anzoletto, e l'infantile e incosciente Loïc Corbery, che recita Zorzetto.

Sul versante dei ritratti nobiliari, Denis Podalydès incarna uno Chevalier dissipatore, che pare un Casanova dimesso e ridotto a gioire della considerazione di donne umili e vecchie, prima di unirsi a Gasparina, un po' per necessità, un po' per affetto. Alain Pralon è, invece, il sobrio e autoritario zio Fabrizio, che controlla con severità la nipote, occupato a scappare dall'inferno del campiello verso una dimora degna della loro condizione. Un oste gigantesco e onnipresente è il Sangsue (Sansuga) di Grégory Gadebois. La bravissima Anne Kessler interpreta una delicata e trepidante Gasparina: le sue apparizioni spostano la commedia verso la zona della gioiosa malinconia, legata al sogno di una giovinetta che vuole apparire all'esterno così come sente di essere nell'animo. Invece, quel suo arrotare le "o" (nella versione francese) e quel suo flettere il corpo esile nelle movenze di una nobildonna o nell'affettazione dell'inchino producono un effetto di contrasto tra il ridicolo e la tenerezza. La sua voce, che in chiusura pronuncia l'addio a Venezia, raggiunge le corde profonde della commozione, al punto da produrre in chi assiste il desiderio di lasciar scorrere le lacrime.

Mentre l'affollatissima Salle Richelieu scoppia in applausi prolungati e convinti, anche da parte del numeroso pubblico di giovanissimi, nella mente e nel cuore s'insedia un'amarezza pensosa, come se sull'onda delle convenzioni amorose goldoniane il maestro Lassalle intendesse indicare, sommessamente, una via da seguire per imparare a sopravvivere dinanzi alle contraddizioni del mondo.

 




Il campiello
cast cast & credits
 

foto:
Jacky Ley / Fedephoto



 

Christine Fersen e Catherine Hiegel
Christine Fersen
e Catherine Hiegel
 


 

Denis Podalydes
Denis Podalydes
 


 

Anne Kessler e Denis Podalydes
Anne Kessler
e Denis Podalydes

 


 

 




 

 
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